Quanto assorbimento in più di CO2 e di quanto i processi produttivi delle cantine non emettono nell’atmosfera, i primi dati le comunicano Carpineto e Argiano.
Produrre vino, come d’altronde ogni attività umana, comporta una serie di emissioni di gas che alterano il clima, ma quali sono le voci che impattano di più? È possibile prevenire i danni o intervenire su quelli esistenti?
Premessa
La produzione di vino inizia a impattare sull’ambiente nel momento stesso in cui viene impiantata una vigna, dovendo preliminarmente procedere al disboscamento e allo scasso del terreno. Talvolta questo impatto è estremo: in alcuni casi la monocoltura della vite ha mutato in modo talmente profondo il paesaggio che il processo appare quasi irreversibile.
È un dato di fatto che il bosco eliminato per fare spazio all’impianto viticolo assorbiva certamente più CO2 della vigna che è stata impiantata al suo posto; anche un semplice scasso produce un impatto, dato che la biodiversità di un terreno boschivo è normalmente maggiore di quella di un terreno agricolo pur se gestito in modo sostenibile.
Quanta CO2 emette l’industria del vino?
La letteratura più recente stima che la produzione di una bottiglia di vino generi tra 0.9 e 1.9 kg di CO2-equivalente. Certo questa stima va usata con cautela, data la sua genericità (bisogna distinguere quale vino viene prodotto, in quale territorio, con che tipo di lavorazione, quale mix energetico viene impegato, …).
A puro titolo di esempio, prendiamo come valore 1 Kg di CO2 per bottiglia.
Si tratta di una stima estremamente bassa e conservativa e lo è ancora di più se la si utilizza come riferimento per il vino spumante, dato che esso richiede mediamente un extra di lavorazione e bottiglie più pesanti che incidono sia sulle emissioni per la produzione di vetro che sul trasporto.
Moltiplichiamo quel chilogrammo per il miliardo di bottiglie che la spumantistica italiana intende arrivare a produrre nel 2024: otteniamo una proiezione di 1 milione di tonnellate di CO2 prodotte dalla sola industria spumantistica italiana (valore da moltiplicare per X se considerassimo emissioni più alte per la singola bottiglia, come sarebbe probabilmente opportuno).
Per dare una proporzione, uno studio di qualche anno fa condotto da ricercatori della facoltà di ingegneria dell’Università canadese McMaster, stimava che nel 2015 la Bayer, colosso tedesco della farmaceutica, avesse prodotto 9,6 milioni di tonnellate di CO2.
Ci siamo fatti un’idea di quanto sia rilevante – in termini di emissioni di CO2 – l’impatto dell’industria del vino.