Promette bene il primo semestre 2023: la regione Veneto prima a livello nazionale per incremento delle esportazioni di piante vive in Italia (+22,8%).
Nel primo semestre 2023, tra le prime dieci regioni per valori esportati, il Veneto, con 33 milioni di euro, è la regione che ha registrato l’incremento relativo più consistente (+22,8% rispetto allo stesso periodo del 2022), seguita dalla Sicilia (68,6 milioni di euro, +5,1%). In aumento anche le importazioni, anche se in maniera meno rilevante delle esportazioni (+1,7%): il Veneto si conferma la prima regione per valori importati (54,9 milioni di euro, il 18% del totale nazionale) Di conseguenza c’è stato un miglioramento del saldo negativo della bilancia commerciale con l’estero di piante vive a livello regionale, che si è portato a -21,8 milioni di euro nei primi sei mesi dell’anno, in aumento di oltre il 19% rispetto al primo semestre 2022. Sono questi alcuni dei dati principali contenuti nei report sulla congiuntura e il commercio con l’estero del comparto florovivaistico veneto realizzati dagli esperti dell’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura e disponibili nel sito internet aziendale (www.venetoagricoltura.org, pagine Economia e mercato).
Nei primi sei mesi dell’anno, il comparto florovivaistico in Italia registra invece un leggero peggioramento del saldo della bilancia commerciale con l’estero di piante vive che, pur mantenendosi positivo (331 milioni di euro), si riduce del -0,8% rispetto al saldo del primo semestre 2022: le esportazioni sono scese a 635,5 milioni di euro (-1,9%), mentre le importazioni, pur essendo scese del -3,1% in termini relativi (304 milioni di euro), sono diminuite meno delle esportazioni in termini assoluti. Quasi tutte le regioni hanno registrato un riduzione delle esportazioni: la Toscana, pur confermandosi leader a livello nazionale con oltre 251 milioni di euro di export nei primi sei mesi, regista una flessione del -2% rispetto allo primo semestre 2022, così come Liguria (83,6 milioni di euro, -2,7%) ed Emilia-Romagna (54,3 milioni di euro).
L’andamento del commercio con l’estero delle piante vive in Veneto, nei primi sei mesi del 2023, risulta essere in linea con quanto avvenuto nel corso del 2022, quando a fine anno si è registrato un deficit negativo di 63,6 milioni di euro, in aumento del +47,5% rispetto al 2021. Il risultato è da imputare ad un deciso aumento delle importazioni, salite a oltre 100 milioni di euro (+31,3%), a fronte in una crescita delle esportazioni meno significativa (38,2 milioni di euro, +11%).
Va detto che, diversamente dal Veneto dove il saldo è negativo, in Italia il saldo della bilancia commerciale con l’estero, cioè la differenza tra esportazioni e importazioni, per quanto riguarda le piante vive, è stato positivo di circa 318 milioni di euro, anche se in calo del -33,2% rispetto al 2021. Il risultato a livello nazionale è frutto di un incremento delle importazioni (600 milioni di euro, +35,5%) a fronte di una sostanziale stabilità delle esportazioni (917 milioni di euro).
Nel 2022 il comparto florovivaistico veneto ha registrato una ulteriore flessione del numero di aziende attive, pari a 1.385 unità (-1,7%) e un calo delle superfici coltivate, scese a 2.450 ettari (-1,8%), mentre è stata stimata una leggera ripresa della produzione (+1,7% rispetto al 2021).
In virtù di andamento commerciale che ha visto un incremento medio annuo dei prezzi di vendita del +10%, il valore della produzione generato dal comparto è salito a circa 234 milioni di euro (+9% rispetto al 2021), costituito in prevalenza dall’attività di sistemazione di parchi e giardini (118 milioni di euro, +10,9%), dalla produzione di fiori e piante in vaso (77,3 milioni di euro, +8,5%) e infine dalla produzione vivaistica (38,6 milioni di euro, +5,4%).
Nel primo semestre di quest’anno (ultimi dati disponibili) le esportazioni floricole venete sono diminuite del -8,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Invariato il numero delle imprese attive (1.417); in leggera ripresa la superficie dedicata (+1,1%). Le difficoltà di mercato sono dovute senz’altro alla crisi legata al Covid, ma soprattutto al gap competitivo che mette in sofferenza le nostre aziende. L’analisi del comparto nell’ultimo Report di Veneto Agricoltura.
Un altro anno difficile per il comparto florovivaistico veneto. Lo segnala Veneto Agricoltura nel suo ultimo Report che analizza le performance raggiunte nel primo semestre 2021 dal comparto regionale, con uno sguardo anche a quello nazionale. Numeri alla mano, risulta che alcuni segnali di ripresa non mancano, ma il confronto con il primo semestre del 2020 appare falsato visto che l’Italia (e non solo) in quel periodo era “chiusa” nel lockdown della pandemia. Vediamo alcuni dati salienti dell’elaborato (disponibile qui: https://bit.ly/3pQAK16) partendo proprio dal comparto nazionale.
In Italia le esportazioni floricole nei primi sei mesi del 2021 hanno superato i 310 milioni di euro (+29,8% rispetto allo stesso periodo del 2020). Quasi tutte le regioni italiane presentano un incremento dell’export, a cominciare dalla Toscana (+39,7%, 144,6 mln/euro), Liguria (+51,9%, 31,7 mln/euro), Sicilia (+25,7%, 27,4 mln/euro) ed Emilia-Romagna (+16,1%, 31,5 mln/euro). Solo poche regioni presentano una diminuzione delle esportazioni e tra queste si segnalano il Trentino-Alto Adige (-2,9%, 11,5 mln/euro) e purtroppo il Veneto, il cui export scende a 11,5 mln/euro, pari ad una flessione del -8,7%.
Il Report evidenzia che le difficoltà di mercato del comparto florovivaistico veneto sono dovute principalmente ad un forte gap competitivo con i principali competitor nazionali, che le aziende purtroppo faticano a colmare. Un aspetto questo che nel periodo della pandemia si è ulteriormente accentuato.
Prendendo in esame l’intero 2020, l’andamento del commercio con l’estero delle piante vive a livello regionale, tipologia produttiva prevalente in Veneto, ha registrato un deficit negativo di 29,9 mln/euro (+26,8% rispetto al 2019), dopo anni in cui l’andamento era stato in miglioramento. Il risultato è dovuto al deciso aumento delle importazioni, salite a 58,5 mln/euro (+13,9%), a fronte in un incremento più contenuto delle esportazioni (28,6 mln/euro, +2,9%), in controtendenza però con l’andamento nazionale, che ha registrato un leggero calo dell’export (682,5 mln/euro).
Nonostante il 2020 sia stato per il settore florovivaistico veneto un anno horribilis, il numero di aziende attive è rimasto invariato a 1.417 unità con una superficie in leggera ripresa pari a 2.490 ettari (+1,1%): l’incremento riguarda in maniera particolare le superfici in piena aria, che risalgono a 1.830 ettari (+1%). In crescita le quantità prodotte: la produzione complessiva regionale viene stimata a poco meno di 1,9 miliardi di pezzi (+18,3% rispetto al 2019), caratterizzata in maniera preponderante da materiale vivaistico (1,5 miliardi di pezzi, +12,1%), che costituisce una quota dell’78% della produzione florovivaistica regionale, mentre il rimanente 22% è costituito da piante finite (circa 410 milioni di pezzi).
Il risultato è fortemente influenzato dal comparto del vivaismo orticolo, la cui produzione è costituita da piccole piantine ed è aumentata a 1,57 miliardi di unità (+22,6%): in crescita sia la produzione di materiale vivaistico (1,25 miliardi di piantine, +14,6%), che la produzione di piantine finite (317 milioni, +69,4%) destinata al consumo hobbistico. Tra gli altri comparti si registra un netto calo della produzione del vivaismo frutticolo (16,3 milioni di piante, -21%) mentre è in ulteriore crescita la produzione del vivaismo viticolo (12,4 milioni di piante, +2%) e in leggera ripresa quella di piante ornamentali (288 milioni di unità,+2,1%).