Rese vendemmiali: Confagricoltura Piemonte d’accordo con i consorzi di tutela per favorire l’equilibrio di mercato

Verso il pieno sfruttamento del potenziale produttivo del Moscato d’Asti; anche il Brachetto è in ripresa. Si preannuncia una vendemmia non abbondante e di qualità. L’export traina i consumi: occorre agire con prudenza per assicurare uno sviluppo equilibrato del comparto.

Rese vendemmiali: Confagricoltura Piemonte d’accordo con i consorzi di tutela per favorire l’equilibrio di mercato

Confagricoltura Piemonte esprime parere favorevole all’incremento delle rese vendemmiali delle denominazioni Asti, Moscato d’Asti, Brachetto d’Acqui e Piemonte Brachetto proposte dalle assemblee dei consorzi di tutela.

Il buon andamento della commercializzazione, soprattutto all’estero, e la conseguente riduzione delle giacenze, oggi leggermente al di sotto del livello fisiologico – dichiara Gianluca Demaria, presidente della sezione vino di Confagricoltura Piemonteha suggerito agli enti di tutela un coerente incremento del volume di prodotto disponibile per assecondare le esigenze del mercato. Siamo certi che i consorzi, che concorriamo ad amministrare con rappresentanti espressi dalla parte agricola – aggiunge Gianluca Demaria – sapranno agire con prudenza sull’eventuale sblocco della riserva vendemmiale per continuare ad assicurare un corretto equilibrio tra produzione e consumi“.

L’andamento meteorologico finora ha accompagnato in modo favorevole lo sviluppo vegetativo dei vigneti. Le grandinate, seppur infauste per le zone colpite dal maltempo, non hanno compromesso complessivamente la quantità del raccolto. “L’ultima parte del ciclo produttivo – dichiara Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte, organizzazione che con 40 tecnici impegnati sul territorio sta monitorando l’evoluzione della stagione in vigna – come sempre è la più importante per quanto riguarda la qualità del raccolto. Molto dipenderà da come si svilupperanno le prossime settimane: al momento prevediamo una vendemmia non abbondante, ma con una qualità molto interessante“.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia sottolinea l’importanza del confronto nell’ambito della filiera. “Il Piemonte – spiega Enrico Allasia- ha scelto in modo convinto di puntare sulla qualità, tutelando con le denominazioni d’origine quasi tutta la produzione regionale. Dobbiamo rafforzare la coesione tra produttori, trasformatori industriali: per questo abbiamo chiesto alla Regione di monitorare l’andamento della situazione, promuovendo occasioni di incontro per definire insieme le strategie di sviluppo del comparto“.

Le rese vendemmiali proposte dai consorzi di tutela

Per le  docg Asti e Moscato d’Asti la proposta del consorzio è di fissare la resa come stabilito dal disciplinare di produzione, pari a  100 quintali di uva per ettaro (l’anno scorso era di 90 quintali): per le restanti tipologie e sottozone le rese proposte sono quelle fissate dal disciplinare di produzione. Per le tipologie Asti e Moscato d’Asti la proposta prevede inoltre una riserva vendemmiale di 15 quintali di uva per ettaro. Gli eventuali “superi”, ovvero le quantità prodotte nel limite del 20% oltre il quantitativo di riferimento fissato dal disciplinare di produzione potranno essere destinati all’ottenimento di mosto parzialmente fermentato da uve aromatiche Moscato (la dicitura non è da intendersi quale destinazione finale delle uve ma esclusivamente come prodotto intermedio nell’elaborazione dei vini spumanti di tipo aromatico con o senza l’utilizzo dell’indicazione della varietà) e a ogni altra destinazione consentita dalla normativa.

Per la docg Brachetto d’Acqui tipologia spumante la resa proposta è di 50 quintali di uva per ettaro (l’anno scorso era di 36 quintali), con una riserva vendemmiale di 10 quintali; per la tipologia tappo raso 50 quintali e 30 di riserva vendemmiale. Gli eventuali superi potranno essere destinati alla produzione di succhi d’uva, mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato rosso o bianco; mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato aromatico rosso o bianco, vino e distillati. Per tutelare le produzioni e mantenere un equilibrio di mercato il consorzio ha proposto di non consentire la riclassificazione del mosto atto a produrre Brachetto d’Acqui tipologia tappo raso a mosto atto a produrre Brachetto d’Acqui tipologia spumante.

Per la doc Piemonte Brachetto è stata proposta una resa di 65 quintali di uva per ettaro (43 nel 2020), con una riserva vendemmiale di 25 quintali: gli eventuali superi potranno essere destinati alla produzione di succhi d’uva, mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato rosso o bianco; mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato aromatico rosso o bianco, vino e distillati.

Miglioramento della qualità, valorizzazione della produzione e iniziative di comunicazione, in Italia e all’estero, per far conoscere sempre di più il Moscato d’Asti e l’Asti spumante. Sono questi i temi sui quali si sono confrontati una delegazione di dirigenti di Confagricoltura Piemonte composta dal presidente regionale Enrico Allasia, dal componente della giunta nazionale e presidente di Confagricoltura Alessandria Luca Brondelli di Brondello e dal direttore regionale Ercole Zuccaro che ha incontrato il presidente del Consorzio dell’Asti Lorenzo Barbero, il vicepresidente Stefano Ricagno e il direttore Giacomo Pondini.

Confagricoltura Piemonte e Consorzio dell’Asti: impegno condiviso per la valorizzazione della qualità

Il confronto si è esteso all’andamento produttivo e commerciale della denominazione, che evidenzia segnali positivi sia per quanto riguarda l’aumento delle quantità imbottigliate, sia sul fronte delle vendite all’estero che, nonostante le limitazioni della pandemia, si stanno rivelando incoraggianti.
“Riteniamo fondamentale il ruolo dell’interprofessione – ha dichiarato Enrico Allasia – e per questo continueremo a mantenere rapporti collaborativi con il Consorzio dell’Asti, rafforzando il nostro impegno per la valorizzazione di un comparto che, con i suoi 9000 ettari di vigneto e oltre 4000 viticoltori rappresenta oltre il 20% della vitivinicoltura piemontese”.

Enrico Allasia: Serve un progetto di riforma della politica agricola comune in grado di favorire lo sviluppo di tutte le imprese che producono per il mercato e assicurano occupazione.

Confagricoltura Piemonte interviene sulla riforma della Pac

In questi giorni a Bruxelles il cosiddetto Trilogo – Commissione, Consiglio e Parlamento – sta tentando di raggiungere un’intesa sulla riforma della Pac, la politica agricola comunitaria.
La definizione dell’importante dossier, in base al parere di Confagricoltura Piemonte “non deve prescindere dal soddisfacimento di tre principi fondamentali: stabilità dei mercati, tutela dei redditi ed efficienza delle imprese”.
Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia ha scritto una lettera agli europarlamentari eletti nella circoscrizione dell’Italia nord occidentale per esprimere le perplessità dell’organizzazione in merito all’ipotesi di ridurre, per discutibili motivi di equità, i pagamenti di base alle aziende agricole di maggiore dimensione e a vocazione imprenditoriale.
In base alla simulazione di Confagricoltura se prevalesse la nuova impostazione in discussione le aziende più strutturate e indirizzate al mercato subirebbero una contrazione dei trasferimenti comunitari, rispetto all’attuale programmazione, molto elevata già a partire dal 2023 e di oltre il 50% (ma in alcuni casi anche di più) dal 2026 in poi.
“I vantaggi di questa operazione- sottolinea Allasia – secondo i risultati della nostra simulazione produrrebbero però effetti positivi molto marginali per le imprese di piccole dimensioni”.
Confagricoltura ritiene che l’accordo non debba essere raggiunto tutti i costi, senza tener conto delle conseguenze per le imprese, se si vuole che la politica agricola dell’Unione europea continui a sostenere un processo economico finalizzato a fornire ai consumatori cibo sicuro, in qualità e quantità adeguate.
“La sfida che ci poniamo – conclude Allasia – è di conseguire, grazie alla ricerca scientifica, una maggiore sostenibilità ambientale, consolidando livelli produttivi. Tutto questo può avvenire , così com’è stato in passato, soltanto valorizzando un sistema di imprese efficienti e competitive”.

L’ondata di aria artica che da martedì staziona sul Piemonte sta provocando guasti pesanti all’agricoltura. Lo evidenzia Confagricoltura, che con oltre 40 tecnici impegnati sul territorio subalpino sta compiendo una ricognizione dei danni che si preannunciano particolarmente gravi. “Abbiamo già invitato gli agricoli nostri associati a segnalare tempestivamente i danni ai Comuni, affinché la Regione possa delimitare le aree danneggiate per verificare l’opportunità di attivare le provvidenze previste dalla legge in caso di calamità atmosferiche – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemontee chiediamo alla Regione di intervenire per quanto possibile per attenuare le difficoltà delle imprese, accelerando i tempi di pagamento dei contributi previsti dalla politica agricola comunitaria e snellendo le procedure burocratiche per l’ottenimento degli aiuti“.

Gelo sulle campagne. Confagricoltura: in Piemonte perso il 50% della produzione di pesche

In primavera purtroppo si verificano abbastanza di frequente eventi di questo che mettono in evidenza la fragilità del settore primario, una fabbrica che opera tutto l’anno a cielo aperto in balia degli eventi atmosferici, impossibili da controllare completamente. “Purtroppo l’unica difesa valida è quella passiva, ossia assicurare le produzioni agricole da gelo, vento forte, inondazioni, grandine e altri eventi atmosferici. La conta dei danni è ancora in corso – spiega il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaroe nell’arco di qualche giorno avremo un quadro più preciso; per quanto riguarda le drupacee, pesco in particolare, possiamo già dire che oltre il 50% della produzione frutticola 2021 è compromessa“.

I danni più importanti si registrano nei distretti frutticoli del Saluzzese, in provincia di Cuneo e del CavouresePinerolese in provincia di Torino. Le temperature notturne sono scese tra i 4 e i 6 gradi sotto lo zero per almeno quattro ore di seguito: i frutticoltori hanno attivato gli impianti antibrina e questa mattina le coltivazioni erano ricoperte da lunghi candelotti di ghiaccio. Purtroppo i danni su pesco, susino e albicocco sono pesantissimi, con oltre il 50% della produzione compromessa. Danni importanti anche ai ciliegi nella zona di Pecetto Torinese e in tutte le province del Piemonte per quanto riguarda le coltivazioni orticole e floricole fuori serra.

Segnalati danni anche su piante ornamentali dai vivaisti di tutto il Piemonte.

Danni importanti sui nuovi germogli di actinidia nel Saluzzese, Pinerolese, nella zona di Mazzè, nel Canavese e nell’Eporediese in provincia di Torino e nell’area di Borgo d’Ale nel Vercellese.

Gli impianti antibrina – spiegano i tecnici di Confagricoltura –  che in parte hanno contribuito a salvare i germogli, per contro in alcune aree hanno creato problemi di peso a causa del ghiaccio che si è formato, spezzando alcuni rami.

Danni nelle pianure sulla coltivazione di fragole e, in particolare per quanto riguarda l’orticoltura, sulle zucchine.

Nell’Alessandrino si segnalano danni alla frutta in fiore, prevalentemente sugli impianti di pesco e albicocco in Val Curone e nel Tortonese, in particolare nei frutteti delle aree di pianura e vicino ai fiumi. Problemi si segnalano nel Tortonese per quanto riguarda i pomodori già trapiantati, che sono stati tutti colpiti in modo grave dal gelo.

Danni significativi anche ai vigneti. Nell’Astigiano, nella zona di Nizza Monferrato e nella Val Tiglione, le temperature sono scese a 4° sottozero per oltre tre ore, producendo danni sui vigneti di barbera che nelle aree meglio esposte sono già in avanzato stato di vegetazione. Si segnalano danni anche sulle varietà di vigneti precoci che raggiungono il 30 – 40% della produzione.

Danni sono segnalati anche nell’Acquese, nelle zone di Cassine, Strevi, Sezzadio, Alice Bel Colle e Ricaldone, in particolare sui nuovi impianti di vigneto.

Segnalazioni di danni ai vigneti arrivano anche da Gattinara e dalle colline dell’Alto Novarese, a Fara, Sizzano, Ghemme, Briona e Romagnano, in particolare sui nebbioli del nord Piemonte.

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