FLORICOLTURA NEL VENETO: UN’INTESA PER RAFFORZARE L’INTERA FILIERA

Regione, Veneto Agricoltura, Università di Padova e Associazioni floricole attorno ad un tavolo per mettere a fuoco le necessità del comparto. Sarà rafforzato il passaggio dalla ricerca alla sperimentazione per mettere a disposizione degli operatori informazioni concrete su nuove varietà, riduzione dei costi di produzione, formazione e strategie di marketing.

FLORICOLTURA NEL VENETO: UN’INTESA PER RAFFORZARE L’INTERA FILIERA

Un confronto di cui si sentiva il bisogno, importante per rafforzare la collaborazione tra il mondo produttivo floricolo veneto, gli Enti pubblici e l’Università. Per questo, su iniziativa di Veneto Agricoltura, d’intesa con la Regione del Veneto, si è tenuto a Legnaro (Pd) un incontro per raccogliere le necessità degli operatori della filiera floricola e avviare una serie di azioni di supporto sfruttando la pluriennale esperienza di Veneto Agricoltura in fatto di innovazione e sperimentazione in campo floricolo, acquisita in particolare dal Centro Sperimentale Ortofloricolo Po di Tramontana con sede a Rosolina (Ro).

“Solo sostenendo un ecosistema partecipativo – sottolinea l’Assessore regionale all’Agricoltura – si favorisce lo scambio di conoscenze. Seguendo questa linea nascono i tavoli tematici con gli stakeholder dei diversi settori produttivi agricoli regionali, in questo caso il settore floricolo. Momenti di confronto in cui mettere in luce i punti di forza e le criticità da affrontare per far emergere i fabbisogni di innovazione delle imprese delle diverse filiere. Questo tipo di confronto favorisce la condivisione di buone pratiche per la crescita del capitale umano e la diffusione della conoscenza dei diversi settori. Questi orientamenti rientrano tra le priorità della programmazione regionale per il raggiungimento degli obbiettivi della PAC post 2022 e rappresentano la mission dell’Agenzia Veneto Agricoltura”.

All’incontro operativo di Legnaro, a cui hanno partecipato alcuni tra i principali soggetti che costituiscono la filiera, a partire dai rappresentanti dei produttori (Associazioni Florveneto e Florovivaisti), del mondo istituzionale e della ricerca (Regione Veneto, Veneto Agricoltura, Università di Padova-Dipartimento DAFNAE), sono emerse numerose istanze indispensabili al potenziamento del comparto floricolo veneto che chiamano in causa la ricerca, la sperimentazione, la formazione e la conoscenza dei mercati, fattori questi necessari allo sviluppo quanti-qualitativo del prodotto floricolo da sviluppare attraverso una strategia che non perda mai di vista l’obiettivo della riduzione dell’impatto ambientale.

Nello specifico, Paolo Vettoretto (Florveneto) ha evidenziato la forte debolezza del quadro normativo del settore, che risulta essere incurante soprattutto delle specificità delle piccole aziende. “Inoltre – ha ricordato lo stesso Vettoretto ma anche Riccardo Mirandola di Florovivaisti – spesso risulta carente l’applicazione ‘sul campo’ dei risultati ottenuti in sede di ricerca”. In pratica, la ricerca c’è ma appare debole la fase di sperimentazione dei risultati ottenuti dalla ricerca stessa.

“A questo punto – ha sottolineato Giustino Mezzalira di Veneto Agricoltura – entra in gioco con più forza l’Agenzia regionale che, d’intesa con la Regione Veneto, si rende disponibile a supportare ulteriormente grazie alle sue diverse specificità (sperimentazione, formazione, studi di ricerca economica e marketing) il settore floricolo veneto, mettendo a punto delle progettualità sulla base delle richieste e delle necessità che arriveranno direttamente dal mondo produttivo floricolo, come già in parte avviene con l’attività di sperimentazione svolta presso il Centro Po di Tramontana”.

“La strada da seguire – ha rimarcato ancora Vettoretto – è proprio questa. Penso, per esempio, alle prove varietali condotte presso il Centro Po di Tramontana sulla Poinsettia (Stella di Natale), che si sono dimostrate di grande utilità per i floricoltori veneti al fine di ottenere delle varietà a impatto energetico ridotto, visto che nelle serre di produzione è stato possibile abbassare la temperatura da 22° a 17°“. Inoltre, tali prove condotte dall’ente pubblico (per il mondo produttivo i costi sarebbero troppo gravosi) sono state fondamentali per ottenere piante più belle, di nuovi colori che hanno permesso di diversificare l’offerta sul mercato e prodotte riducendo l’impatto ambientale”.

Veneto Agricoltura attende ora dai produttori floricoli veneti precise indicazioni su quali altre varietà concentrare una possibile attività di sperimentazione (i cui risultati porterebbero concreti vantaggi all’intera filiera) da svolgere presso il proprio Centro Po di Tramontana che, tra l’altro, sta completando la realizzazione di alcune nuove serre. Tutto questo sarà affiancato da momenti formativi – quali le “Giornate aperte” che negli ultimi anni hanno richiamato presso il Centro Po di Tramontana un numero sempre maggiore di tecnici e operatori floricoli -, bollettini informativi tematici e studi di carattere economico.

 

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