È il Greco Nero Calabria IGP di Statti a guadagnare la vittoria nella prima selezione del concorso “Miglior vino rosato del Mediterraneo”, alla sua tappa di Tropea dedicata ai vini del Tirreno.
L’autoctono calabrese ha unito la giuria, superando unanimemente nel giudizio gli altri 20 campioni preselezionati dalla commissione tecnica dell’ISF, International Sommelier Foundation, e valutati dall’enologo Assaggiatore Francesco Soleti e i sommelier Giovanni Orlando e Guglielmo Gigliotti.
«Siamo onorati di questo riconoscimento – afferma Antonio Statti, titolare assieme al fratello Alberto – Il nostro obiettivo principale è far parlare la Calabria attraverso i nostri vini, valorizzando i vitigni autoctoni di questa terra dal patrimonio ricco e affascinante».
Greco Nero Calabria IGP è ottenuto dalla vinificazione in purezza dell’autoctono Greco Nero in acciaio a temperatura controllata previa breve macerazione a freddo delle uve in pressa. Al naso si esprime con eleganza, complesso, fine ed intenso. I sentori ricordano agrumi rossi freschi, erbe aromatiche, macchia mediterranea e l’assaggio è fresco e sapido, equilibrato negli aromi fruttati e di fiori bianchi. Ideale da abbinare con pietanze a base di pesce, verdure e fritti.
La Calabria è una delle regioni con il più grande patrimonio di vitigni autoctoni, varietà ancestrali che la natura ha fatto adattare alle alte temperature, grazie a maturazioni tardive che mitigano gli effetti del calore estivo. Un elemento importante, che permette di sfatare la credenza che i vini calabresi siano necessariamente concentrati e molto alcolici.
La loro ricchezza è oggi preservata e valorizzata nei vini della Famiglia Statti, che ha fatto della salvaguardia degli autoctoni una missione. Un vero e proprio campo sperimentale è stato attuato grazie alla sinergia con vivaisti nazionali e internazionali per lo studio e la moltiplicazione dei cloni di questi vitigni dall’enorme potenziale.
Al centro della Piana di Lamezia Terme, cuore agricolo della Calabria, la famiglia Statti è custode, dal 1700, di un’azienda agricola di cinquecento ettari, spaccato di una realtà contadina d’altri tempi in cui gli ulivi si affiancano alla vite, agli agrumeti e all’allevamento di bovini da latte. Come ripetono Alberto e Antonio Statti, lavorare qui significa produrre energia vitale complessa, integrando sempre di più le diverse colture in modo armonico. Una sinfonia di vita, piuttosto che l’assolo del vino o dell’olio, del latte o degli agrumi.