Agroalimentare, frutta e verdura: sempre meno Made in Italy

Negli ultimi anni, il settore agroalimentare italiano ha affrontato una crisi crescente, con un impatto significativo sulla produzione di formaggi, salumi, olio, pasta, farina, latte, frutta e verdura Made in Italy. Un numero crescente di prodotti alimentari arriva dall’estero, e in Italia circa 11 milioni di ettari non sono più coltivati negli ultimi dieci anni. Questo trend minaccia seriamente il futuro del Made in Italy.

Agroalimentare, frutta e verdura: sempre meno Made in Italy!

La Crisi della Produzione Nazionale

La produzione di materia prima come l’agroalimentare, la frutta e la verdura, è sempre più spesso rimpiazzata da importazioni. I prodotti esteri sono preferiti per il loro costo inferiore, rendendo non conveniente per gli agricoltori italiani continuare la produzione. Questo fenomeno non solo danneggia l’economia locale, ma mette a rischio la sostenibilità dell’agricoltura italiana.

Le Implicazioni della Certificazione Made in Italy

La certificazione Made in Italy, ideata per garantire la qualità e l’origine dei prodotti italiani, non sembra più essere un deterrente efficace. Molte aziende acquistano materie prime all’estero, le lavorano in Italia o, in alcuni casi, cambiano semplicemente l’etichetta, vendendole come prodotti italiani. Questo comportamento è incentivato dal minor costo delle materie prime straniere, anche all’interno dell’Unione Europea.

Il Paradosso del Prezzo

I prodotti agroalimentari italiani sono rinomati in tutto il mondo per la loro qualità, ma il loro prezzo è spesso più alto rispetto ai concorrenti esteri. Questo rende difficile per i produttori italiani competere sul mercato globale. La soluzione, dunque, non può risiedere semplicemente nella riduzione dei costi, ma deve coinvolgere un ripensamento del sistema di certificazione e promozione del Made in Italy.

Una Nuova Strada per il Made in Italy

Per salvaguardare il patrimonio agroalimentare italiano, è necessario implementare una certificazione rigorosa che garantisca che i prodotti siano coltivati e lavorati esclusivamente in Italia. Questa certificazione deve essere supportata da controlli stringenti e da una maggiore trasparenza lungo tutta la filiera produttiva.

Benefici di una Certificazione Autentica

  1. Valorizzazione del Territorio: Tornare a coltivare gli 11 milioni di ettari oggi abbandonati contribuirebbe a rivitalizzare le economie locali e a preservare il paesaggio agricolo italiano.
  2. Qualità Garantita: Un prodotto certificato 100% Made in Italy assicura ai consumatori una qualità superiore, derivante dalle tradizioni e competenze italiane.
  3. Prezzo Giustificato: Un prodotto autentico può giustificare un prezzo più alto, sostenuto dalla garanzia della sua origine e qualità. Questo permetterebbe agli agricoltori italiani di ottenere una giusta remunerazione per il loro lavoro.

Conclusione

Il futuro del Made in Italy nell’agroalimentare dipende dalla nostra capacità di innovare e proteggere la qualità che ci ha resi famosi nel mondo. Implementare una certificazione autentica e rigorosa è il primo passo per salvaguardare la nostra produzione nazionale e assicurare che il Made in Italy continui ad essere sinonimo di eccellenza. Solo così potremo garantire un futuro sostenibile alla nostra agricoltura e ai nostri produttori.

Il breve ciclo di incontri “Piano nazionale di ripresa e resilienza, le opportunità per il settore agroalimentare” è un progetto nato dalla collaborazione tra  avvocati esperti in diritto Agroalimentare e Ambientale.

PNRR e agroalimentare, secondo incontro

Ci si propone di analizzare, con il coinvolgimento di esperti nelle singole tematiche, le voci del PNRR, ovvero del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, connesse al mondo dell’agricoltura e alla filiera agroalimentare.

Come è noto, nell’ambito della Missione Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica del PNRR, la componente  M2C1 del PNRR per lo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile ha proprio ad oggetto “Economia circolare e agricoltura sostenibile”. Più nel dettaglio, lo specifico ambito di intervento “Sviluppare una filiera agroalimentare sostenibile” comprende i tre investimenti legati a:

  1. sviluppo della logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo;
  2. Parco Agrisolare;
  3. Innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo ed alimentare.

Si ritiene, inoltre, di fondamentale importanza trattare il tema dei contratti di filiera e di distretto, ricompresi tra le misure contenute nel Decreto legge n. 59/2021 che ha approvato il Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Di seguito le informazioni sul secondo incontro che si terrà in data 28 gennaio 2022 alle ore 15.00:

Sono ben 89 i cibi e vini veneti riconosciuti dall’Unione Europea, e saranno in mostra domenica 24 Ottobre (ore 10-18) nel 7° “Festiva delle Dop” di Regione e Veneto Agricoltura nei padiglioni della Fiera di Godega S.Urbano (TV). Degustazioni, musica, intrattenimento e “rostidora”.

POST COVID, SI CERCA LA QUALITÀ. QUELLA VENETA AGROALIMENTARE

L’emergenza pandemica ha spinto gli acquisti per la tavola verso prodotti locali e certificati. È quanto emerso dall’indagine realizzata da EngageMinds Hub, il Centro di ricerca dell’Università Cattolica a Cremona, ripresa anche da Sky TG24. Oltre la metà degli intervistati, circa 4000, ha comprato cibi a “Km 0” e con certificazioni territoriali. Si stima che il 70% delle persone acquisti spesso o sempre prodotti Dop, Igp o Stg, ovvero a qualità certificata europea.

Una conferma della forza di questo “paniere”, quello italiano è il più ricco tra i paesi europei, una vera e propria cornucopia colma di qualità, storia, tradizione, bellezza, bontà e forza economica anche turistica. Lo è per ogni Regione del Belpaese, specie per il Veneto che si contende con l’Emilia Romagna il primato nazionale.

Infatti, dai prodotti a base di carne agli ortofrutticoli, dai formaggi agli oli, dai prodotti di origine animale ai vini, sono ben 89 i cibi e vini veneti riconosciuti dall’Unione Europea con l’attestazione di Denominazione di Origine.

Più in dettaglio si tratta di 18 DOP (Denominazioni di Origine Protetta), 18 IGP (Indicazioni Geografiche Protette), 29 vini DOC (Denominazioni di Origine Controllata), 14 vini DOCG (Denominazioni di Origine Controllata e Garantita) e 10 vini IGT (Indicazioni Geografiche Tipiche). In questo straordinario paniere, che fa del Veneto la prima Regione in Italia per numero di prodotti a marchio di qualità europeo, vanno aggiunti 5 prodotti STG (Specialità Tradizionali Garantite) e 3 Bevande Spiritose IG (Indicazione Geografica).

Si tratta di sigle e loghi che talvolta possono anche generare un po’ di confusione tra i consumatori, che presentano un unico denominatore comune: il riconoscimento a livello europeo dell’altissima qualità di questi prodotti dell’agricoltura che complessivamente, secondo recenti stime dell’Osservatorio Ismea-Qualivita, valgono oltre 3,9 miliardi di euro, suddivisi tra vitivinicolo (88,7%) e agroalimentare (11,3%).

Tutto ciò sarà in bella mostra la prossima domenica 24 ottobre dalle ore 10:00 alle 18:00, nei padiglioni di GodegaFiere (Godega San’Urbano, TV) con la 7^ edizione del Festival delle DOP del Veneto, la kermesse dedicata alle eccellenze dell’agroalimentare regionale, promossa da Regione, Veneto Agricoltura e l’Amministrazione comunale locale. Un appuntamento unico per il pubblico e gli appassionati dei prodotti di altissima qualità della nostra agricoltura.

Non solo cibi: durante la giornata, che si terrà nel pieno rispetto delle normative anticovid (l’ingresso è gratuito ma è richiesto il green pass), sono previste ovviamente degustazioni (formaggi, vini, miele, sopressa, prosciutto, etc.) ma anche interessanti e curiosi momenti di intrattenimento con musica e cabaret che coinvolgeranno il pubblico presente. Infine, all’esterno dei padiglioni fieristici, sarà in funzione una grande rostidora per la preparazione del prodotto principe del mese di ottobre: i Marroni IGP di Combai e del Monfenera e quello Dop di San Zeno di Montagna (VR).

Le avvertenze dei Giovani di Federalimentare – Confagricoltura boccia il Nutriscore – Il mondo dell’Horeca a Cibus – Cellie e Mantovani a Cibus Off.

LE RISORSE DEL PNRR PER LA SVOLTA SOSTENIBILE DELL’AGROALIMENTARE

Le risorse per l’evoluzione del settore agroalimentare, uno dei temi ricorrenti della XX edizione di Cibus. Se ne è parlato anche nel corso della terza giornata, al convegno “PNRR: Strumenti per i giovani imprenditori dell’agroalimentare” organizzato dai Giovani di Confagricoltura – ANGA e di Federalimentare.

Il PNRR può contribuire a rilanciare il mondo agricolo e agroalimentare, oggi abbiamo rilevato che gli strumenti sono adatti, abbiamo solo bisogno di pragmatismo e tempi certi” – ha dichiarato Francesco Mastrandrea, Presidente dei Giovani di Confagricoltura, intervenendo al convegno.

Tuttavia, bisogna evitare eccessi e fughe in avanti – ha avvertito Alessandro Squeri, Presidente dei Giovani di FederalimentareLa sostenibilità è un tema centrale, ma non possiamo permettere che diventi un sinonimo di decrescita. Deve essere intesa in termini di innovazione per tutta la filiera, senza però che questo diventi un limite”.

Il PNRR stanzia per la rivoluzione verde e la transizione ecologica più del 30% del totale (quasi 60 miliardi di euro), di cui 2,8 miliardi sono dedicati all’agricoltura sostenibile e all’economia circolare, con investimenti che riguardano lo sviluppo di una filiera agricola e alimentare smart e sostenibile.

Sul tema dell’etichettatura nutrizionale dei prodotti alimentari va registrata la posizione di Confagricoltura, espressa ieri nel corso del convegno “L’informazione nutrizionale in Europa”. “La partita che si gioca è ampia – ha detto Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricolturaperché riguarda il futuro dell’agricoltura italiana e dell’industria alimentare, è la partita tra il cibo sintetico e quello generato dalla terra. Va detto che a livello europeo le posizioni sul Nutriscore, inizialmente contrarie alla posizione italiana, stanno cambiando. Insieme a tutta la filiera possiamo vincere la battaglia a difesa della corretta informazione, dell’agricoltura e di tutto il comparto agroalimentare”.

Sempre ieri si è tenuto, all’interno di The Hub, l’area delle aziende Horeca, un convegno, organizzato da Dolcitalia, sulle problematiche del settore dei bar, ristoranti e affini. “Il mondo dell’Horeca sta uscendo da un periodo assai difficile, che però ci dà l’occasione per un grande cambiamento – ha detto Stefano Raffaglio, Direttore di DolcitaliaIl canale ha bisogno di aumentare il livello culturale, quello organizzativo e professionale e fare passi decisi verso la digitalizzazione”.

Ancora ieri, in serata, si è tenuto a Cibus Off, nel centro di Parma, un dibattito organizzato da IlGusto.it cui hanno partecipato Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma, e Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere.

Le aziende alimentari hanno riconosciuto a Cibus il coraggio e la visione nell’aver pensato a un’edizione di Cibus inaugurata alla fine di agosto – ha detto Cellie – alla prossima edizione arriveremo con una progressione che lancia un messaggio di fiducia per il comparto, la fiera e il territorio”.

Quello che abbiamo fatto noi a Verona a giugno e quello che vediamo oggi a Parma ci dice che la ripartenza del nostro settore è edificata su solide basi – ha affermato Mantovani – Dal punto di vista espositivo magari non saremo ancora al 100%, tuttavia si comincia ad avere una certa consistenza”.

Tornando alla terza giornata di Cibus, si è aperta con un convegno su “Farm to Fork: food waste and sustainabilility in Europe”, curato da Plug and Play Italy. Tra i temi trattati, quello dello spreco alimentare. La sostenibilità in ambito food, è stato detto, significa soprattutto riduzione degli sprechi causati da una moltitudine di processi inadeguati, come ad esempio produzione eccessiva e inefficienza nella gestione dell’inventory, ma anche opportunità di miglioramento nei processi di vendita e consumo finale. Secondo la FAO è possibile distinguere tra i concetti di perdita di cibo, che avviene prima che il prodotto sia finalizzato e distribuito, e di spreco di cibo, relativo a ciò che viene sprecato dai rivenditori e consumatori finali.

A proposito di spreco di cibo, va ricordato che a Cibus, il cibo in eccedenza delle aziende espositrici viene donato alla Fondazione Banco Alimentare Onlus, che lo distribuisce alle strutture caritative del territorio.

Ancora in giornata è stato presentato il primo Bilancio Ambientale di Mutti, frutto di un lavoro di monitoraggio che, congiuntamente a un investimento iniziale di 1,5 milioni di euro nel periodo 2022-24, è dedicato esclusivamente a progetti di sostenibilità ambientale.

Infine, Tespi Mediagroup ha premiato oggi l’impegno delle aziende che si sono distinte nell’ideazione e realizzazione di attività di marketing e comunicazione nell’anno solare 2020. Riconoscimenti assegnati a 101 operatori del settore, tra cui numerosi buyer della distribuzione italiana, quali Coop Italia, Conad, Esselunga, Carrefour, Il Gigante, Despar, Crai, Iperal, Pam Panorama, Coralis, Coal, Todis, Megamark, Decò, Gruppo Poli, Unicomm, Iper, Migross.

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