L’ente di tutela sta raccogliendo dai consorziati le valutazioni sull’entità dei danni subiti dai vigneti, in particolare quelli del Grasparossa: “Ci attiveremo con la Regione e le autorità competenti per richiedere misure di sostegno straordinarie. La situazione dei produttori, già difficile, si è ora ulteriormente aggravata”, commenta il Presidente Claudio Biondi.
“Le alte temperature di fine marzo hanno favorito il germogliamento e il risveglio della vite. Nelle scorse notti però le piante sono state sottoposte a un terribile shock termico, con effetti allarmanti sulle produzioni. Il quadro generale sarà più chiaro all’inizio della prossima settimana ma, per alcuni viticultori, si parla già di un danno che potrebbe arrivare all’80% della produzione“: a parlare è un preoccupato Claudio Biondi, Presidente del Consorzio Tutela Lambrusco.
L’ente di tutela è già al lavoro per raccogliere dai suoi consorziati, sia nelle aziende di Modena che di Reggio Emilia, riscontri in merito alle conseguenze dell’improvviso calo termico. Per ora risulta che le zone più colpite sono quelle del Grasparossa, con le varietà più precoci, tuttavia anche i soci delle altre aree produttive potrebbero essere in grande difficoltà.
“Ci sono varietà in una fase fenologica di gemma cotonosa che si schiuderà tra qualche giorno, altre invece già germinate: in questo secondo caso i danni da gelo potrebbero essere davvero devastanti – prosegue il Presidente – Appena avremo una fotografia precisa della situazione dei nostri produttori ci attiveremo subito con la Regione Emilia Romagna e con le autorità preposte per valutare come richiedere misure di sostegno adeguate“.
Alla già difficile situazione dovuta alle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria ancora in corso e ai danni da gelo si aggiunge anche una campagna assicurativa, iniziata ai primi di marzo, non del tutto favorevole: “Le polizze sono strutturate in maniera tale per cui anche i produttori di uve che hanno effettuato la copertura assicurativa contro gelo-brina hanno in ogni caso una franchigia del 30% che l’assicurazione non risarcisce, e il massimale indennizzabile è pari al 50% del valore assicurato“, spiega Biondi.
Visto l’imprevedibile cambiamento climatico, molte compagnie assicurative non hanno neanche assunto il rischio della copertura gelo-brina. “Inoltre – precisa il Presidente – la copertura diventa attiva solo dopo 12 giorni dalla sottoscrizione della polizza stessa“. I tempi dilatati certamente non aiutano, per cui anche i viticultori che si erano attivati a suo tempo per effettuare la copertura non hanno poi avuto la disponibilità immediata di alcune compagnie assicurative.