A un mese dall’evento il sito Bagnacauday.it lancia le prenotazioni per i due weekend tra novembre e dicembre. Tutti i bagnacaudisti avranno in omaggio il bavaglione in stoffa con l’ironico slogan “Quarta dose!”. Aderiscono anche i piemontesi residenti a Shanghai.
Manca un mese al Bagna Cauda Day e l’afrore della più grande bagna cauda collettiva e contemporanea al mondo già si diffonde intenso e suadente. Parte da Asti, profumerà tutto il Piemonte e arriverà sorprendentemente a migliaia di chilometri.
Sono già più di un centinaio i ristoranti, le trattorie, le associazioni, le cantine pronte a dar vita all’evento che sarà celebrato dall’ultimo fine settimana di novembre (venerdì 26, sabato 27 e domenica 28) e bissato nel primo week end di dicembre (venerdì 3, sabato 4 e domenica 5).
Per sapere quali sono i locali che aderiscono all’originale formula è sufficiente andare sul sito www.bagnacaudaday.it e scorrere gli elenchi, che sono in continuo aggiornamento, suddivisi per aree geografiche: Astigiano, Monferrato, Langhe, Torinese, Alto Piemonte e non solo.
Per ogni locale è pubblicata una scheda con il numero di posti messi a disposizione e il telefono per prenotare direttamente i propri posti a tavola.
Basta una telefonata direttamente al numero del locale prescelto.
LA FORTUNATA FORMULA NON CAMBIA
Il prezzo di riferimento del piatto in tutti i locali sarà di 25 euro. La bagna cauda potrà essere proposta in varie versioni segnalate da un semaforo: Come dio comanda (rosso), eretica (giallo) o atea senz’aglio (verde). Previsto anche il Finale in gloria con tartufo. Il vino è proposto al prezzo di 12 euro a bottiglia.
Il Bagna Cauda Day vede alleate quattro importanti case vinicole astigiane leader della barbera: Bava di Cocconato, Braida di Rocchetta Tanaro, Cascina Castlèt di Costigliole d’Asti e Coppo di Canelli.
Al Bagna Cauda Day aderiscono quest’anno anche la Coldiretti che ospiterà il mercatino dei prodotti per la Bagna Cauda nella sede di Campagna Amica di corso Alessandria ad Asti e la Cia (Agricoltori italiani) che avrà il suo Agrivan nel centro di Asti con assaggi di bagna cauda, proposti in versione food street, in collaborazione con gli studenti dell’Istituto Agrario di Asti.
La bagna cauda, non è solo un piatto che coinvolge l’intera filiera agricola, dall’olio alle verdure, ha un valore storico e sociale, un momento di incontro a tavola che quest’anno ritorna, pur mantenendo per chi lo vorrà anche la possibilità di ordinarla e farsela portare a casa con tutti gli ingredienti, bavagliolo compreso.
Stanno arrivando adesioni anche dall’estero e saranno anche quelle indicate sul sito. Quest’anno tornerà a celebrarsi il Bagna Cauda Day anche in Cina grazie all’adesione dell’associazione piemontesi di Shanghai.
All’associazione Astigiani che promuove da nove anni l’evento sottolineano: «Ringraziamo fin da ora i titolari dei locali, i cuochi e le cuoche le centinaia di camerieri che nei giorni del Bagna Cauda Day saranno impegnati nel rispetto delle norme di sicurezza per far vivere al meglio l’evento nello spirito di convivialità regolata e attenta. Torniamo in presenza, dopo l’esperienza dello scorso anno, che fu obbligatoriamente in versione solo da asporto. Dopo le vaccinazioni vere e necessarie crediamo che anche una “quarta dose” sottoforma di una bagna cauda a modo suo contribuisca a tener lontani i virus visto che, oltre alle note qualità antisettiche dell’aglio, certamente favorisce il distanziamento sociale».
Sul sito sarà possibile acquistare anche i bavaglioloni per chi vorrà prepararsi la bagna cauda a casa, e partecipare anche in questo modo alla festa. Non mancheranno il kit del dopo bagna cauda e le acciù portafortuna in stoffa e le “acciculata” in cioccolato della torroneria Barbero proposte in scatolina in metallo serigrafata
All’associazione Astigiani ricordano: «La Bagna cauda fa bene e il Bagna Cauda Day continuerà a far del bene. Durante la quarantena la nostra associazione ha donato 15 mila euro a favore di concrete azioni di solidarietà: 10 mila alla Croce Verde di Asti e 5000 all’Associazione Dona la spesa e abbiamo anche realizzato duemila mascherine ricavate dai bavaglioloni dello scorso anno. Altri 4000 euro li abbiamo versati quest’anno alla Croce Rossa. Il ricavato del Bagna Cauda day 2021 andrà a finanziare la nascita del Bosco degli Astigiani, un grande parco pubblico di oltre 50 mila metri quadri che nascerà sulle colline di Asti in collaborazione con Banca d’Asti, il Comune di Asti e l’istituto agrario Penna».
Il giro d’affari stimato è attorno ai 40mio/€. La vendita diretta in sede importante sbocco per 4000 aziende agricole (800mio/€); 1,5mio/consumatori comprano ortaggi, vino, frutta. Questi ed altri, i dati diffusi oggi da Veneto Agricoltura al 7° Festival dell’Agricoltura di Bressanvido (VI).
Più di 4.000 (stima per difetto) le imprese agricole venete coinvolte nella vendita diretta dei prodotti coltivati, che generano un fatturato annuo di oltre 800 milioni di euro. Il 12,6%, circa 600 operatori, è presente e vende i propri prodotti nei farmers market: sono infatti un centinaio i mercati degli agricoltori attivi nella Regione Veneto, istituiti o promossi e gestiti dalle associazioni di categoria agricole.
Sono questi alcuni dei dati e le informazioni più interessanti che emergono dal progetto “Analisi della vendita diretta dei prodotti agricoli“, presentato oggi in occasione del 7° Festival dell’Agricoltura in calendario fino al 5 Ottobre a Bressanvido (Vi), ricerca realizzata nel corso dell’ultimo anno dall’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura in collaborazione con le Organizzazioni di categoria agricole (AgridelVeneto, Cia, Coldiretti e Confagricoltura), il supporto della Regione Veneto e della società di indagini di mercato SDV di Padova.
Frequentati da oltre 1,5 milioni di consumatori all’anno, che per il 66% acquistano settimanalmente prodotti agricoli direttamente dai produttori, l’84% si dichiarano completamente soddisfatti dei prodotti acquistati, per un giro d’affari che si stima attorno a circa 40 milioni di euro.
Il progetto ha previsto due indagini in campo, realizzate tra febbraio e aprile 2021: sono stati raccolti più di 490 questionari presso un campione significativo di aziende agricole che effettuano vendita diretta e che lo hanno compilato direttamente online. L’obiettivo era quello di cogliere le evoluzioni intervenute in termini di numero delle aziende coinvolte, tipologia dei prodotti venduti, modalità e strumenti utilizzati per la vendita, vantaggi e svantaggi, criticità e sinergie con altre attività connesse in una logica di approccio multifunzionale e di diversificazione delle attività agricole.
Inoltre, considerando la rilevanza che ha assunto il fenomeno negli ultimi dieci anni, particolare attenzione è stata dedicata alla vendita diretta nei farmers market, dove sono state effettuate 600 interviste dirette a consumatori/acquirenti in una ventina di mercati degli agricoltori, rappresentativi degli oltre 100 attivi in Veneto, cercando di cogliere l’entità del fenomeno, l’evoluzione dei gusti dei consumatori, le loro abitudini e motivazione di acquisto di prodotti agricoli direttamente dai produttori.
Alcuni dati: la vendita diretta rappresenta il primo canale di sbocco per le aziende che si sono orientate verso questa modalità di vendita e viene effettuata principalmente in azienda (70,9%) o in spacci aziendali, ma anche via internet attraverso l’e-commerce (utilizzato dal 14,6% delle aziende) o nei farmers market (12,6%). I principali prodotti venduti sono rappresentati dagli ortaggi (33,9%) e dal vino (32,7%), seguiti da frutta (24,4%) e prodotti trasformati (conserve, confetture, succhi) (20,7%).
Il 53,6% delle aziende si dedica alla vendita diretta da più di 10 anni e conseguendo discrete soddisfazioni economiche: l’89% valuta molto o abbastanza positiva la scelta di vendere direttamente. Infatti, il fatturato medio per azienda con vendita diretta viene stimato pari a circa 160.000 euro, decisamente superiore alla media complessiva delle aziende agricole.
Per quanto riguarda la vendita nei farmers market, il 12,6% delle aziende vende i propri prodotti nei mercati degli agricoltori, circa 600 operatori, che sono dei “professionisti della vendita”: circa il 40% di essi partecipa a 2 o 3 mercati, quasi il 20% a più di 5. Durante il convegno alcune aziende agricole hanno inoltre portato la loro esperienza diretta in fatto di vendita diretta, con un’ottica di innovazione di prodotto, di processo o negli strumenti di vendita.
Infine il Alberto Andriolo (Regione Veneto), ha fatto il punto sulle iniziative messe in atto e in programma nella futura programmazione pubblica regionale a favore della vendita diretta. Le conclusioni del convegno sono state a cura del Direttore di Veneto Agricoltura Nicola Dell’Acqua.