Buongiorno,
Tenute agricole 24 presenta le news vitivinicole di mercoledì 15 marzo 2023!
Le news di oggi, sono state offerte da QuidQuid Srls strategie tecniche commerciali per potenziare il tuo business.
Appelli di gusto – Non serve l’indovino, solo la storia dà le risposte.
Conoscete il Timorasso? È un’uva a bacca bianca delle valli Tortonesi (Alessandria), citata nelle cronache locali del 1800. Ne11891 il 20% delle uve locali era di morasso o timorasso; all’inizio degli anni’80 ne rimasero solo 2 ettari, ma lunedì il Consorzio di Tutela del Derthona che contempla il Timorasso ha snocciolato i dati: oggi sono 330 gli ettari, per un milione di bottiglie, che fra pochi anni saliranno a 3 milioni. E c’erano almeno 50 giornalisti ad assaggiare i 41 campioni di altrettante aziende, che hanno presentato in anteprima l’annata 2021, più che eccellente, per un territorio che, in quanto a investimenti vitivinicoli, è pari all’Etna. Ora, mentre assaggiavo quei vini, in tre ore di degustazione attenta, mi chiedevo: «Sarà così anche l’annata 2022 che ha subito siccità? E l’annata 2023 come andrà?».
Fonte: Avvenire.
Giovani, bevitori e «rossisti» Così Millennial e Generazione Z scelgono i loro vini (e perché).
Competenti, edonisti, avventurosi (ma fino a un certo punto) e soprattutto amanti del rosso. Sono alcuni dei dati salienti della ricerca commissionata dall’azienda veneta Pasqua Vini alla società di ricerca Toluna, che indaga gli stili di consumo e le attitudini dei Millennials (ovvero le persone nate tra il 1980 e il 1995) e della Generazione Z (i nati dal 1996 al 2005). Il campione è composto da 2.400 giovani (e quasi giovani) divisi equamente tra tre Paese i mercati importanti per il gruppo della Valpolicella: 800 in Italia, 800 nel Regno Unito e 800 negli Stati Uniti. «Osserviamo con attenzione i nuovi stili di consumo – spiega l’amministratore delegato Riccardo Pasqua – e costruiamo una conversazione attorno al vino che evolve per stile e forma, assieme alle nuove generazioni. Non ci limitiamo a registrare trend di mercato ma siamo interessati ad analizzarli e comprenderli per costruire un dialogo aperto e non intermediato con chi sceglie i nostri vini».
Fonte: Giornale.
Il Prosecco, primo in gdo, perde il 12%.
E’ il Prosecco il vino più venduto in gdo. Anche se la performance sul 2021 è in negativo: perde 1’11,9% in volume e il 3,6% in valore. Il suo giro d’affari è di circa 328,5 min per oltre 46,8 min di bottiglie. Subito dopo il Chianti con 17,6 min di bottiglie (-8,4%) per 94,6 min di ricavi (-3,5%). Al terzo posto il Lambrusco: quasi 17 min di bottiglie (-9,4%) per 60,2 min (-4,2%). Sono i dati sul trend del mercato del vino italiano allo scaffale nel 2022 e nel primo bimestre 2023, elaborati dall’istituto di ricerca Circana (già IRI), che ItaliaOggi può anticipare. Saranno presentati i13 aprile al Vinitaly. Medaglia di legno il Montepulciano d’Abruzzo: 12,8 min di bottiglie vendute (-3,1%) per quasi 46,5 min (-0,5%). Il primo segno + arriva alla 6° piazza: il Muller Thurgau sale in volume del 7,5% (10,5 min di bottiglie), in valore del 6,5% (50,9 min). Bene il Vermentino: 10,1 min di bottiglie vendute (+6,4%) per 69,3 min (+9,9%).
Fonte: Italia Oggi.
Poltrone in erba – Antonio Rallo….
riconfermato alla guida del consorzio di tutela vini doc Sicilia. Riconfermati anche i due i vicepresidenti Giuseppe Bursi e Filippo Paladino. La nomina è arrivata pochi giorni dopo l’elezione del nuovo cda del consorzio. La Sicilia è la più grande area vinicola biologica in Italia: con gli oltre 42mila ettari rappresenta il 30% della superficie nazionale.
Fonte: Italia Oggi.
Antinori, boom di ricavi.
2022 chiude a 240 min (+12,4%). Rivalutati 23 marchi aziendali Antinori, boom di ricavi Il ceo Cotarella: il 2023? L’inflazione pesa. Antinori chiude un 2022 molto positivo, con ricavi di 240 min di euro (+12,4%), riordina le funzioni della holding Palazzo Antinori e della vitivinicola Marchesi Antinori e rivaluta 23 marchi aziendali per un valore di 400 min di euro. Dallo scorso luglio, la scissione di alcune attività essenzialmente finanziarie di Marchesi Antinori ha comportato una riduzione del patrimonio netto di circa 380 min. «Ci siamo dati una organizzazione societaria rispettosa delle singole attività», commenta Renzo Cotarella, ceo di entrambe le società. «Palazzo Antinori è la holding di famiglia che svolge una funzione essenzialmente di controllo e indirizzo delle attività operative mentre la Marchesi Antinori è concentrata sulla produzione e distribuzione dei vini». Nella holding tuttavia c’è la quota del 75% della friulana Jerman, rilevata per 45 min nel 2021.
Fonte: Italia Oggi.
Big data al viticoltore per migliorare i raccolti.
Impiego dei big data in ambito vitivinicolo a supporto delle decisioni di viticoltori e cantine per ottimizzare, risorse, lavoro e risultati in campo. È l’obiettivo di Big Vite, applicativo sensorless che rileva dati specifici per il vigneto e propone soluzioni strategiche per ottimizzare le performance del raccolto. Attraverso l’analisi dei big data, Big Vite fornisce tre tipologie di informazioni: descrittive, prescrittive e predittive. Le prime descrivono l’azienda o la gestione del vigneto e possono essere utilizzate per migliorare i processi o le dinamiche che hanno portato ad un certo risultato. Ad esempio, il perché la gradazione zuccherina ha avuto un certo tipo di andamento in una certa decade. Quelle prescrittive sono invece da utilizzare per prendere decisioni tempestive, quali il momento migliore per intervenire con l’irrigazione.
Fonte: Italia Oggi.
Doppio filare nel vigneto contro il climate change.
Tecnologia, ma anche inventiva dell’uomo per rispondere ai cambiamenti climatici. Nasce così da una idea di Remo Falconieri, titolare della Cantina Cieck di San Giorgio Canavese (To), terra di Erbaluce, una nuova forma di allevamento della vite. L’invenzione, brevettata da Falconieri, è una doppia spalliera, un doppio filare modello Cieck, che permette una produzione quantitativamente più importante e la riduzione dell’accumulo di umidità sotto chioma. Spiega a Italia Oggi Remo Falconieri: «Il primo obiettivo è di non fare più la pergola che si tribola molto tra potatura e raccolta. E poi c’è il grosso problema dell’umidità. Con le piogge di fine maggio, inizio giugno, se poi arriva il sole sale l’umidità che va a finire sui grappoli e sulle foglie e questo provoca malattie. Con la doppia spalliera l’umidità non si ferma. E poi anche la potatura e la raccolta sono più facili, richiedono minor manodopera tanto avere dei risparmi economici che fanno rientrare in due anni dal maggior costo iniziale».
Fonte: Italia Oggi.
Di vino.
L’export di vini italiani tiene nonostante la guerra, i rincari delle materie prime (vetro), dei trasporti e dell’energia. Scendono i volumi specie in gdo, ma salgono sensibilmente i valori dell’export trainato dai fine-wine. Amarone, Barolo e Chianti Classico sono i «re di cuori» delle bottiglie premium, specie in Usa e Cina. Continua a crescere il Prosecco. E quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Edoardo Freddi International sui trend dell’export su dati Istat e Nielsen. Pellegrin, azienda bergamasca di distribuzione di vini e distillati, cresce del 13,5% nel 2022 e chiude l’anno con un giro d’affari di 22,5 milioni di euro, mentre le bottiglie distribuite nel canale horeca sono state 1.650.000. Entro il primo trimestre 2023 Pellegrini inserirà a catalogo 4 nuove aziende.
Fonte: Italia Oggi.
In Toscana, alla corte di re Lupicaia.
A Castellina Marittima, Vittorio Piozzo di Rosignano produce, tra gli altri, un Cabernet Sauvignon che ha stregato una severa giuria di critici. L’annata 2016 è sul tetto del mondo. di Chiarn Risolo Decanter, bibbia enologica made in UK, lo ha inserito nell’elenco dei migliori vini rossi al mondo del 2022. Panorama lo ha degustato e sposa in pieno la scelta del magazine britannico. Lupicaia 2016 è emozionante. II plauso va a Castello del Terriccio, ai suoi 60 ettari vitati, dei 1.500 totali su cui si estende la tenuta di Castelli na Marittima in provincia di Pisa, capaci di restituire incanto nel calice. Vittorio Piozzo di Rosignano Rossi di Medelana, alla guida dell’azienda ereditata dallo zio Gian Annibale, con gli enologi Carlo Ferrini (consulente esterno) e Valerio Corsini, ha tirato fuori un Cabernet Sauvignon, con una piccola percentuale di Petit Verdot, che parla.
Fonte: Panorama.
Vinitaly, tornano i buyer cinesi ed è record di stranieri: +43%.
Presto l’avvio della 55ma edizione con gli acquirenti esteri oltre quota mille Dopo il roadshow globale voluto da fiera, in arrivo operatori da 68 Paesi Giorgio dell’Orefice Non cala l’appeal del vino italiano. A meno di venti giorni dall’avvio della 55ma edizione di Vinitaly (a Verona dal 2 al 5 aprile) si registra un vero e proprio boom di buyer esteri. Grazie al lavoro svolto nei mesi scorsi da Veronafiere e Ice Agenzia sono infatti oltre mille i “super acquirenti” esteri di vino selezionati e confermati (+43% rispetto allo scorso anno). Operatori che provengono da 68 Paesi, dagli Usa all’Africa, all’Asia con il grande ritorno, dopo le difficoltà legate alla fase pandemica, di Cina e Giappone (ben 130 i buyer accreditati dalla Cina), ma con una forte presenza anche da Sudamerica e Europa. Numeri molto attesi soprattutto da parte delle oltre 4mila cantine espositrici. Secondo Veronafiere ci sono ottimi presupposti per superare in termini di partecipazione degli operatori i numeri di Vinitaly 2022 che chiuse con 25mila buyer da 139 Paesi:1128%del totale operatori giunti lo scorso anno a Verona.
Fonte: Sole 24 Ore.
Kwak, la scuola di cucina ad alta formazione: incontri con esperti, corsi.
È stata aperta appena due mesi fa, ma si sta già affermando come punto di riferimento del settore sul territorio: la scuola di cucina ad alta formazione Kwak è in fermento tra corsi, incontri con esperti e televisione. Nelle prossime settimane la scuola di cucina con sede nei locali di Ascom Faenza ospiterà due corsi di formazione rivoiti al personale del mondo Horeca. Il primo, i123 marzo, ha come protagonista Jacopo Ticchi e sarà dedicato alla lavorazione in cucina del pesce. Una giornata, dalle 9 alle 17.30, con l’obiettivo di far comprendere che è possibile creare nuove prospettive sul mondo del pesce grazie a un rapporto speciale tra i pescatori, il mare e tecniche di lavorazioni attente in funzione di salubrità, sostenibilità e gusto.
Fonte: Corriere Romagna di Ravenna Faenza-Lugo e Imola.
Non solo vermentino. Vino tra storia e turismo.
Conferenza a Cà Lunae sul valore della viticoltura La storia del vino raccontata nella terra del Vermentino. L’iniziativa è organizzata dall’associazione culturale Amici di Luni, con il patrocinio dell’amministrazione comunale, e si terrà sabato alle 16.30 all’azienda Cà Lunae di via Aurelia, a ingresso libero. Alla conferenza saranno presenti Claudio D’Ambrosio, professore ordinario di coltivazioni arboree all’Università di Pisa che tratterà il tema ‘L’origine dei vitigni italiani’ e l’enologo Giorgio Baccigalupi tecnico del consorzio che unisce i produttori del Colli di Luni fino a Levanto, che evidenzierà il valore della viticoltura ai nostri giorni. oltre all’aspetto storico della coltivazione della vite, risalente agli antichi Liguri, si guarderà al presente e alle difficoltà che il settore sta incontrando anche a causa del clima mutato.
Fonte: Nazione La Spezia.
Trenta etichette astigiane in trasferta a Dusseldorf tra gli stand di Prowein.
Marzo per gli operatori del vino internazionale significa Prowein, la manifestazione enoica che, assieme al Vinitaly, segna i calendari di tutte le aziende e gli addetti del settore. L’evento di Düsseldorf – da domenica 19 a martedì 21 marzo – vede quest’anno l’Italia leader assoluta con circa 1750 espositori distribuiti in 3 padiglioni. Tredici quelli della fiera che accoglieranno più di 6000 espositori da oltre 60 Paesi in rappresentanza di 400 terroir. Si attendono 150.000 visitatori, operatori professionali in arrivo da tutto il mondo. Folta la delegazione di cantine astigiane che partecipano alla fiera sia con stand propri sia all’interno della collettiva organizzata da Piemonte Land of Wine, il super consorzio che rappresenta i 14 enti di tutela delle 41 Doc e delle 18 Docg subalpine. «Ospiteremo una novantina di aziende, di cui un terzo astigiane – anticipa Filippo Mobrici, vice presidente di Piemonte Land – le aspettative sono molto alte.
Fonte: Stampa Asti.
Produrre vino in modo sostenibile: il convegno a Costigliole.
Quanto costa e quanto rende produrre vino in modo sostenibile? Impegni, certificazioni, mercato e territorio sono i temi al centro del convegno che si tiene sabato 25 marzo (ore 10) al Teatro di Costigliole d’Asti. Organizza il Comune, intervengono: Vincenzo Gerbi (Università di Torino e Comitato tecnico di Equalitas), Giuseppe Liberatore (direttore generale Valoritalia), Luigi Bersano (Coordinatore tavolo normativo di UIV), Denis Pantini (Wine Monitor Nomisma). Modera Ercole Zuccaro.
Fonte: Stampa Asti.
l vino siciliano a Dusseldorf.
La più prestigiosa fiera europea del settore Il vino siciliano a Dusseldorf Importante missione promozionale per 27 aziende. Sono 27 le aziende di Assovini Sicilia che rappresenteranno la straordinaria varietà vitivinicola dell’Isola nell’area Sicilia della ProWein, la più importante fiera al mondo di vini, distillati e bevande alcoliche che si svolge a Dusseldorf: Dal 19 al 21 marzo, i tredici padiglioni dell’ente fieristico Messe Dusseldorf ospiteranno sei mila espositori e quattrocento aree vitivinicole. Sono in tutto sessanta i paesi rappresentati. In testa l’Italia con 1750 espositori. La delegazione di aziende siciliane rappresenterà l’Isola, le sue Doc e Igp nel Padiglione 17 gestito dall’Irvo (istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia). Diverse aziende dell’associazione vitivinicola siciliana prenderanno parte alla fiera in altre aree e padiglioni.
Fonte: Gazzetta del Sud.
Petrolio e vino trainano l’export siciliano.
Terzo territorio con il rialzo più marcato d’Italia, trainato dai prodotti petroliferi raffinati ma anche da quelli alimentari, vini in testa. È il consuntivo dell’export siciliano nel 2022 tracciato ieri nel dall’Istat, che nell’Isola, rispetto all’anno precedente ancora legato alla catena del Covid, segna un incremento del volume d’affari verso l’estero pari al 56%: un’asticella equamente esposta verso i Paesi Ue ed extra Ue, superata solo da Marche e Sardegna e alta quasi il doppio rispetto alla media del Mezzogiorno (29%) e il triplo di quella italiana (20%). Ma a spiccare, in scala nazionale, è anche Siracusa, annoverata dall’Istituto di statistica nella top ten delle province più “virtuose”, che hanno dato i maggiori contributi nell’esportazione del Made in Italy, mentre Palermo si piazza tra le ultime.
Fonte: Giornale di Sicilia.
Cercansi manager: il master del vino è già sold out.
Venti laureati all’anno non bastano per una realtà che conta 900 aziende. A Trapani un’altra opportunità di Maria Antonietta Pioppo Cercansi manager esperti in enoturismo e in export. E non solo: il mondo del vino in Sicilia vuole esperti, da cercare nell’alta formazione accademica. Livello master, per capirsi. Questa è la richiesta crescente da parte del settore vitivinicolo in Sicilia, uno dei pilastri fondamentali per l’economia con la presenza nell’Isola di circa 900 aziende imbottigliatrici. Ma gli esperti, quelli veri, non bastano mai: si avvicina regolarmente al sold out in relazione all’offerta di lavoro la percentuale di assunzioni dei profili altamente qualificati (tra 15 e 20 all’anno) sfornati ogni anno dal master “Manager per le aziende vitivinicole”, istituito dall’Università di Palermo. Il master soddisfa in buona parte la “sete” di cantine e aziende con percentuali di placement invidiabili e insolite per i comparti economici siciliani in generale.
Fonte: Repubblica Palermo.
La Toscana è terza per le esportazioni.
II Veneto guida la classifica regionale delle esportazioni di vino nel 2022 con oltre 2,8 miliardi di euro di fatturato all’estero. I dati emergono dall’Osservatorio Uiv, Ismea Vinitaly sulla base di dati dell’Istat. Sul podio, al secondo e terzo posto, Piemonte in crescita rallentata con +4,6% e Toscana, che chiude in linea con i risultati nazionali +10,4% e 1,25 miliardi di euro.
Fonte: Nazione.
Vino, etichette allarmiste. Il Consiglio si ribella – Il vino e le etichette allarmiste. La richiesta all’Unione Europea: «Si faccia un passo indietro».
Non si ferma l’iter per rendere obbligatorie le avvertenze sanitarie sulle bottiglie II consiglio comunale di Montespertoli si ribella a voti unanimi al nuovo provvedimento. E se un ‘bel’ giorno su una etichetta di Chianti Montespertoli – si parla di vino – spuntasse l’allarme per la salute (il famoso ‘warning’)? Eppure potrebbe succedere, incredibilmente (mal comune con altre grandi denominazioni di pregio). II consiglio comunale di Montespertoli si è ribellato a voti unanimi (mozione di Progetto). Richiesta alla Ue: fare un passo indietro. Si torna a quelle che erano idee dell’Europa e a quanto di fatto ha messo in piedi iI governo irlandese: l’obbligo delle avvertenze sanitarie sulle etichette dei prodotti alcolici, incluso iI vino.
Fonte: Nazione Empoli.
Pasqua, +4% nel 2022 Il traino dell’alta gamma.
L’azienda vinicola veronese presenta i conti. Gli investimenti in tecnologia e vigneti Pasqua, +4% nel 2022 Il traino dell’alta gamma Giro d’affari di 65,4 milioni di euro L’ad Riccardo: «Per il 2023 siamo moderatamente ottimisti L’Horeca è in continua crescita». Pasqua Vini ha chiuso il 2022 con un giro d’affari consolidato di 65,4 milioni di euro (+4% rispetto all’anno precedente) e con una quota di export pari al 90,2%. «Il primo semestre 2022 ha visto un aumento di prezzi perché non si trovavano bottiglie e materie secche», ha spiegato Riccardo Pasqua ieri al Park Hotel Hyatt Milan presentando il bilancio. «I mercati oltreoceano si sono coperti facendo più sell in, comprando più vino per tenere la curva di crescita che stavano sperimentando. Inoltre, il volume delle bottiglie prodotto è sceso a favore del valore». E l’amministratore delegato ha anticipato: «Di conseguenza, il 2023 sui mercati oltreoceano è partito piano come sell in e siamo vicini alla parità rispetto al 2022.
Fonte: Arena.
Il Veneto primo in Italia per export vinicolo.
È il Veneto a guidare la classifica regionale delle esportazioni di vino nel 2022: oltre 2,8 miliardi di euro di fatturato all’estero e una performance nei 12 mesi superiore alla media italiana del 13,4%, che fa guadagnare il 36% sul totale del venduto nazionale. È uno dei dati che emergono dall’Osservatorio Uiv, Ismea, Vinitaly sulla base di dati Istat. Sul podio, al secondo e terzo posto, si confermano il Piemonte in crescita con +4,6%, a quota 1,28 miliardi e la Toscana, in linea con i risultati nazionali, +10,4% e 1,25 miliardi di euro. Seguono poi le tre regioni, responsabili complessivamente del 68,2% dell’export enologico made in Italy: il Trentino Alto-Adige (-1,1% tra gennaio e dicembre 2022) e l’Emilia-Romagna (+8,9%). Sul fronte delle performance nelle principali regioni enologiche, spiccano le accelerazioni di Friuli-Venezia Giulia (+39,7%), Marche (+25,9%) e Sicilia (+21%). «C’è un grande entusiasmo a leggere che il settore vitivinicolo veneto è sul podio più alto dell’export», commenta il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.
Fonte: Arena.
Vino, le vendite all’estero valgono 2, 8 miliardi.
Prosecco da record. Secondo l’analisi dell’osservatorio Uiv, Ismea e Vinitaly, che ha elaborato i dati Istat, il vino veneto ha vissuto un ottimo 2022. Mentre a livello nazionale si chiude il 2022 con un nuovo record commerciale nell’export (7,9 miliardi di euro di euro, ossia +9,8% afronte di volumi piatti di 22 milioni di ettolitri, -0,6%), in Veneto si festeggia l’ennesimo primato. Con oltre 2,8 miliardi di euro di fatturato all’estero e una performance nei dodici mesi superiore alla media italiana (+13,4%) la nostra regione ora vale il 36% sul totale nazionale. Tra le tipologie — rileva l’Osservatorio — continua il forte traino degli spumanti che volano a +19% in valore (Prosecco a +22%) e confermano la positività sui volumi (Prosecco a +6%), mentre faticano i vini fermi imbottigliati (-3% volume). In particolare, sui rossi risultano in buona crescita i vini premium, in particolare piemontesi (+g%) e veneti (+4%).
Fonte: Corriere del Veneto Venezia e Mestre.
Esportazioni di vino Veneto primo in Italia.
Fatturato all’estero da 2,8 miliardi, +13,4% sul 2021 Zaia:«Eccellenza da tutelare dai danni d’immagine» •• È il Veneto a guidare la classifica regionale delle esportazioni di vino nel 2022: mette a segno oltre 2,8 miliardi di euro di fatturato all’estero e una performance nei dodici mesi superiore alla media italiana de113,4%, guadagnando il 36% sul totale del venduto nazionale. E uno dei dati che emerge dall’Osservatorio Uiv, Ismea Vinitaly sulla base di dati dell’Istat. Sul podio, al secondo e terzo posto, si confermano il Piemonte (+4,6%, 1,28 miliardi di euro) e la Toscana (+10,4%, 1,25 miliardi di euro). Sul fronte delle performance nelle principali regioni enologiche, spiccano le accelerazioni di Friuli-Venezia Giulia (+39,7%), Marche (+25,9%) e Sicilia (+21%). Il vino italiano, uno dei settori del made in Italy più virtuosi nella bilancia commerciale, chiude in attivo di oltre 7,3 miliardi di euro.
Fonte: Giornale di Vicenza.
L’area della Docg nell’Associazione paesaggi rurali.
Un omaggio ai custodi dell’agricoltura tradizionale ed eroica dei nostri territori più belli. È nata ad Arezzo l’Associazione dei paesaggi rurali di Interesse storico, di cui fanno parte anche Colline di Conegliano Valdobbiadene paesaggio del Prosecco Superiore. «Sono fiera che il nostro territorio, quello del Conegliano Valdobbiadene, faccia parte dell’associazione», afferma la presidente del Consorzio di tutela Docg, Elvira Bortolomiol. L’associazione raccoglie 25 paesaggi rurali storici da tutta Italia. Al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg – aggiunge la presidente Bortolomiol – indissolubilmente legato al territorio di produzione, è frutto della caparbietà di generazioni di viticoltori e della forza culturale che insieme alla fatica hanno costruito l’identità della nostra Denominazione.
Fonte: Tribuna Treviso.
Vino italiano ed export, gli spumanti protagonisti della crescita.
Il vino italiano sfiora il traguardo degli 8 miliardi di euro chiudendo l’export 2022 con un nuovo record commerciale: 7,9 miliardi di euro di euro (+9,8%) a fronte di volumi in lieve decrescita (22 milioni di ettolitri, -0,6%). Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv, Ismea e Vinitaly, che ha elaborato i dati rilasciati oggi da Istat sui 12 mesi del 2022, il mercato ha tenuto anche a di fronte alle inevitabili, quanto parziali, variazioni dei listini, ma l’escalation dei costi di produzione ha eroso i margini della filiera, in particolare per i prodotti di prezzo più basso (fino a 6 euro al litro). Il risultato finale, vista anche la congiuntura, è senz’altro positivo per uno dei settori del made in Italy più strategici nella bilancia commerciale, che chiude in attivo di oltre 7,3 miliardi di euro. L’Osservatorio rileva che il record commerciale è determinato da un “doping” dei prezzi, necessario per limitare l’erosione dei margini causata dall’impennata dei costi, ma pericoloso sul fronte dei consumi previsti per il 2023. L’ultimo trimestre 2022 è in forte rallentamento, con chiusura nei valori a +5% contro +19% a marzo, +11% a giugno e +12% a settembre, mentre i volumi si mantengono in area negativa (-3% medio da giugno, con il solo primo trimestre positivo). Tra i concorrenti, la Francia si conferma leader mondiale con 12,3 miliardi di euro (+11% valore e -5% volume) mentre l’Italia mantiene la posizione di primo fornitore a livello quantitativo e secondo in valore davanti alla Spagna (2,98 miliardi di euro, che chiude a +3,5% nei valori e -9% nei volumi).
Fonte: Mark Up.
Vino italiano: l’export vola a 8 miliardi. Spumanti +19%.
L’Italia del vino sfiora il traguardo degli 8 miliardi di euro chiudendo l’export 2022 con un nuovo record commerciale: 7,9 miliardi di euro (+9,8%) a fronte di volumi piatti (22 milioni di ettolitri, -0,6%). Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv, Ismea e Vinitaly , che ha elaborato i dati rilasciati oggi da Istat sui 12 mesi dello scorso anno, il mercato ha retto anche alle inevitabili quanto parziali variazioni dei listini, ma l’escalation dei costi di produzione ha eroso i margini della filiera in particolare per i prodotti entry-level e popular (fino a 6 euro al litro). Ultimo trimestre in forte rallentamento, con chiusura nei valori a +5% contro +19% di marzo, +11% di giugno e +12% di settembre, mentre i volumi si mantengono in scia negativa (a -3% medio da giugno, con il solo primo trimestre positivo).
Fonte: Business People
Bottiglie di vino usate: non buttarle, come riutilizzarle in casa | Valgono oro.
Noi italiani non possiamo fare a meno di questa deliziosa bevanda, ma a volte commettiamo un errore: quello di buttare via le bottiglie ormai vuote. Ci possiamo ritrovare con numerose bottiglie di vino usate dopo una cena o una festa importante. Come possiamo dare loro una seconda vita? Oggi vi sveleremo come sfruttarle al meglio. In un’epoca consumistica come quella in cui viviamo, siamo soliti buttare via tutto quello che apparentemente non serve più. In realtà, alcune cose possono avere una seconda vita che – oltre a limitare i danni sull’ambiente – riesce anche a farci risparmiare qualche soldino. Vediamo insieme, come sfruttare al meglio le bottiglie di vetro vuote che in genere si ricavano dal vino. A volte bastano piccole azioni quotidiane per fare la nostra parte nella salvaguardia dell’ambiente. Riutilizzare bottiglie di vino usate può rappresentare un piccolo passo verso la salvezza.
Fonte: Wine and Food Tour.
Vino: bilancia commerciale +7,3 mld, regge ad aumenti 2022.
Risultato positivo per il vino italano uno dei settori del made in Italy più virtuosi nella bilancia commerciale, che chiude in attivo di oltre 7,3 miliardi di euro. Un record determinato da un doping dei prezzi necessario per limitare l’erosione dei margini causata dal surplus dei costi, quanto pericoloso sul fronte dei consumi previsti per il 2023. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio Uiv, Ismea e Vinitaly, sulla base dei dati Istat sui 12 mesi dello scorso anno, evidenziando un mercato che ha retto anche alle variazioni dei listini, ma l’escalation dei costi di produzione ha abbondantemente eroso i margini della filiera in particolare per i prodotti entry-level e popular fino a 6 euro al litro.
Fonte: ANSA.
Origine del vino: la coltivazione della vite risale a più di diecimila anni fa.
Ebbene era tutto sbagliato o meglio impreciso; a quanto pare i nostri antenati iniziarono a coltivare la vite e a produrre il vino più di diecimila anni fa nella zona delle attuali Palestina, Israele, Giordania e Libano. La ricerca è stata pubblicata sulla importante rivista Science, e testimonia come i ceppi più simili ai nostri attuali vitigni siano quelli provenienti appunto da quelle aree. Le viti addomesticate nel Caucaso sarebbero invece le attuali progenitrici delle sole viti coltivate in Georgia e Armenia. Imponenti i numeri della ricerca che ha visto l’analisi di quasi 2500 genomi provenienti da viti di 16 Paesi diversi, lavoro che ha coinvolto 89 ricercatori di 23 istituzioni nazionali e internazionali; a capo del progetto un ricercatore della China Yunnan Agricoltural University.
Fonte: Apetime-Magazine.
Vino più buono: l’intelligenza artificiale potrebbe aiutare?
Trattando questo esperimento di connubio tra intelligenza artificiale e produzione enologica non si tratta un vino qualunque, ma il vino italiano per eccellenza: il Barolo. Simbolo in tutto il mondo di tradizione e lavoro della terra. Rispetto agli anni novanta, in cui la firma dell’enologo contava più del contenuto liquido del vino, oggi si sta recuperando un’idea del della produzione enologica integrata tra lavoro in vigna e lavoro in cantina dove il prodotto della terra non rappresenta solo la fase iniziale, ma la condizione necessaria perché un vino sia vivo. La differenza fondamentale tra un prodotto come il vino ed uno come la birra infatti è proprio la sua instabilità nel tempo e la sua evoluzione.
Fonte: Ecoo.it,
Prowein 2023: il mondo del vino a Düsseldorf.
Italia leader assoluta di Prowein 2023 con circa 1750 espositori distribuiti in 3 padiglioni. Da domenica 19 a martedì 21 marzo, i 13 padiglioni della fiera accoglieranno più di 6000 espositori da oltre 60 Paesi in rappresentanza di 400 terroir. Era il 1994 quando Prowein faceva il suo ingresso sul palcoscenico delle manifestazioni internazionali legate al comparto vino. Lo faceva in punta di piedi, con appena 321 espositori da 8 Paesi. A nemmeno 30 anni dalla sua nascita la fiera di Düsseldorf può contare su oltre 6000 espositori, provenienti da più di 60 Paesi con una rappresentanza qualificata di più di 400 terroir da tutti i continenti e con un pubblico selezionato di operatori che la pone al vertice assoluto tra gli eventi del settore a livello internazionale. Più che giustificata quindi l’attesa per le tre giornate della fiera (da domenica 19 a martedì 21 marzo) quando finalmente i visitatori potranno spaziare per i 13 padiglioni di uno dei più funzionali poli fieristici al mondo.
Fonte: Corriere del Vino,
Le esportazioni di vino italiano nel 2022 si fermano a 7,87 miliardi di euro (+9,8%).
I dati Istat certificano la frenata delle spedizioni: gli effetti dell’inflazione si fanno sentire, ma i mercati di riferimento resistono. Si ferma un po’ al di sotto delle aspettative l’export del vino italiano nel 2022, che raggiunge un nuovo record, a 7,87 miliardi di euro, ma inferiore a quella previsione di 8 miliardi di euro condivisa per mesi dalla totalità degli osservatori. I dati Istat, analizzati a cadenza mensile da WineNews, del resto, hanno raccontato una costante frenata delle esportazioni, che alla fine segnano comunque una crescita importante: +9,8%. Si fanno sentire, nella seconda parte del 2022, gli effetti dell’inflazione, che ha portato ad una contrazione dei consumi in ogni mercato ed in ogni categoria merceologica, compreso ovviamente il vino.
Fonte: WineNews,
Maccanico (Ice): Azerbaigian mercato strategico per Italia e vino.
Il mercato dell’Azerbaigian è un mercato nuovo e strategico per le esportazioni italiane, che ama il Made in Italy, i brand dell’eccellenza e del lusso italiani ed è considerato il più importante nella regione del Caucaso meridionale per la proiezione dell’internazionalizzazione italiana. Tanti i settori di interesse e cooperazione, dai macchinari ad alta tecnologia nell’ambito energetico al settore agroalimentare e vitivinicolo in particolare. L’Ice, con il suo ufficio a Baku, si sta impegnando per portare avanti un programma di eventi destinati alla promozione dell’Italia e dei suoi prodotti, del suo know how e della sua tecnologia. Di particolare interesse, come ha spiegato in un’intervista ad askanews il direttore Andrea Maccanico, il settore vinicolo in cui l’Italia è già al primo posto per export davanti alla Francia. Ma, avverte Maccanico, serve un cambio di approccio culturale dei consumatori e per questo Ice sta investendo per “sostituire il vino alla vodka e ci riusciremo”, afferma il direttore: il consumo pro-capite di vino in Azerbaigian è di circa tre litri all’anno, contro i 10,6 litri di superalcolici.
Fonte: Askanews.
STAMPA ESTERA
Burgundy sees red over machine pickers.
With their air-conditioned cabs, GI’S guidance, touchscreen technology and rods that shake grapes until they fall off the vines, mechanical harvesters arc being hailed by some as the future of wine. The question of whether they should be allowed to operate in Burgundy’s most renowned vineyards is proving divisive, however, with officials in the eastern French region engaged in a battle to ensure that the finest vintages are made from hand-picked grapes. The argument is “sowing friction in Burgundy”, according to La Revue du Vin de France, the monthly French wine magazine. Some vineyards back the government view that machines should only be used to harvest grapes for mass-market wines. Others say that in an era of climate instability and labour shortages, even top-of-therange vineyards can no longer rely on humans. French wine may be associated in popular imagination with grape pickers spending their days under the late summer sun and their evenings around a fire with glass in hand, but in practice two thirds of the country’s vineyards now use machines that cost anywhere between €60,000 and €250,000. The mechanical harvesters work faster than grape pickers and are cheaper too, at least in the long run. Their technology has evolved to the extent that they are able to remove the grapes from the stalk while eliminating leaves and other impurities. However, the French wine elite does not like them. Purists say whatever their sophistication, the machines are unable to match the human eye when it comes to selecting perfectly ripe grapes. Sume also claim they leave a metallic taste in the bottle. Bordeaux’s most renowned châteaux are loath to use the machines, and in Champagne they have been outlawed. Burgundy, which is home to four categories of wine régionales, communales, premiers crus and grands crus is divided. In the bottom two categories, which produce 88.5 per cent of the region’s bottles that sell for as little as €10, mechanical harvesters are common.
Fonte: Times.
Distinctive Wines Rise From Deep Convictions.
Small producers can succeed by following their own muse. The best are made by those who make what they like. THERE’S AN OLD JOKE about a street with four restaurants side by side. The first has a sign saying, “Best Food in the City,” and its tables are sparsely populated. The second says, “Best Food in the Country,” and even fewer people are inside. The third says, “Best Food in the World,” and it’s empty. The fourth says, “Best Food on the Block,” and it’s packed. The joke could well be about the intentions of wine producers. Some aspire to make the best wines in their region; others, the country or the world. But for me, the most enlightened approach is simply to try to make the best possible wine from the place where the grapes are grown. This might sound like the least ambitious path, but it’s the most demanding one of all, requiring a strong set of beliefs. My favorite wine producers look inward, not outward. They ask themselves, “How can I do my utmost to convey the character of this particular patch of earth?” And they often conclude: “I’m going to make the wines that I like to drink. If nobody buys them, I’ll drink them myself.” You’d be right to think that this doesn’t make much business sense. Successful corporations rely on focus groups and surveys to determine what the public likes and loathes. Their products fit their perception of what will sell, which in the world of wine often results in imitation rather than originality. It’s a paint-by-numbers approach that starts with analyzing a wine that received accolades and ends with a facsimile of that wine. These sorts of wines can, nonetheless, be delicious. Plenty of people will love them and find them satisfying. But a delicious wine is not necessarily the same thing as an original wine. Original wines that are delicious, too, are best of all. The most distinctive wines tend to be made by small, family-run producers. They do need to sustain their businesses, but they do not answer to outside forces motivated primarily by sales and profits, or to critics’ notions of what is proper and desirable. They are free to define their own aesthetic standards. They might focus on unpopular or littleknown grapes, on places that few deem capable of making good wines or on styles that seem passé or have been critically rejected. I don’t mean to say that small wine producers and vignerons are always the best judges or that their motives are always pure.
Fonte: New York Times Food.
Grazie per l’ascolto, vi ricordiamo che le news di oggi, sono state offerte da Blinkup
A risentirci a domani.