GEMME GELATE, DANNI AI VITIGNI DI PIANURA

Prosecco DOC (Glera) -20/30%; danni ancora maggiori nel padovano (Conselve e Merlara); nel veronese interessate alcune varietà. Il punto sulle gelate del team del Trittico Vitivinicolo (Regione, Veneto Agricoltura, Avepa, Crea, Università). Risparmiata la collina. Frutticoltura in difficoltà.

GEMME GELATE, DANNI AI VITIGNI DI PIANURA

Agricoltura e gelate tardive, brutta storia. Soprattutto per le piante in piena fioritura, come è accaduto nei giorni scorsi nel Veneto per kiwi, peschi, meli, ciliegie, susine e in parte anche per le viti di pianura limitatamente alle varietà precoci. Perdipiù, la gelata di questo mese di aprile, in piena primavera, è stata la seconda degli ultimi cinque anni, dopo quella del 2017, contro le sette registrare dal 1960 al 2016.

Il Prosecco DOC (Glera) lamenta possibili danni del 20-30%, mentre nel padovano, zone di Conselve e Merlara, l’incidenza dovuta al gelo potrebbe essere addirittura superiore. Nell’area veronese del Custoza qualche preoccupazione interessa le varietà Corvina, Chardonnay e Pinot Grigio.

Come ha sottolineato Diego Tomasi del Crea Viticoltura ed Enologia di Conegliano e membro del team del Trittico Vitivinicolo Regionale coordinato da Veneto Agricoltura che con i suoi focus tiene costantemente monitorato il comparto della vite e del vino (ricordiamo che il prossimo incontro sullo stato del vigneto veneto è già stato programmato per il 16 giugno): “Le gelate dei giorni scorsi hanno risparmiato le viti di collina, ma qualche preoccupazione arriva da alcune aree di pianura relativamente ai vitigni delle varietà precoci. Il forte abbassamento delle temperature è giunto dopo un periodo caratterizzato da una prolungata siccità, tanto da mettere le piante in una situazione di sofferenza idrica per cui le gemme e i germogli si sono presentati al gelo molto asciutti“. “Le gemme che hanno subito i danni maggiori – continua Tomasi – sono state quelle apicali dell’archetto o del cordone in via di formazione, vale a dire quelle più idratate in quel momento, perché è proprio lì che si accumula la linfa”. Fortunatamente, dunque, la prolungata siccità ha in questo caso ridotto al minimo i danni alle piante, che si sono concentrati appunto nella parte terminale.

“Un altro aspetto che ha contribuito a limitare i danni alle viti di collina, sia del trevigiano sia dei Colli Berici che del vicentino e del veronese – sottolinea Tomasi – è che la gelata di aprile è stata accompagnata da una discreta ventilazione e da un basso tasso di umidità“.

La situazione che si è venuta a creare nelle aree colpite dalle gelate dovrà essere aggiornata tra una settimana, vale a dire quando sarà possibile vedere se le gemme di controcchio (che si sviluppano di norma nel caso la gemma ordinaria risulti danneggiata) riusciranno “a partire”, fase questa senz’altro facilitata dalle abbondanti piogge dei giorni scorsi di cui le viti avevano una grande necessità. “Servirebbe ora un deciso innalzamento delle temperature – conclude il ricercatore – in modo da dare una spinta al germogliamento”.

Questa gelata primaverile, infine, ricorda il team del Trittico, deve far riflettere in termini di cambiamenti climatici e di strategie che il settore vitivinicolo dovrà adottare in futuro. Anche di questo si parlerà in occasione del focus del Trittico Vitivinicolo Veneto in programma il prossimo 16 giugno.

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