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Tenute agricole 24 presenta le news vitivinicole di sabato 18 marzo 2023!
Le news di oggi, sono state offerte da QuidQuid Srls strategie tecniche commerciali per potenziare il tuo business.
Nei vini del Trentino tutto il gusto dell’ambiente.
Pubblicato il primo Bilancio di Sostenibilità del settore. Ecco tutte le eccellenze del Consorzio Camilla Golzi Saporiti • Bianco, rosso e soprattutto, complice la vocazione storica verso la tutela ambientale, green. Tre colori, ambasciatori della bandiera italiana, che colorano il vino trentino e lo rendono non solo una specialità locale, ma anche un’affermata e soprattutto apprezzata eccellenza made in Italy nel mondo, con tanto di certificazione sostenibile più unica che rara nel settore. Poche parole per descrivere la ricca e rinomata identità vitivinicola della provincia di Trento che lega le proprie origini a un territorio tanto sfidante quanto fertile. Raccolto e concentrato, sembra proprio essere «nato» per il vino. Con una superficie vitata di oltre diecimila ettari, pari all’1,5% della superficie vitata nazionale, questo territorio a forma di farfalla si muove su fasce climatiche e terreni molto diversi tra loro.
Fonte: Giornale Stile.
Il prossimo appuntamento è al Vinitaly con oltre cinquanta cantine in vetrina.
Verona dal 2 al5 aprile un’area di 1.800 metri quadrati per il meglio dell’enologia, delle grappe e dei distillati della Provincia Autonoma • Dal 2 al 5 aprile toma Vinitaly a Verona. La manifestazione per eccellenza legata al mondo del vino è pronta a riaprire i battenti, promettendo un’edizione, niente meno che la 55esima, in grande, grandissimo stile. Con oltre 100mila metri quadrati di superficie disponibile, diciassette padiglioni, più di 4mila aziende in rappresentanza di tutto il made in Italy enologico e in arrivo da oltre trenta Paesi, si annuncia ancora una volta come l’evento tra gli eventi, la tappa clou del calendario annuale del vino. Tra i protagonisti in vetrina, una menzione speciale spetta di sicuro al Consorzio dei Vini del Trentino.
Fonte: Giornale Stile.
La Vitovska frutto del Carso – Vitovska frutto del Carso.
Solamente negli ultimi 15-20 anni questa varietà ha iniziato a conquistare la scena vinicola mondiale di cui oggi è una delle eccellenze. Per molti ancora un vino da scoprire, è uno dei simboli di quella cultura vinicola di frontiera che traccia un ponte tra Italia e Slovenia fatto di buon bere, vigneti da esplorare, cantine da visitare. La Vitovska è un vitigno autoctono originario del Carso triestino. Solamente negli ultimi 15-20 anni questa varietà ha iniziato a conquistare la scena vinicola mondi ale di cui oggi è una delle eccellenze. Per molti ancora un vino da scoprire, è uno dei simboli di quella cultura vinicola di frontiera che traccia un ponte tra Italia e Slovenia fatto di buon bere, vigneti da esplorare, cantine da visitare.
Fonte: L’Identità.
Cheval Blanc, bene le giovani.
Le bottiglie delle vendemmie da12001 a12017sono rincarate di un 5% abbondante Cheval Blanc, bene le giovani di Cesare Pillon La valutazione alle aste delle bottiglie di Château Cheval Blanc, su cui era imperniata questa rubrica la settimana scorsa, terminava con una domanda: quanto ha influito la polemica decisione di Cheval Blanc di rinunciare al titolo di Premier Grand Cru Classè A di Saint Emilion sul ribasso del 16% dei prezzi subito dalle sue bottiglie dal 1947 al 1971? Non ha influito quasi per niente, è la risposta che si può dare adesso, e la si può dare a cuor leggero perché le quotazioni delle bottiglie di Château Cheval Blanc del nuovo millennio, quelle cioè delle vendemmie dal 2001 al 2017, non sono ribassate ma sono rincarate di un 5% abbondante, come testimonia la tabella.
Fonte: Milano Finanza.
Vini Schenk in crescita.
I vini di Schenk crescono in Italia anche se la quota all’estero resta al 70%. II giro d’affari della cantina di Ora (Bolzano) nel 2022 ha infatti toccato i 140 milioni di euro (+7% rispetto al 2021) pari a 55 milioni di bottiglie vendute. Effettuati investimenti in due linee di imbottigliamento ad alta efficienza.
Fonte: Sole 24 Ore Food 24.
Sulle pendici del Vulture col vino bio si fa la storia del “rinascimento lucano”.
Uno scenario incantevole, quello di Barile, provincia di Potenza, che soprattutto negli ultimi anni ha fatto (legittimamente) versare fiumi d’inchiostro, lanciando il propizio “rinascimento lucano” della viticoltura. In un territorio – caratterizzato da suoli di matrice vulcanica – che non ha mai nascosto la sua vocazione, famiglia Paternoster si occupa di vini da quasi 100 anni. Tre generazioni, iniziate dal capostipite Anselmo, che si sono avvicendate nella gestione di circa 20 ettari di vigne (alcune anche over-fifty) arrampicate sulle pendici del Vulture, collocate fino ai 650 metri, dotate di grande predisposizione, che unite a un lavoro quotidiano puntiglioso, arricchito da convinzioni sostenibili (ora approdate alla certificazione biologica), completano una cura in campagna che genera materia prima sontuosa.
Fonte: Sport Week.
L’Abruzzo protagonista a Slow Wine Fair 2023.
La manifestazione dedicata al vino buono, pulito e giusto che si è svolta a febbraio. Organizzata da BolognaFiere, con la direzione artistica di Slow Food, rappresenta l’incontro internazionale della Slow Wine Coalition e ha riunito 750 cantine selezionate da Slow Food. operatori della filiera del vino provenienti da 21 Paesi e da tutte le regioni italiane. Tra questi, dodici cantine dall’Abruzzo dove il settore vinicolo risulta fiorente, con piccole aziende artigianali e grandi realtà consolidate. Le condizioni naturali e la crescente consapevolezza agricola hanno portato a un aumento del biologico e a una viticoltura a basso impatto.
Fonte: Abruzzo Magazine.
Un anno record frutto della cooperazione.
Siamo di ne ur bivio a spiegato Si presidente frodita Erenntana Carloh Romanelli -. Non possiamo esimerci da una riflessione più ampia, che porterà anche la nostra cantina ad affrontare un futuro sempre più incerto a causa della crisi recessiva in atto. La nostra idea di futuro ci vedrà impegnati a camminare sul doppio binario della sostenibilità e dell’attenzione ai mercati. A coltivare il valore della cooperazione su più larga scala e a guardare alle persone al territorio come risorsa imprescindibile». «Usciamo dal fermo dovuto all’emergenza Covid- I9, con numeri molto positivi – ha invece sottolineato il direttore di Cantina Frentana Felice Di Biase -. Dal fatturato alla penetrazione sui mercati, il bilancio aziendale 2021/2022 della nostra grande famiglia cooperativa ha l’ano registrare incrementi su tutti i fronti.
Fonte: Abruzzo Magazine.
Wine Region of the year.
A fine gennaio, nel Palazzo delle Belle Arti di San Francisco, Stati Uniti, il vicepresidente della Regione Abruzzo con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, e il presidente del Consorzio tutela vini d’Abruzzo. Alessandro Nicodcmi, hanno ritirato il premio “Wine region of the year 2022”, assegnato all’Abruzzo dalla celebre rivista a stelle e strisce Wine enthusiast alle realtà vitivinicole più interessanti. Nella motivazione che ha decretato l’assegnazione del riconoscimento si legge: “l’Abruzzo è una regione ricca di tradizione e intrisa di innovazione, una gemma nascosta per gli enofili più appassionati”. A fare la differenza, oltre all’esaltazione delta sua bellezza naturale, anche il legame tra cultura, persone, cibo e musica locali, che fanno dell’Abruzzo “una destinazione ambiziosa per *** od e Wine • • viaggi sostenibili”.
Fonte: Abruzzo Magazine.
Tornano i vini a San Leucio le eccellenze in vetrina – Vini a San Leucio Terra di Lavoro dentro un calice.
Le eccellenze Vini a San Leucio Terra di Lavoro dentro un calice >Protagoniste le Igt Roccamonfina e Terre del Volturno e le Doc Aversa Asprinio, Falerno del Massico e Galluccio. Oggi e domani «Terra di Lavoro Wines» promosso dal consorzio Vitica Emanuele Tirelli I1 vino racconta il territorio e per questo ha tutte fe caratteristiche per contribuire in modo robusto alla crescita turistica della provincia. Così il consorzio Vitica ha scelto di tornare al Belvedere di San Leudo con la seconda edizione di «Terra di Lavoro Wines», che nel titolo richiama già le note di un appuntamento concentrato sulle cinque denominazioni casertane tutelate dal consorzio: le Doc Aversa Asprinio, Falerno del Massico e Galluccio, e le Igt Roccamonfina e Terre del Volturno.
Fonte: Mattino Caserta.
Vola l’export di cibo e vino: 2023 da record.
Il 2023 inizia con un nuovo record storico perle esportazioni alimentari che fanno segnare a gennaio un aumento del 18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati relativi al commercio estero del l’Istat a gennaio 2023. La Germania resta il principale mercato di sbocco dell’alimentare in aumento a gennaio del 22%, davanti agli Stati Uniti, in salita del 19%mentre – sottolinea la Coldiretti – la Francia si piazza al terzo posto ma mette a segno un tasso di crescita del +30%. Risultati positivi – precisa la Coldiretti – anche nel Regno Unito con un +16% che evidenzia come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla Ue. Grande balzo nella Turchia di Erdogan (+70%) mentre è dato negativo in Cina con un calo del 12%e in Russia con un -13% fra sanzioni, embargo e guerra.
Fonte: Gazzetta di Modena-Reggio-Nuova Ferrara.
Consorzio del Lambrusco A Düsseldorf per conquistare gli operatori internazionali.
II presidente Biondi: «Sarà un’occasione per far conoscere le nostre bollicine che con la loro versatilità e immediatezza sono al centro di un rinnovato interesse» II Consorzio Tutela Lambrusco si prepara a partecipare a Prowein, fiera internazionale di riferimento del mondo del vino, in programma a Düsseldorf dal 19 al 21 marzo, insieme ad alcune aziende del territorio: Pezzuoli, Cantina di Carpi e Sorbara, Cantina Sociale Formigine Pedemontana, Cantine Lombardini, Cantina Settecani, Venturini Baldini, Zanasi. Quello di Prowein rappresenta un appuntamento irrinunciabile per un vino italiano come il Lambrusco, presente in oltre 90 Paesi al mondo. Tra i principali mercati esteri, da sempre, c’è anche la Germania: da una recente indagine condotta da Nomisma Wine Monitor e citata dalla rivista di settore Winenews, il Lambrusco è risultato tra i vini italiani più acquistati sul mercato tedesco nel 2022, menzionato dal 38% dei consumatori intervistati.
Fonte: Resto del Carlino Modena.
Il rilancio del passito di Fogarina.
Lo storico vitigno sarà protagonista anche al Vinitaly II rilancio del passito di Fogarina. Lo storico vitigno della Fogarina, celebrato da una nota canzone, è originario di Gualtieri, precisamente della golena del Po, scoperto oltre cento anni fa quasi per caso. Ora si punta al rilancio di un prodotto di qualità, il vino o il passito di Fogarina, attraverso un’azione che coinvolge la Cantina sociale e il Comune di Gualtieri, valorizzando un prodotto destinato a essere evidenziato pure alla fiera veronese del Vinitaly, a inizio aprile. Intanto, proprio per illustrare qualità e pregi del vitigno, l’altra sera a palazzo Bentivoglio esperti e operatori del settore si sono ritrovati con le autorità locali guidate dal sindaco Renzo Bergamini per conoscere meglio storia e qualità di questo prodotto.
Fonte: Resto del Carlino Reggio Emilia.
Il Prosecco del Friuli sul podio dei vini più venduti nel 2022.
Il 2022 è stato un anno difficile per il mercato del vino nella Distribuzione Moderna a causa degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico. I12023 potrebbe essere ancora un anno difficile per i volumi, a causa del pieno manifestarsi degli effetti legati al prezzo, ma potrebbe anche verificarsi un recupero nel secondo semestre, se l’inflazione calerà e se le promozioni diventeranno più incisive. Questo il quadro che verrà presentato in dettaglio dall’istituto di ricerca Circana (già Iri) a Vinitaly (a Verona dal 2 al 5 aprile), nel corso della 19esima tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna, organizzata da Veronafiere. Nel dettaglio, il vino venduto dalla Distribuzione Moderna ha registrato nel 2022 un calo delle vendite d ell’ 1, 8% a valore e del 5, 4% in volumi. Per quanto riguarda gli spumanti, il calo è stato dello 0,2% a valore e del 4,7% a volumi (-0,2% se si esclude il Prosecco), mentre per i vini liquorosi si è registrato un -8,5% a valore e -12,6% a volumi. Per quanto riguarda i vini più venduti attraverso il canale della DistriIl Prosecco del Friuli sul podio dei vini più venduti nel 2022 distribuzione Moderna, sul podio il Prosecco (Veneto e Friuli Venezia Giulia) con 46 milioni di litri venduti (-11,9% e -3,6% a valore).
Fonte: Messaggero Veneto.
Viticoltura e territori Seminario a Cà Lunae.
Il vino, bene prezioso e nettare foriero di piacere a tutti i livelli, al centro del dibattito in programma oggi alle 16,30 allo spazio accoglienza di Cà Lunae della famiglia Bosoni a Castelnuovo Magra. Organizzazione a cura dall’associazione culturale “Amici di Luni” con il patrocinio dell’amministrazione comunale. Tema dell’incontro ovviamente il vino a tutto tondo con la presenza del professor Claudio D’Ambrosia, docente ordinario di Coltivazioni Arboree dell’università degli Studi Pisa, facoltà di Agraria che tratterà il tema “L’origine dei vitigni italiani”. L’altro ospite importante è l’enologo Giorgio Baccigalupi, tecnico del consorzio che unisce i produttori dal pregiato Colli di Luni fino a Levanto sul tema del valore della viticoltura ai nostri giorni.
Fonte: Secolo XIX La Spezia.
Vino, birre e food: il top all’Annunziata. A Sestri 50 aziende.
Una precedente edizione del Sestri Levante Wine Festival FI ASE Wine Festival, madrina luliana lerugan Vino, birre e food: il top all’Annunziata A Sestri 50 aziende. Al via la terza edizione del “Sestri Levante Wine Festival”. La manifestazione, dedicata ad esperti, intenditori ma anche semplici appassionati, è in programma domani e lunedì all’Annunziata, nelle sale che si affacciano sulla Baia del Silenzio, dalle ore 10 e fino alle 19, con orario continuato. Una cinquantina nel complesso le aziende partecipanti, anche fuori del nostro comprensorio. L’evento ha l’obiettivo di valorizzare tutto il territorio ligure, attraverso la partecipazione di molti produttori di vino e birre locali, nonché di imprenditori del settore food, abbracciando nel contempo diverse regioni d’Italia che saranno protagoniste attraverso le loro cantine e i prodotti d’eccellenza che contraddistinguono ciascuna realtà.
Fonte: Secolo XIX Levante.
Utopia, il Verdicchio elegante e longevo.
Utopia, Castelli di Jesi Verdicchio Classico Riserva 2019 é il primo vino marchigiano presente con il sesto posto nella Super classifica 2023 di Gentleman dei migliori 50 vini bianchi fermi. Super classifica in quanto è ottenuta incrociando i voti delle cinque più autorevoli guide italiane dal Gambero Rosso alla Guida dei Vini Vitae dell’Ais (Associazione Italiana Sommelier), oltre alla Guida Essenziale dei Vini d’italia Doctor Wine di Daniele Cernilli, i Vini di Veronelli e l’Annuario dei Migliori Vini Italiani di Luca Maroni. Segnalato proprio come un vino della tradizione. La soddisfazione Una soddisfazione che parte da lontano per Gianluca Mirizzi, proprietario dell’azienda vinicola di Jesi, Mirizzi di Montecappone e che si estende a tutto il territorio dal momento che, ancora una volta, il Verdicchio arriva in vetta alle preferenze dei maggiori critici italiani.
Fonte: orriere Adriatico Ancona.
«Il vino marchigiano fa volare l’export».
II vino marchigiano vola sempre di più. «Nel 2022 l’export del vino prodotto nelle Marche ha toccato quota 75,6 milioni- spiegano dall’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), che ha elaborato gli ultimi dati Istat – con un incremento di quasi il 26 per cento ( 25,9) rispetto all’anno precedente». A incidere probabilmente anche la fine della pandemia e il ritorno alla convivialità. «Registriamo un dinamismo crescente sui mercati internazionali – spiega il presidente di Imt, Michele Bernetti -, con risultati oltre la media nazionale (+9,8%), che premiano non solo l’impegno delle aziende, ma anche lo sforzo di regia nel mettere a sistema la promozione a livello consortile e regionale, puntando sulla qualità». Secondo l’istituto, l’aumento in valore dell’export, non direttamente proporzionale ai trend dell’imbottigliato 2022, è dovuto da una parte all’indubbia accelerazione sul terreno internazionale delle imprese delle Marche, dall’altra all’aumento forzato dei listini dovuto all’escalation dei costi di produzione.
Fonte: Resto del Carlino Ancona.
Festival del bianchetto e del vino bianchello con chef ed esperti.
Oggi prendono il via due fine settimana dedicati alla buona cucina e al buon vino. È II Festival del Tartufo Bianchetto e del Vino Bianchello di Fossombrone, 39esima edizione. Si comincia alle 9,30 con la «Truffle Experience», ovvero la possibilità di vivere l’esperienza della ricerca del bianchetto accompagnati da tartufai nel bosco delle Cesane. Alle 10 l’apertura della mostra dell’artista forsempronese Leonarda Faggi dal titolo «La mia natura», che anticiperà quella degli stand di corso Garibaldi. La cerimonia della inaugurazione ufficiale alle 16,30 sulle note della banda musicale città di Fossombrone. Alle 15,30 ad attendere i bambini ci sarà il laboratorio «Mani in pasta». Sotto la guida di Letizia, i più piccoli impareranno a tirare la sfoglia e a realizzare le loro prime tagliatelle.
Fonte: Resto del Carlino Pesaro.
Il 25 e 26 marzo debutta Vinoso! La provincia si unisce nel segno del calice.
Il 25 e 26 marzo, sabato e domenica, il castello di Casale ospiterà la prima edizione di ‘Vinoso! Vini e Sapori del Gran Monferrato, Derthona, Gavi’. Prima, perchè gli stessi promotori della Strada dei Vini e dei Sapori del Gran Monferrato (che coinvolge in oltre 600 km ben 107 Comuni), attraverso le parole del presidente Carlo Ricagni, hanno manifestato l’intenzione di ripeterlo il prima possibile anche ad Acqui Terme e Ovada, e magari pure a Tortona e Gavi. «Si troveranno insieme tutti i vini del Gran Monferrato e non solo. L’idea del vino della Provincia si era persa nel tempo ma mi auguro che questo evento sia innovativo e di grande interesse». U calice per degustare Dalle 11 alle 20 del sabato (inaugurazione alle 12.30) quindi dalle 11 alle 19 della domenica i visitatori del Castello, aperto a ingresso gratuito, troveranno 30 produttori. Vino, ma anche golosità dell’eccellenza provinciale come i formaggi, i salumi e il miele.
Fonte: Piccolo di Alessandria.
Un altro modo di interpretare il Primitivo.
Gira e rigira si finisce sempre per parlare o scrivere di Primitivo. Come potrebbe essere diversamente, quando i dati riportati dall’Aawe lo indicano come il vitigno autoctono più piantato in regione con 13.568 ettari, poco sopra il Negroamaro che ne conta 11.393, preceduto dal Sangiovese e Trebbiano Toscano che restano i due vitigni più piantati in assoluto. Naturalmente parliamo del Primitivo in generale, comprendendo le Doc di Manduria e Gioia del Colle, le Igt Salento e Puglia e anche lo sfuso. II solo Consorzio di Manduria dichiara 3o milioni di bottiglie con un fatturato di circa 195 milioni di euro. La Doc Manduria comprende un territorio molto vario se si guarda alla composizione dei suoi terreni. Si va dalle terre rosse ricche di ossido di ferro che colorano i terreni di quel rosso ruggine molto diffuso nel comprensorio di Manduria, alle terre bianche composte prevalentemente dal disfacimento di rocce calcaree spesso affioranti.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno Puglia.
La Puglia di nuovo protagonista dell’enologia internazionale.
Cinquantaquattro cantine presenti e centinaia di etichette in degustazione a Dusseldorf dal 19 al 21 marzo uglia grande protagonista anche quest’anno del ProWein, prestigiosa fiera internazionale del vino in programma a Düsseldorf dal 19 al 21 marzo prossimi. Saranno ben 54 cantine e centinaia le etichette che rappresenteranno l’enologia regionale nell’area espositiva istituzionale riservata alla Regione Puglia, Assessorato all’Agricoltura e Unioncamere. Appuntamento dunque nella Halle 17, stand 27 (spazio Enoteca-Vinotek) per degustare il meglio della produzione vitivinicola pugliese, mentre per approfondire la conoscenza dei principali vitigni pugliesi sono in programma tre seminari di approfondimento per addetti ai lavori organizzati dall’Associazione Italiana Sommelier Puglia”.
Fonte: Lo Jonio.
Vermentino, Cannonau e prosecco restano i vini più venduti in Sardegna.
Distribuzione Moderna, buone anche le performance di Carignano e Isola dei Nuraghi Sassesi Vermentino, Cannonau, Prosecco, Carignano del Sulcis, Isola dei Nuraghi, sono i vini e gli spumanti più venduti nei punti vendita della Distribuzione Moderna della Sardegna (totale: iper, super, superette). Lo riferisce l’anteprima della ricerca “Circana (già IRI) per Vinitaly” che sarà presentata proprio a Vinitaly (in programma a Verona dal 2 al 5 aprile), nel corso della diciannovesima tavola rotonda su vino e distribuzione moderna, organizzata da Veronafiere. 112022 è stato un anno difficile anche per il mercato del vino nella Distribuzione moderna a causa degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico.
Fonte: Nuova Sardegna.
Me-doc Protagonisti i veri buoni vini siciliani.
Imperdibile appuntamento al Teatro Vittorio Emanuele sabato 18 e domenica 19 marzo Me-doc Protagonisti i veri buoni vini siciliani a sempre attenta alla valorizzazione e promozione delle eccellenze enologiche, l’Associazione Italiana Sommelier Sicilia volge il suo sguardo allo straordinario territorio messinese, areale produttivo di incomparabile bellezza, circoscritto tra le vette dei monti Peloritani ed i suoi panoramici promontori e valli, talvolta a strapiombo sui mari Tirreno e Ionio e anche compreso dentro il suggestivo arcipelago delle isole Eolie. Luoghi celebri perla mitologia greca e anche per la storia antica dove generazioni da sempre eroicamente producevano uva da vino. Due giorni interamente dedicati ai vini delle Doc: un importante contenitore di appuntamenti tematici ed iniziative dedicate: dal meeting d’apertura volto all’approfondimento della storia, dell’ampelografia e della potenziale ricchezza di questi vocati territori, ancora non del tutto scoperti; e le sfide e gli obbiettivi futuri per queste tre Denominazioni d’origine.
Fonte: Gazzetta del Sud.
Vino, olio & C., un traguardo storico: export oltre i 3 miliardi.
Trainato da vino, olio e pasta, l’export dei prodotti alimentari toscani ha superato per la prima volta i 3 miliardi, stabilendo un nuovo record. Un risultato maturato in un anno, il 2022, in cui la guerra in Ucraina ha aumentato i costi e l’incertezza, con un balzo dell’u,7% rispetto al 2021. Ricorda Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana: «Dal 2000 il valore delle esportazioni è cresciuto del 18ò%, visto che era poco più di un miliardo. Per il nostro agroalimentare è un momento memorabile, è stata premiata la qualità e la sostenibílità delle produzioni». La Germania è prima tra gli acquirenti, con 494 milioni (più 14%), seguita dalla Francia (353 milioni) e in generale è l’Europa la destinazione principale. Stabili le esportazioni verso Il Regno Unito, mentre gli Stati Uniti sono cresciuti del 20% in un anno. passando da acquistare • 689 milioni di euro di prodotti, agli attuali 827 milioni. Lo stesso ha fatto il Canada. Il vino è il prodotto più esportato con oltre 1,2 miliardi di euro (più 10,4%) venduti. Al secondo posto c’è l’olio, che vale 855 milioni ed è cresciuto del 23%. Poi la pasta con 89 milioni (più 25%), la frutta e gli ortaggi (più 7,4%).
Fonte: Corriere Fiorentino.
Coldiretti. Vola l’export di cibo e vino: 2023 da record.
Il 2023 inizia con un nuovo record storico perle esportazioni alimentari che fanno segnare a gennaio un aumento del 18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati relativi al commercio estero dell’Istata gennaio 2023. La Germania resta il principale mercato di sbocco dell’alimentare in aumento a gennaio de122%, davanti agli Stati Uniti, in salita del 19% mentre – sottolinea la Coldiretti – la Francia si piazza al terzo posto ma mette a segno un tasso di crescita del +30%. Risultati positivi – precisa la Coldiretti – anche nel Regno Unito con un +16% che evidenzia come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita dalla Ue. Grande balzo nella Turchia di Erdogan (+70%) mentre dato negativo in Cina con un calo del 12%e in Russia con un -13%fra sanzioni, embargo e guerra.
Fonte: Tirreno.
Stefano Cinelli Colombini: «Il Brunello di Montalcino è storia. Ma è anche futuro».
Incontrare Stefano Cinelli Colombini significa entrare nella storia del Brunello di Montalcino. Ma anche guardare al futuro della zona. Perché il passato insegna e ci prepara ad affrontare meglio le prossime sfide. Difficile, chiacchierando con lui, prendere appunti: semplicemente ci si immerge in quello che Montalcino è stato e che sarà, in una sorta di piccolo mondo antico che sa diventare moderno. Alla Fattoria dei Barbi si respira la storia del Brunello, ma c’è anche la sensazione, chiara e netta, che non ci sia seduti sugli allori, ma che si cerca di stare al passo con i tempi, senza seguire le mode a tutti i costi.
Fonte: Identità Golose.
Navarra, dalla tenuta abbandonata alla cantina sostenibile in Sicilia.
Dalla Sicilia una storia di famiglia, sacrificio e buon vino: i Navarra ci aprono le porte della loro tenuta, un tempo abbandonata e oggi esempio di sostenibilità. La chicca da non perdere? Battichiè, un Nero d’Avola di grande personalità. Come tutte le storie che vale la pena raccontare, anche quella di Tenute Navarra comprende il vissuto di una persona e della sua famiglia. Salvatore Navarra, che dell’azienda siciliana è il business relationship manager, racconta: “Mio padre Totò Navarra senior è tornato alle sue origini. Nato e cresciuto nell’entroterra della provincia di Caltanissetta, lascia i campi della Sicilia del dopoguerra per andare a Londra e ci rimane fino alla fine degli anni Ottanta.” Di nuovo nell’isola, dà vita a diverse aziende finanziandosi con la vendita della sua unica casa e da visionario mette in piedi una realtà importante nel mondo dei servizi che costituiscono ancora il cuore degli interessi di famiglia. “Sono stato un bambino diventato subito adulto, almeno nella coscienza delle cose, nella ponderazione dei fatti quotidiani, nella responsabilità.
Fonte: Reporter Gourmet.
Vinitaly: meno vino nel carrello della spesa ma Prosecco n.1.
Il 2022 è stato un anno difficile anche per il mercato del vino nella Distribuzione Moderna a causa degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico. Il 2023 potrebbe essere ancora un anno difficile per i volumi, a causa del pieno manifestarsi degli effetti legati al prezzo, ma potrebbe anche verificarsi un recupero nel secondo semestre, se l’inflazione calerà e se le promozioni diventeranno più incisive. Questo il quadro che verrà presentato in dettaglio dall’istituto di ricerca Circana (già IRI) a Vinitaly (a Verona dal 2 al 5 aprile), nel corso della 19/a tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna, organizzata da Veronafiere.
Fonte: ANSA.
Vino: Prosecco, Chianti e Lambrusco ai primi posti per performance.
Vino e distribuzione moderna è il titolo della tavola rotonda che si tiene a Verona, nella cornice del Vinitaly 2023 (2-5 aprile) e nella quale Circana (ex IRI) presenta i dati generali delle vendite 2022, la classifica dei vini e degli spumanti più venduti (a volume) sugli scaffali della gdo, e la classifica dei vini emergenti (a valore). Sul podio, il prosecco (Veneto e Friuli Venezia Giulia) con 46 milioni di litri venduti, il Chianti (Toscana) con 17 milioni di litri, il Lambrusco (Emilia Romagna) con quasi 17 milioni di litri. Si fanno notare le buone performance del Nero d’Avola (Sicilia) al 10° posto con quasi 8 milioni di litri, il Pignoletto (Emilia Romagna) al 12° posto con 6 milioni di litri, il Primitivo (Puglia) al 13° posto con quasi 6 milioni di litri.
Fonte: Mark Up.
Com’è il secondo vino di un grandissimo produttore (Chateau Margaux).
L’occasione fa l’uomo ladro e dopo il piccolo vino di un grandissimo produttore ci sono ricascato: come sarà il second vin di un grandissimo Chateau di Bordeaux? Ho pescato un’annata buona (1998) a un prezzo “vantaggioso” (150 €) del Pavillon Rouge di Chateau Margaux, conservato per un mesetto e poi avidamente stappato con tutte le aspettative del caso. Un inizio timido e un po’ legnosetto mi ha fatto pensare al peggio ma se c’è una cosa che ho imparato sui Bordeaux è che sono come un diesel: partono lenti e rumorosi ma quando entrano in coppia iniziano a correre, trainando gusto, piacere e stati d’animo di chi li beve. Dopo neanche un’ora infatti così è stato: fragole in confettura e sottobosco, poi cenere, cuoio, pepe nero, beva carnosa ma comunque pimpante orchestrata da una vivacissima acidità e un tannino sabbioso che abbranchia lingua e gengive senza però affaticarle.
Fonte: Intravino.
Vinitaly, nel 2022 cala vendita del vino: sul podio il prosecco.
Questo il quadro – che verrà presentato in dettaglio dall’istituto di ricerca Circana (già IRI) a Vinitaly, in programma a Verona dal 2 al 5 aprile – emerso nel corso della 19esima tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna, organizzata da Veronafiere. La classifica dei vini “emergenti”, cioè quelli col maggior tasso di crescita rispetto all’anno precedente, mostra sul podio Ribolla (Friuli V.G.), Muller Thurgau (Trentino Alto Adige) e Vermentino (Sardegna, Liguria, Toscana). Il 2022 è stato un anno difficile per il mercato del vino nella Distribuzione Moderna a causa degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico. Il 2023 potrebbe essere ancora critico per i volumi, ma potrebbe esserci un recupero nel secondo semestre. Questo il quadro tracciato dall’istituto di ricerca Circana che verrà presentato a Vinitaly a Verona dal 2 al 5 aprile. Sul podio delle vendite nell’anno 2022 il Prosecco (Veneto e Friuli V.G.) con 46 milioni di litri venduti, il Chianti (Toscana) con 17 milioni di litri, il Lambrusco (Emilia Romagna) con quasi 17 milioni di litri.
Fonte: Sky TG24.
Lo stato che consuma più vino al mondo è questo, non ci avresti mai pensato.
Non ci crederai mai, ma lo stato che consuma più vino al mondo è il Vaticano. Non è la Francia, come si potrebbe facilmente credere, che si piazza solo al secondo posto, subito dopo lo Stato della Chiesa. La notizia è stata appena lanciata dal quotidiano italiano Libero che riporta la classifica annuale stilata dal prestigioso ente americano “California Wine Institute”. Se sei curioso di saperne di più, non ti resta che continuare la lettura. Il Vaticano è lo stato che consuma più vino di tutti. Lo Stato dei prelati si posiziona primo nella classifica dei maggiori consumatori di vino del mondo intero. La notizia, rilasciata dal “California Wine Institute” che ogni anno analizza i consumi di ciascuno stato del nostro pianeta, ha spiazzato tutti. Non ci si aspetta che uno Stato che è il regno dei cardinali, vescovi e alti prelati sia il maggior consumatore di vino al mondo.
Fonte: Wine and Food Tour.
Ecco i dieci vini italiani più amati dai tedeschi.
Lugana, Prosecco e Primitivo spopolano in Germania, secondo mercato per l’export, insieme ai rossi toscani e veneti: alla vigilia del Prowein, il Gusto anticipa i dati dell’Osservatorio Wine Monitor e Vino.com. Tedeschi pazzi per Lugana e Prosecco, con quest’ultimo in crescita nei consumi di quasi il 30%, sia in versione Doc sia Docg. Alla vigilia del Prowein, fiera internazionale del vino (19-21 marzo) in cui Düsseldorf si prepara a ricevere i produttori vinicoli di tutto il mondo, la Germania si conferma il secondo mercato di export del vino italiano, dopo gli Stati Uniti.
Fonte: la Repubblica.
Prosecco, Chianti e Lambrusco sul podio per le vendite di vino nel 2022. Anno difficile per l’aumento dei costi.
L’anteprima dei dati del mercato del vino nella Distribuzione Moderna raccolti dall’istituto di ricerca Circana (già Iri). Lo studio verrà illustrato in dettaglio a Vinitaly, a Verona dal 2 al 5 aprile. Il 2022 è stato un anno difficile anche per il mercato del vino nella Distribuzione Moderna a causa degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico. Il 2023 potrebbe essere ancora un anno difficile per i volumi, a causa del pieno manifestarsi degli effetti legati al prezzo, ma potrebbe anche verificarsi un recupero nel secondo semestre, se l’inflazione calerà e se le promozioni diventeranno più incisive. Questo il quadro che verrà presentato in dettaglio dall’istituto di ricerca Circana (già IRI) a Vinitaly (a Verona dal 2 al 5 aprile), nel corso della 19° tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna, organizzata da Veronafiere.
Fonte: la Repubblica.
Vino. Prosecco, Chianti e Lambrusco i vini più venduti nel 2022. Circana: flessione del 5,4%.
Il 2022 è stato un anno difficile anche per il mercato del vino nella Distribuzione Moderna a causa degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico. Il 2023 potrebbe essere ancora un anno difficile per i volumi, a causa del pieno manifestarsi degli effetti legati al prezzo, ma potrebbe anche verificarsi un recupero nel secondo semestre, se l’inflazione calerà e se le promozioni diventeranno più incisive. Questo il quadro che verrà presentato in dettaglio dall’istituto di ricerca Circana (già IRI) a Vinitaly (a Verona dal 2 al 5 aprile), nel corso della 19° tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna, organizzata da Veronafiere.
Fonte: Agricultura.it.
Crurated, ma non solo: quando il vino incontra gli Nft.
Per quanto possa compensare in campo e in cantina, il mercato enologico rimane sempre irrimediabilmente in debito con la CO2 nell’atmosfera per i costi ambientali del trasporto. Oggi però è possibile acquistare e godersi un buon vino senza far viaggiare ai quattro angoli del mondo tonnellate di vetro ogni anno. Il segreto sono gli Nft (Non Fungible Token , certificati digitali di possesso), che permettono di possedere preziose bottiglie che, fino al momento di essere stappate, vengono conservate in caveau a prova di umidità e a temperatura ideale, per il bene del vino stesso oltre che dell’ambiente.
Fonte: Business People.
Se l’energia del vino alimenta la Formula 1.
L’ultimo capitolo dell’evoluzione di Caviro è il nuovo impianto di bioLng, che permetterà di liquefare il biometano gassoso prodotto nel sito di Faenza e poterlo così trasportare facilmente in bombole alle stazioni di rifornimento, per alimentare veicoli pesanti della zona. A dimostrazione che nell’uva c’è tanto più del vino. Per il gruppo Caviro, che con una produzione di 600mila tonnellate di uva all’anno è la più grande cooperativa vitivinicola in Italia (controlla marchi come Tavernello e Cesari), l’affermazione si può tradurre in tre numeri. Sono oltre 160 i sottoprodotti ottenuti dagli scarti delle filiere agroalimentari che diventano a loro volta materia prima per aziende farmaceutiche, alimentari, chimiche e industriali, per il settore energetico, cosmetico, edile.
Fonte: Il Sole 24 Ore,
STAMPA ESTERA
Le vin géorgien, la Russie et nous.
Un début de mois de février, à Tbilissi. Salomé Zourahichvlli, présidente de la Géorgie, reçoit un aréopage d’influenceurs et de journalistes invités par son ami Gocha Chkhaidxe, charismatique entrepreneur dans le vin, sous l’étiquette Askaneli – 14 millions de bouteilles chaque année. Son initiative d’inviter n’est pas à prendre à la légère. Jusqu’à récemment, il vivait de l’exportation des deux tiers de sa production vers la Russie, un marché qu’il connalt par coeur et où 11 a ses entrées. Aujourd’hui, cet homme jovial veut conquérir le monde, pas seulement parce qu’il y croit, mais parce qu’il y est obligé : commercer avec la Russie n’est plus aussi simple qu’auparavant. Et, bien sûr, la présidente franco-géorgienne en fait une affaire personnelle. Qui imaginerait Emmanuel Macron recevoir ainsi journalistes et blogueurs pour célébrer un producteur local? Mais dans ce pays où règne une tension extrême entre les clans politiques – pro ou antirusses -, les autorités paraissent au moins unies derrière l’un des rares produits d’exportation qu’il faut soustraire à l’emprise de Moscou. Qu’un industriel du vin tente de se faire connaltre des marchés asiatiques, européens et américains est un signe clair du changement des temps. La guerre en Ukraine pèse lourd sur ce petit pays pourvoyeur de vin au monde russe depuis que les tsars ont mis les pieds à Tbilissi, au XIX” siècle. «ri est tres difjicfle pour nos producteurs de s’arracher au marché russe. Là-bas, tout le monde cornait le vin géorgien, qui a été le premier fournisseur pendant si longtemps – notamment d l’époque de Staline, qui était géorgien. Au contraire, dans les autres pays du monde, personne ne nous contant, et nous devons séduire des consommateurs beaucoup plus sophistiqués que ceux du marché russe : la reconversion va être très longue », nous dit Ana Chei.shvllf, conservatrice du patrimoine à Tbilissi et historienne. Dans les années 2000, certains ont envisagé que la voie de l’émancipation passerait par le vin nature, breuvage sans additifs, dont la Géorgie avait le talent inné grâce á l’élevage du vin dans des jarres de terre cuite, les a qvevri». Cette technique longtemps sous-estimée par les Géorgiens eux-mêmes a fait du pays une destination culte dans le petit monde des pionniers du vin nature, excédés par l’excès d’adjuvants chimiques et les arômes de vieux chêne. Mais cela ne changea rien à la dépendance au marché russe. Il suffit de regarder les chiffres, qui racontent une autre histoire que celle dont les Géorgiens rêveraient. Selon l’agence nationale du vin, en 2022, la Géorgie a produit 103 millions de litres et en a exporté 70 millions vers la Russie, 20 millions de plus qu’en 2021. Faute d’avoir accès aux vins du monde entier, les Russes se jettent depuis un an sur le vin géorgien.
Fonte: Figaro.
A Wine Columnist Walks Into a Natural -Wine Bar .
I’M A SELF-CONFESSED naturalwine skeptic. I’ve had some natural wines that were pleasant and many that were not. I just don’t get what the fuss is about. So I decided to taste the wines in their natural habitat: natural-wine bars. Perhaps I had been missing out on an important piece of the experience. The natural-wine movement is quite strong right now. You can find natural-wine bars all over the world, and New York City—on Manhattan’s Lower East Side and in Brooklyn’s Williamsburg, in particular—is a real stronghold. If I was going to get a clearer impression of natural wine and perhaps taste some better wines, these New York neighborhoods seemed like good places to start. Over the years, I’ve heard various definitions of what makes a natural wine. Noah, the bartender at Skin Contact in Manhattan, defined it this way: “It means there’s no intervention in the cellar—nothing added, nothing taken away. Natural is the concept that you’re tasting grapes and that’s it.” Diego, the bartender at Have e Meyer in Brooklyn, had this take: “Natural means they don’t put any chemicals in the wine. It’s a respect for nature.” This is one of my frustrations with natural wine: The more people define it, the more confused I become. The best I can figure, it’s natural if its producer declares it as such. I started my natural-wine bar crawl at the Ten Bells, a veritable natural-wine institution. When it opened on the Lower East Side in 2008 it was one of few all-natural wine bars in New York; not many bars served natural wine, let alone made it their entire focus. (A second location opened in Brooklyn’s Bushwick neighborhood in 202L) The Ten Bells is a dark, woodpaneled place with a decidedly clubby feel, but the bartender, Rusudan, was as sunny as the bar was Perhaps the wine was too complex for a naturalwine tyro such as myself. dark. She greeted my friend and me with a smile and handed us a list of wines by the glass. When I said I didn’t know much about natural wine, she offered to let us taste a few samples. How about an orange wine? I proposed. “Orange wine is a little drier than white wine,” Rusudan said and offered me a taste of a wine that was tannic and oxidative and kind of gritty—reminding me why I don’t like orange wine.
Fonte: Wall Street Journal Usa Off Duty.
Diplomatic Dispute Becomes Grape Growers’ Crisis.
‘You have to seriously think: Is it worth continuing on?’ MAURO TRAVAG LIONE, who grows grapes near Waikerie. For years, China’s thirst for Australian wine seemed insatiable. Chinese drinkers were so passionate about big-bodied red wines from Australia that many vineyards replaced white grapes with darker varieties. Wineries even reverted to using corks — instead of convenient screw tops — because Chinese consumers liked the traditional plug. But then everything unraveled. In April 2020, Australia’s prime minister at the time, Scott Morrison, called for an independent investigation into the origin of Covid-19. Beijing was furious, denouncing “political games” meant to assign blame for the pandemic. In response, China unleashed its overwhelming economic might. It imposed a punitive tariff on Australian wine, and the country’s biggest overseas market vanished almost immediately. Sales to China plummeted 97 percent that first year. Storage tanks overflowed with unsold vintages of shiraz and cabernet sauvignon, pressuring red grape prices. Australia’s grape growers are still suffering. This year, there is even less demand for red wine. Farmers are facing a choice between selling grapes at a huge loss or keeping costs to a minimum and not harvesting. Grape growers like Mauro Travaglione are even questioning the future of their family business. On his 130-acre farm in Australia’s Riverland region outside Adelaide, Mr. Travaglione has not produced any wholesale red wine since the tariff came into effect. Last year, he sold his red grapes to other wineries and felt lucky to do so, even though he barely covered his costs. “Every day is a struggle,” said Mr. Travaglione, whose family has lived in Waikerie, a rural town in the state of South Australia, since his parents bought a small fruit farm there in 1966. “You have to seriously think: Is it worth continuing on?” When the Chinese market was emerging, Beijing dangled entry as a carrot. Now that its economy is entrenched as the world’s second largest, the threat of losing access to China’s 1.4 billion consumers is a stick that few countries or industries can afford to provoke. China has applied political pressure on Taiwan by blocking imports of the island’s pineapples, apples and fish. When Lithuania cozied up to Taiwan, China imposed an unofficial trade blockade on the Baltic nation. In recent months, China has embraced a softer approach to diplomacy, fueling optimism that trade relations with Australia may improve.
Fonte: New York Times.
Investir dans le vin : gare à la gueule de bois ?
Cet actif tangible peut générer des gains sur une longue durée, mais sans garantie DES ACTEURS EN LIGNE PROPOSENT DES MANDATS DE GESTION COMME POUR UN PORTEFEUILLE D’ACTIONS, AVEC DES FORMULES «CLÉS EN MAIN». Mêlant les aspects plaisir et finance, le vin est un placement singulier qui ne doit pas faire tourner la tête. Jouant un rôle de diversification dans un patrimoine, pour pouvoir espérer rapporter, ce noble breuvage doit être conservé plusieurs années. «Le côté ludique et tangible et le fait que cet actif non coté soit décorrélé des marchésfinanciers sont autant d’arguments qui séduisent de nombreux épargnants, qu’ils soient néophytes ou connaisseurs en vins », reconnaît Laure Vasco, responsable de l’offre Produits et partenariats de Cyrus Conseil, qui propose depuis quelques mois un éventail de solutions dans cet univers. Pas question de se laisser griser par des achats et des reventes express de bouteilles avec de juteuses plus-values à la clé. Proposées en ligne, ces promesses aguichantes sont trompeuses et la gueule de bois est garantie. Pour accéder à ce placement alternatif, les chemins sont multiples. Une piste consiste à se constituer une cave physique. «A l’instar d’une sélection d’actions cotées pour se bâtir un portefeuille, la création d’une cave d’investissement doit jouer la diversification avec des valeurs sûres et des montantes», indique Vincent Martins, directeur général de Wakerstone, cabinet spécialisé dans l’ingénierie patrimoniale. On parle de cave d’investissement à partir d’une valeur de 5000 euros. «Pour mémoire, le vin détenu en direct ne génère pas de rendement. Aussi, pour espérer un jour empocher des gains, il faudra acheter des bouteilles de qualité, les stocker dans de bonnes conditions pour qu’elles ne se détériorent pas et ensuite les revendre. La conservation des factures d’achats est un gage de traçabilité et de transparence», ajoute ce dernier. Reste qu’il faut disposer de connaissances et des réseaux pour acheter des vins susceptibles de se valoriser. Voilà pourquoi, depuis quelques années, des acteurs en ligne proposent des mandats de gestion comme pour un portefeuille d’actions, avec des formules «clés en main » facturées entre 3 % et 8 %, et parfois offrent la possibilité de mettre en place une épargne programmée. Bouteilles dès 50 euros Ces professionnels font payer leurs services pour acheter, stocker et revendre pour le compte de leurs clients. Ainsi, les propriétaires de cave en ligne peuvent, s’ils le souhaitent, ne jamais voir la couleur de leurs nectars.
Fonte: Monde.
The artist who became a Bordeaux vigneron.
Don’t filter your wine. Filter your customers.” This is clearly the most valuable bit of advice ever received by artist Fabrice Domercq. He quoted it to me both times we met recently, once at a tasting of his no-additive wines organised by UK importer Dynamic Vines and at a subsequent meeting I arranged because I was so intrigued by his story and its relevance to Bordeaux’s current crisis, in which all but the top layer of châteaux are running at a loss because demand for basic Bordeaux has fallen so much. Domercq was born in Paris in 1965. As a young adult making his way in the worlds of art and design, he was drawn to Italy, where he spent 15 formative years “discovering love, food and wine”. His work has been exhibited, inter alia, at the Musée des Arts Décoratifs and Fondation Cartier in Paris, and he continues to create at home in Brussels, where he now lives with his Belgian wife and family. He works “not in a studio but always at the kitchen table. An onion skin can be as rich as marble — it’s just a matter of scale.” What turned him into a vintner was his mother’s purchase of a house on the banks of the Dordogne on the northern edge of Bordeaux’s Entre-Deux-Mers wine region in 2006. “It was a very beautiful old wine house, very isolated,” he says. It also came with four hectares of vineyards whose produce had until then been sent straight to the local co-op. “So then I thought, ‘Why not try to create wine?'” His first reaction was to call one of the best friends he had made in Milan in the 1980s, the designer Jasper Morrison. “We’re both a bit crazy ati pve tº,d?ó thins together. They started with a plot of just 0.6ha of grapes. “We knew nothing about wine except drinldng it,” he says. “That was a good thing because if I’d known what was involved in producing wine, I’d never have started. But it all carne very naturally.” He was helped initially by a friend, Béarn vintner Paul Bordes, who would come to Bordeaux to consult informally with wine producers. At the end of a long day visiting châteaux, Bordes would drop in on Domercq to taste the young juices. “As I knew nothing, I was a very good pupil,” Domercq says. A name was chosen for the business — Ormiale — an amalgam of the names of Domercq’s sons Igor, Alexandre and Achille as well as Morrison’s son Milo. Morrison moved to Japan early on in the enterprise and so became less involved. But Domercq stuck with it and found himself commuting more than 900km from Brussels to oversee the project. (He still does an astonishing amount himself, even wrapping each bottle in tissue paper. “It’s a way for me to create something from A to Z,” he says.) His customer filtration came into effect as early as 2009, by which he had made only a handful of vintages.
Fonte: Financial Times Life&Arts.
Grazie per l’ascolto, vi ricordiamo che le news di oggi, sono state offerte da Blinkup
A risentirci a domani.