“La vacanza in agriturismo è stata la prima scelta degli italiani per Pasqua e Pasquetta”. Lo ha detto Lorenzo Morandi presidente di Agriturist Piemonte, l’Associazione Nazionale per l’Agriturismo, l’Ambiente e il Territorio, prima associazione di agriturismo in Italia, costituita dalla Confagricoltura nel 1965, per promuovere e tutelare l’agriturismo, i prodotti nazionali dell’enogastronomia regionale, l’ambiente, il paesaggio, la cultura rurale.
“In Piemonte, per il primo lungo week end di primavera gli ospiti hanno scelto la campagna, l’aria aperta, mete vicine, ambienti genuini e l’assaggio delle eccellenze enogastronomiche che caratterizzano i nostri territori” prosegue Morandi, sottolineando quanto sia in aumento il numero dei sostenitori delle vacanze sempreverdi.
In Italia le aziende agrituristiche attive sono più di 25.000 e oltre il 60% dei comuni italiani ne ospita almeno una. Quasi la metà offre almeno tre servizi e più di una su tre è condotta da un’imprenditrice
Tuttavia, alcune note dolenti sono state evidenziate da Agriturist e riguardano la difficoltà a reperire personale e il peso dei forti aumenti delle materie prime: ad esempio, in un anno, la farina è aumentata del 150%, lo zucchero del 100%, latte, carni e ortaggi dell’80% e oltre il 150% i costi energetici. Per contro, responsabilmente, gli imprenditori agrituristici hanno solo leggermente ritoccato i loro prezzi.
“Il settore dell’agriturismo italiano, con le sue peculiarità uniche al mondo, si conferma una parte strategica all’interno dell’offerta turistica nazionale. Ci siamo finalmente gettati alle spalle la pandemia – conclude il presidente Morandi – e i risultati lo stanno dimostrando. Si ricomincia con una maggiore pianificazione e programmazione delle proprie vacanze anche se preoccupa, soprattutto in vista della prossima stagione estiva, la difficoltà a reperire personale”.
Presi di mira soprattutto i vini, la mozzarella di bufala, il prosciutto, i formaggi e il pane.
Secondo il recente studio “Infosfera”, illustrato al “Festival del Giornalismo Alimentare”, l’89% degli italiani non sa riconoscere una fake news. Un dato allarmante che non riguarda però solo i nostri connazionali, bensì anche gli stranieri e che colpisce in particolare i social network, diffusori illimitati di notizie dai contenuti spesso e volentieri molto discutibili. Nello specifico, sui social esteri uno degli obiettivi più preso di mira è il nostro settore alimentare che nell’ultimo anno ha subito un incremento di bersagliamento di fake news a dir poco sorprendente. Lo certifica uno studio, ancora in fase di realizzazione, dell’agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co. in collaborazione con Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura alla Camera, di cui diamo qui alcune anticipazioni: da gennaio a settembre 2021 le fake news circolate sui social esteri relative ai nostri prodotti alimentari sono aumentate del 26% rispetto all’anno precedente e vanno a colpire tutti i nostri prodotti del food Made in Italy indistintamente. Il “web monitoring” fatto scattare da Klaus Davi e dall’onorevole Filippo Gallinella ha portato alla conclusione che i maggiormente interessati da questa “guerra” mediatica sono i nostri vini (+28% di fake news), la mozzarella di bufala (+31%), il prosciutto crudo (+19%), il pane (+21%) e formaggi, in particolare il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano (+22%).
Consultando il web e oltre 1.500 post dedicati a temi alimentari sui canali Facebook, Instagram e Twitter dei principali Paesi europei (Germania, Francia, Spagna, UK) ma anche di Usa e Canada, ecco alcuni dei luoghi comuni più diffusi, nonché falsi, che circolano su questi alimenti nostrani.
Partendo dai vini, lo scenario delle falsità è quasi apocalittico: il vino italiano buca i denti, lacera lo smalto e provoca invecchiamento precoce (28%); il vino italiano è troppo forte, meglio tagliarlo con quello tunisino (21%); il vino italiano è al metanolo (con riferimento a uno scandalo avvenuto ormai 35 anni fa…) (17%); i nostri bianchi più celebri non sono più bevibili dopo 5/6 anni dall’uscita sul mercato (12%); alcuni vini italiani sono contaminati dal Coronavirus (questa soprattutto nel periodo clou della pandemia…) (5%).
Passando alla mozzarella di bufala, ecco altre fake news da cui stare alla larga: ha un altissimo contenuto di colesterolo (39%); chi è a dieta non può assolutamente mangiarla, fa ingrassare (35%); non la possono mangiare gli anziani (22%); è inadatta per chi pratica sport (19%); e c’è anche chi sostiene che la sua produzione sia finanziata dalla camorra (4%).
Per il prosciutto crudo le più gettonate sono queste: fa ingrassare (44%); è più salutare il prosciutto cotto di quello crudo (31%); sono fatti dai cinesi con scarti di macelleria (20%); non lo possono mangiare le donne in gravidanza (14%); i suini da cui si ricava il salume vivono in mezzo ai topi (8%).
All’estero si sbizzarriscono anche sui formaggi: le vacche non hanno accesso al pascolo e quindi sono depresse (con particolare focus sul Parmigiano Reggiano) (32%); fanno male ai bambini (27%); sono assolutamente controindicati per chi ha il colesterolo alto (21%); gli animali che forniscono il latte sono pieni di antibiotici (12%); mangiare Grana Padano può essere rischioso poiché potrebbe essere contaminato da Covid-19 (3%).
Infine, veniamo alle falsità che pullulano sul pane: il pane a cena fa ingrassare (38%); il pane senza glutine è quello più salutare (24%); è prodotto solo con grano geneticamente modificato (18%); viene cotto al forno con scarti tossici (13%); anche per il pane, non manca chi è convinto che possa essere contaminato dal Covid-19 (2%).