È importante assecondare il mercato, contemperando le legittime aspettative di maggiori ricavi con una sana prudenza, per consentire il mantenimento dell’ottimale equilibrio produttivo – commerciale .
Mercoledì prossimo, con una votazione online, l’assemblea del Consorzio per la tutela dell’Asti si esprimerà sulla resa vendemmiale 2021 per il Moscato d’Asti e l’Asti docg. La decisione verrà comunicata alla Regione, la quale si consulterà con le organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative ai fini dell’adozione del provvedimento per un’eventuale conferma o aumento della resa fissata dal disciplinare di produzione della docg.
“Il mercato dell’Asti e del Moscato d’Asti docg, grazie agli sforzi dei viticoltori, delle imprese di trasformazione e degli industriali che hanno saputo reagire con grande impegno alle difficoltà della pandemia, sta attraversando un periodo favorevole, che vede un incremento dei volumi commercializzati a livello internazionale. È necessario – dichiara Gianluca Demaria, presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Piemonte – saper gestire con grande lungimiranza la situazione, per consentire a tutta la filiera di poter mantenere alto il livello qualitativo delle produzioni e per continuare a incrementare i margini di ricavo“.
La situazione produttiva, secondo i tecnici di Confagricoltura che stanno effettuando periodici sopralluoghi nei 52 comuni dell’area di produzione delle province di Alessandria, Asti e Cuneo, è positiva: lo sviluppo vegetativo dei vigneti è buono, le grandinate finora non hanno danneggiato in modo significativo il raccolto e le prospettive di raccolto sono interessanti, anche se l’andamento climatico non lascia presagire un raccolto abbondante.
“In questo quadro – sottolinea Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte– è necessario prestare la massima attenzione all’equilibrio tra produzione, giacenze e andamento dei consumi. È importante assecondare il mercato, contemperando le legittime aspettative di maggiori ricavi con una sana prudenza, per consentire il mantenimento dell’ottimale equilibrio produttivo – commerciale faticosamente raggiunto, che deve continuare ad assicurare possibilità di lavoro e di ricchezza per oltre 4.000 famiglie di vignaioli che coltivano 9.700 ettari di vigneti, alle industrie del territorio a tutti loro occupati. Per questo – è la richiesta che avanza Allasia – in vista dell’assemblea di mercoledì prossimo chiediamo ai dirigenti del consorzio di sviluppare un confronto con le organizzazioni professionali agricole per definire le prospettive del comparto, che dovranno basarsi sull’evoluzione produttiva e commerciale che si vorrà imprimere al Moscato d’Asti e all’Asti nei prossimi anni“.
Gelate primaverili, tempo eccessivamente umido e grandinate estive dirompenti stanno costringendo i frutticoltori piemontesi a veri e propri tour de force per controllare lo sviluppo di parassiti e fitopatie.
“E’ un’annata difficile – chiarisce Michele Ponso, presidente della federazione nazionale di prodotto frutticola di Confagricoltura – che ci vede impegnati a tempo pieno per adottare pratiche colturali integrate per limitare al minimo i trattamenti chimici per la difesa dei frutteti. Il cambiamento climatico in atto impatta pesantemente sulle modalità di coltivazione e le calamità che si susseguono stanno assestando duri colpi alla nostra capacità imprenditoriale. Per questo chiediamo un aiuto alle istituzioni, le quali devono presente che il comparto frutticolo in Piemonte coinvolge oltre 5.800 aziende agricole e una superficie di 13.000 ettari“.
Le gelate dell’ultima primavera, in particolare nel Saluzzese e, seppur in minor misura, negli altri areali frutticoli del Piemonte hanno ridotto drasticamente se non azzerato del tutto la produzione di albicocche, susine, kiwi e pere. Michele Ponso, di Lagnasco (Cuneo), frutticoltore che conduce un’azienda con 130 ettari di frutteti nelle province di Cuneo e Verona, dove vengono prodotti piccoli frutti (mirtilli, lamponi e kiwi berry), pesche, nettarine, susine, kiwi e mele, conosce bene i problemi.
“Le difficoltà sono molte – sottolinea Ponso – a partire dalla carenza di liquidità, indispensabile per sostenere i costi di gestione delle coltivazioni, che quest’anno non daranno frutti, in attesa del raccolto del prossimo anno. Auspichiamo un sostegno degli enti pubblici nelle garanzie da fornire al sistema bancario per prorogare le scadenze delle operazioni di credito, oltre alla definizione puntuale delle provvidenze, che oggi ancora manca, relative allo sgravio contributivo per i lavoratori autonomi e per i dipendenti delle imprese danneggiate”.
Alle difficoltà climatiche e a quelle del Covid – spiega Confagricoltura – si aggiungono i danni dell’infestazione della cimice asiatica, parassita difficile da contenere.
Confagricoltura ribadisce inoltre la necessità di una rivisitazione complessiva del decreto legislativo 102/2004, relativo al cosiddetto Fondo di solidarietà nazionale contro le calamità atmosferiche: oggi gli aiuti sono limitati, non coprono tutto il danno e vengono erogati con molto ritardo. “Servono strumenti più agili – sottolinea Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – integrando la dotazione del Fondo che manifesta tutti i suoi limiti nell’offrire una compensazione adeguata rispetto alle perdite del settore primario”.
Confagricoltura chiede inoltre alla Regione e ai parlamentari del territorio di impegnarsi sulla ristrutturazione del sistema assicurativo, che con il cambiamento climatico in atto spinge le compagnie a trascurare questo ramo di rischio per la frequenza dei sinistri. “Dobbiamo garantire un miglior efficacia della difesa passiva, costituita dal sistema assicurativo, e al tempo stesso sperimentare nuove possibilità di intervento nella difesa attiva – conclude Allasia – per limitare danni che diventano sempre più importanti”.
Aumentano in modo impressionante i danni causati dai selvatici alle coltivazioni agricole. In questi giorni ha preso avvio la fienagione del maggengo: i cinghiali sporcano l’erba appena tagliata e devastano i prati sollevando il cotico erboso. “Abbiamo segnalazioni di danni da tutto il territorio regionale, il che dimostra che la situazione è fuori controllo“, dichiara Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte.
Una nuova fonte di preoccupazione arriva dall’eccessiva proliferazione di caprioli: intere mandrie di giovani animali prendono di mira i vigneti delle aree collinari del Piemonte, decorticando i germogli di vite, teneri e particolarmente appetibili per questa specie. Il danno prodotto è rilevante: negli appezzamenti colpiti la vendemmia di quest’anno è compromessa.
Mentre si verificano questi accadimenti – fanno rilevare i vertici di Confagricoltura – leggiamo che lungo la cremagliera che da Sassi porta a Superga il Centro Animali Non Convenzionali del Dipartimento di Scienze Veterinarie che opera in convenzione con la Città Metropolitana di Torino con il servizio “Salviamoli insieme on the road” è intervenuto per curare un capriolo ferito. “Apprezziamo la sensibilità dell’ente pubblico – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – ma al tempo stesso chiediamo interventi immediati per limitare i danni dai selvatici alle coltivazioni, per ridurre gli incidenti stradali e per evitare il rischio di trasmissione della peste suina africana, veicolata proprio dai cinghiali“.
Con una circolare del 12 aprile il Ministero della Transizione Ecologica – MiTE chiarisce alcune questioni relative allo smaltimento dei rifiuti agricoli non pericolosi prodotti dalle imprese agricole. In base alle nuove disposizioni introdotte dal decreto legislativo 116 del 2020 si erano create numerose difficoltà, in quanto alcuni enti di raccolta avevano sospeso il servizio di ritiro dei rifiuti agricoli, con danni in particolare per gli agriturismi, i negozi di vendita di prodotti agricoli e le aziende orticole.
“Si tratta di un provvedimento utile – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – in quanto la circolare riprende quanto suggerito da Confagricoltura nelle interlocuzioni con i Ministeri interessati per risolvere le diverse criticità emerse in fase di applicazione della nuova norma. In attesa di eventuali sviluppi normativi in sede di conversione del Decreto-Legge Sostegni, su cui Confagricoltura è intervenuta chiedendo la presentazione di alcuni emendamenti, la circolare del MiTE è un primo passo importante diretto a rendere meno problematica l’attuazione delle novità introdotte dal decreto legislativo116/20“.
La circolare evidenzia che, fermo restando che i rifiuti agricoli sono sempre rifiuti speciali in linea con la Direttiva europea, alle attività relative alla produzione agricola che presentano le medesime caratteristiche dell’allegato L-quinquies viene data “la possibilità, in ogni caso, di concordare a titolo volontario con il servizio pubblico di raccolta modalità di adesione al servizio stesso per le tipologie di rifiuti indicati nell’allegato L-quater della citata Parte quarta del TUA“.
La circolare, che accoglie le istanze di Confagricoltura, evidenzia “in considerazione della modifica normativa intervenuta, che ha comportato per tali utenze, la possibile riqualificazione di alcune tipologie di rifiuti derivanti dalla propria attività, nonché della necessità di garantire la corretta gestione dei rifiuti, [..] che, nelle more dell’aggiornamento del rapporto contrattuale tra le utenze indicate ed il gestore del servizio pubblico, debba essere comunque assicurato il mantenimento del servizio“.