rassegna stampa del vino di sabato 25 febbraio 2023!

Buongiorno,
Tenute agricole 24 presenta le news vitivinicole di sabato 25 febbraio 2023!

Le news di oggi, sono state offerte da QuidQuid Srls strategie tecniche commerciali per potenziare il tuo business.

Diciamolo: Berlusconi aveva ragione sul Lambrusco.
Storia brevissima di un rimpianto. La mia famiglia ha smesso di produrre Lambrusco di Sorbara quando sembrava chiaro che tutto sarebbe finito in lattina e somministrato direttamente nell’esofago tramite imbuto e annesso tubo di plastica nei peggiori party universitari del Midwest. Era difficile immaginare Silvio Berlusconi che omaggia l’amico Vladimir Putin con bottiglie di Lambrusco. Al netto del significato politico del dono e dei comprensibili auguri che gli vada di traverso, non posso negare l’emozione per il superamento in un’unica, imprevedibile mossa, di decenni di complessi di superiorità toscano-piemontesi in fatto di presentabilità vinicola internazionale.

Fonte: Cibo.

Se ci siamo evoluti dobbiamo ringraziare la nostra sete di alcol.
In cambio di prospettiva particolarmente stimolante: e se guardassimo agli alcolici non solo come a dei vizi ma anche come a uno dei fattori che hanno dato un importante contributo al progresso della civiltà umana? È questa la teoria di Edward Slingerland, professore di filosofia presso la University of British Columbia Nel suo libro del 2021, Drunk: How We Sipped, Danced, and Stumbled Ou rway to Civilization Slingerland sostiene che l’alcol potrebbe aver avuto un ruolo centrale nel dare impulso allo sviluppo dell’agricoltura e quindi delle società cosiddette complesse, tipiche degli degli esseri umani. Le primissime bevande alcoliche, ha scritto, «non erano semplicemente un sottoprodotto dell’invenzione dell’agricoltura ma in realtà una motivazione per essa: i primi agricoltori erano spinti dalla voglia di birra, non di pane».

Fonte: Cibo.

Gli schiavi del Friuli Così i caporali del vino sfruttavano i lavoratori.
Gli operai venivano presi della Romania e portati in Italia per essere impiegati in aziende vitivinicole in provincia di Gorizia e Udine. Tra loro anche un minorenne I lavoratori, uno anche minorenne, veniva no prelevati dalla Romania, portati in Italia dove i caporali organizzavano il loro sfruttamento impegnandoli in aziende vitivinicole in provincia di Gorizia e Udine. Dovevano essere poveri, in condizioni di bisogno così da non avere pretese: senza contratto, in campagna sei giorni su sette, senza orario, con paghe basse e, troppe volte, in ritardo. Minacciati e controllati continuamente anche nei garage e nelle rimesse, trasformati in dormitori come dimostrano i video pubblicati sul sito di Domani. Venivano monitorati continuamente anche durante le attività di potatura e legatura delle piante.

Fonte: Domani.

In cantina – Haut-Brion, stabili le Imperial.
Le dieci bottiglie da sei litri hanno registrato un rialzo medio limitato allo 0,87% Haut-Brion, stabili le Imperial di Cesare Pilon Dopo aver rilevato le quotazioni spuntate alle aste del 2022 dalle bottiglie Magnum e Doppio Magnum di Chateau Haut-Brion e averne analizzato l’andamento ponendole a confronto con quelle del 2021, l’esame dei formati speciali dell’unico premier cru delle Graves viene completato questa settimana prendendo in considerazione i prezzi confrontabili delle Imperial, ma pure quelli delle mezze bottiglie e dei jeroboam, anche se, essendo troppo scarsi, non sono in grado di fornire mdicazioni valide sul piano generale. Interessante comunque il fatto che il prezzo dei due millesimi delle mezze bottiglie sia diminuito del 3% e che questo risultato sia in perfetta sintonia con la quotazione deli unica annata di jeroboam confrontabile con quella del 2021, che è calata del 4,56%.

Fonte: Milano Finanza.

Biologico il 19% dei vigneti italiani Il giro d’affari supera i 626 milioni.
La produzione certificata si estende su 12Omila ettari e copre circa l’8% del totale delle esportazioni vitivinicole Per la presidente Federbio Maria Grazia Mammuccini «all’estero il tema ambientale è più importante perfino del fattore prezzo» Giorgio dell’Orefice na volta, nemmeno tanti anni fa, il vino biologico era una nicchia con etichette anche difficili da v scovare sugli scaffali dei supermercati o delle enoteche. Oggi il vigneto biologico italiano ha superato una superficie di i2omila ettari con un’incidenza rispetto al totale del 1.9%. Un dato che oltre a porre l’Italia in una posizione di leadership in Europa la colloca anche in pole position sugli obiettivi di transizione ecologica che prevedono il raggiungimento entro il 2027 di un’incidenza dei vigneti biologici sul totale del 25%.

Fonte: Sole 24 Ore.

A Bologna 3mila etichette attente alla sostenibilità.
La fiera Slow Wine Fair Ilaria Vesentini e dopo una sola edizione abbiamo aumentato del 50% il numero di cantine espositrici e una trentina di buyer tedeschi, che non vanno a Vinitaly, hanno confermato la loro partecipazione qui da noi a Bologna, significa che c’è una fetta di mercato e di consumi scoperta da esplorare e far crescere, creando un nuovo palcoscenico fieristico che non è in concorrenza con nessun’altro e si rivolge a una community diversa». Così Domenico Lunghi, direttore Manifestazioni dirette di BolognaFiere (gruppo presieduto da Gianpiero Calzolari), spiegai numeri oltre le attese di Slow Wine Fair, la manifestazione internazionale dedicata al vino “buono, pulito e giusto”, organizzata da BolognaFiere e Sana con la direzione artistica di Slow Food; che dopo il debutto dello scorso anno andrà in scena nel quartiere Michelino da domani al 28 febbraio.

Fonte: Sole 24 Ore.

I vini delle colline teramane tra degustazioni e incontri.
Dal al 6 marzo toma a Teramo “la Nostra anteprima – The cool on the hills”, iniziativa organizzata dal Consorzio Tutela Vini Colline Teramane, che quest’anno celebra il suo ventennale, dedicata al patrimonio vinicolo della provincia. L’evento, alla terza edizione, vedrà degustazioni ai banchi d’assaggio nella pinacoteca civica e tre Masterclass sulle denominazioni tutelate dal Consorzio alla sala Ipogea. La tre giorni sarà anticipata da un appuntamento dedicato alla stampa: il 2 marzo 40 giorni un momento della presentazione dell’Iniziativa sul vini analisti specializzati nei settori vino e turismo provenienti da tutta Italia avranno la possibilità di assaggiare all’ Ipogeo i vini in anteprima e proseguire il percorso enogastronomico con un pranzo degustazione al Castello Della Monica e infine con l’ incontro con i produttori alla pinacoteca.

Fonte: Centro Teramo.

“Slow wine” in Fiera con 750 cantine.
Bologna 11 futuro del vino è buono, putto e giusto. Per questo le attenzioni dei produttori della filiera puntano sempre di più su qualità e sostenibilità e fanno rete per ‘educare’ i consumatori e confrontarsi sulle sfide del clima e delle risorse naturali. E con questi presupposti che prende il via domani a Bologna la “Slow wine fair”, la fiera internazionale del settore promossa da BolognaFiere e Sana con la direzione artistica di Slow food. Fino a martedì, professionisti del settore e appassionati troveranno ad attenderli circa 750 cantine italiane e internazionali provenienti da 21 Paesi, per un totale di oltre 3.000 etichette in degustazione. Si comincia con l’incontro inaugurale “11 futuro del vino è buono, pulito e giusto”, in calendario domani alle 11 alla Slow wine Arena-Reale Mutua (padiglione 20).

Fonte: Gazzetta di Modena-Reggio-Nuova Ferrara.

Una giornata dedicata al Sangiovese – Predappio Wine Day, domani il ‘battesimo’.
Prima edizione per la giornata dedicata al Sangiovese presso l’azienda vitivinicola La Pandolfa tra assaggi e seminari I produttori dell’associazione Terre di Predappio organizzano per domani la prima edizione di Predappio Wine Days, una giornata di osservazione, approfondimento e confronto sul Sangiovese di Predappio. Spiega il presidente dell’associazione, Stefano Berti: «La manifestazione si svolgerà presso l’azienda vitivinicola La Pandolfa, per capire e interpretare un territorio che, forte di una tradizione centenaria, oggi dà vita a vini che rappresentano in modo autentico e moderno le vigne da cui hanno origine e i vignaioli che hanno scelto di prendersene cura».

Fonte: Resto del Carlino Forlì.

A tutela dei vigneti più ricerca è più risorse.
«Più strategia, più ricerca, più tecnici e maggiori risorse per interventi utili a interrompere la diffusione della Flavescenza dorata e quindi per tutelare e sostenere il comparto vitivinicolo Fvg che, nel 2022, ha raggiunto gli 8 miliardi di euro di esportazioni, con una crescita rispetto all’anno precedente del 12 per cento». È la richiesta che arriva da Alberto d’Attimis-Maniago Marchiò, nuovo presidente della Sezione economica viticola di Confagricoltura Fvg, rispetto all’avanzata della fitoplasmosi da lotta obbligatoria che, in questi ultimi due anni, ha registrato una preoccupante accelerazione. «Chiediamo che venga messa a punto una strategia di interventi uniformi per tutto il territorio regionale.

Fonte: Messaggero Veneto.

I vini valtellinesi a RistoExpo “Cercano casa” sul lago di Como.
Il Consorzio a Lariofiere: la scopo è far sì che la produzione enologica diventi un vero e proprio punto di riferimento per l’ospitalità sul Lario ¦ Far diventare la produzione enologica della provincia di Sondrio punto di riferimento per l’ospitalità del territorio lariano. Perché se l’enogastronomia è la prima motivazione del turismo, più ancora della cultura, allora ai turisti bisogna offrire la migliore cultura di gusti e sapori che il territorio è in grado di proporre sfruttando ogni occasione. E con questa motivazione che i vini valtellinesi, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, “cercano casa” sul lago di Como anche attraverso la partecipazione a RistorExpo, la manifestazione nazionale di Erba che si terrà dal 5 all’8 marzo a Lariofiere con cui il connubio è ormai decennale.

Fonte: La Provincia Settimanale di Sondrio.

I viticoltori preoccupati A rischio vigne e produzione – «In Oltrepo siccità e caldo anomalo mettono a rischio viti e produzione».
II presidente della cantina Torrevilla: «Fossi asciutti e poca neve, cos) non possiamo sopperire alla carenza di piogge». «Vigneti a rischio sopravvivenza a causa della siccità». A lanciare l’allarme è Massimo Barbieri, presidente della cantina Torrevilla viticoltori associati di Torrazza Coste-Codevilla, realtà che conta 200 soci. Con lui anche i referenti del Consorzio vini Venezia, dell’Associazione produttori del Nizza, del Consorzio Barbera D’Asti e vini del Monferrato. La mancanza d’acqua sta mettendo a dura prova lo sviluppo delle viti e si rischiano ripercussioni negative sulle produzioni, dopo un’annata già scarsa come quella del 2022. «La crisi idrica che sta coinvolgendo l’Oltrepo è drammatica — afferma Barbieri -. Siamo in febbraio, ma è come se fossimo a maggio: fossi e canali sono asciutti. La neve caduta sulle cime nei mesi scorsi è stata troppo poca per sopperire alla mancanza d’acqua attuale e che ci colpirà nel prossimo periodo; è una situazione critica che ci accompagna già dallo scorso anno, dove abbiamo registrato un calo del 30-40% nella produzione».

Fonte: Provincia – Pavese.

Aspettando Vinum va in scena l’omaggio alla creatività.
Le temperature che si alzano, il sole che riscalda, la natura che rinasce e il profumo di Vinum che si spande nell’aria. Si, perché giovedì 2 marzo, alle 20,45, la sala storica del Teatro Sociale di Alba regalerà un’anticipazione della kermesse enologica, omaggiando la figura di Gigi Rosso, produttore, innovatore vitivinicolo albese scomparso nel 2018 e tra gli ideatori della Fiera dei Vini di Pasqua, manifestazione che nel tempo ha poi preso il nome, appunto, di Vinum. Dopo le iniziative dedicate a Luciano Degiacomi, Pio Boffa, Raoul Molinari, Roberto Ponzio, Giacomo Morra e Beppe Colla, continuano gli appuntamenti di “Per Aspera ad Astra”, progetto promosso da Alba Città Creativa Unesco per la Gastronomia, in collaborazione con Fondazione Radici, con l’obiettivo di celebrare i patriarchi della creatività gastronomica locale.

Fonte: Idea.

Il vino italiano in Corea del Sud Vinitaly presidia Seoul e Oriente.
Si è concluso il roadshow che ha portato il marchio internazionale in nove Paesi del mondo II vino italiano in Corea del Sud Vinitaly presidia Seoul e Oriente Il presidente Bricolo: «È la piazza emergente forse più interessante». Gueli, direttore Ice: «Trend positivo per l’export». Failla, ambasciatore: «Leva sul brand Italia» Strategie a 360° per la promozione e appuntamento annuale a partire dal 2024 in questo Paese La tipologia più esportata è quella dei vini rossi (+13% annuo) Nuovo scatto per le bollicine Luca Mantovani SEOUL •• Non solo una strategia a 360 gradi perla promozione del vino in Oriente ma anche la promessa di organizzare un appuntamento annuale in Corea del Sud, a partire dal 2024, quando si festeggeranno i 140 anni dei patti bilaterali tra i due paesi, secondo l’accordo firmato il giugno 1884. Si è concluso a Seoul il roadshow globale che ha portato Vinitaly in nove paesi del mondo.

Fonte: Arena.

Bottega spa: il fatturato sale del 30% a 86 milioni.
Bottega spa cresce del 30% e chiude con un fatturato a 86 milioni nel 2022. L’azienda di Bibano di Godega di Sant’Urbano (Treviso) è tra i principali produttori di vino e distillati italiani, il 90% del giro d’affari arriva dall’export. Il gruppo poi ha lanciato in tutto il mondo i Prosecco Bar, arrivati a quota 32 con un giro d’affari di circa 25 milioni. «Il 40% del nostro fatturato è rappresentato dal Prosecco – spiega Sandro Bottega, presidente dell’omonima azienda di famiglia che l’anno scorso ha vinto 9 premi internazionali – mentre altri vini spumanti pesano per circa il 25%. Seguono le grappe, il gin, i liquori e le creme». «L’anno scorso abbiamo aperto 5 Prosecco Bar, i principali negli aeroporti di Venezia e di Londra Stansted – spiega Bottega -. Nel 2023 in programma altre 7 aperture».

Fonte: Gazzettino.

Bottega, balzo del 30% a quota 86 milioni di euro Ora lancia il Lemon Spritz.
Bottega incassa una crescita del 30% del fatturato nel 2022 e arriva a 86 milioni di euro. Una performance dovuta, secondo il patron dell’azienda Sandro Bottega, per un 80% ad un incremento dei volumi e solo per un 20% all’aumento dei prezzi causato dall’inflazione galoppante dell’anno scorso. «Nonostante la crisi provocata dalla guerra in Ucraina e dai rincari dei costi dell’energia e del vetro e dalla difficoltà a trovare personale stagionale qualificato» spiega Bottega «i12022 è stato per la nostra azienda di forte crescita, complice l’incessante successo riscosso dal Prosecco in Italia, ma soprattutto a livello internazionale. E indubbiamente il nostro successo è stato trainato dall’export, che per noi rappresenta i190% delle vendite. Oltre all’Italia infatti i principali mercati di riferimento sono il Canada, la Germania, il Regno Unito, gli USA, l’Olanda, il Giappone e la Svizzera e non solo con i vini. I140% del nostro fatturato è rappresentato dal Prosecco, mentre altri vini spumanti “pesano” per circa i125%. Seguono le Grappe, il gin, i liquori e le creme come quella al pistacchio che ci sta dando grandi soddisfazioni».

Fonte: Nuova Venezia – Mattino di Padova – Tribuna di Treviso.

“Visit Cantina” è online.
Il calendario 2023 per la visita alle cantine dell’Associazione Strada del Prosecco è consultabile sul proprio sito web, rinnovato e interattivo. Uno strumento utile, smart e a portata di clic. La strada del vino più antica d’Italia è sempre al passo con i tempi e in stretta connessione con le esigenze dell’enoturista moderno, che utilizza la tecnologia per visitare e orientarsi sul territorio e lo smartphone per scegliere esperienze e proposte. La Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene ha recentemente aggiornato e implementato le funzioni del suo sito istituzionale dove, proprio da oggi, è pubblicata la nuova edizione del calendario “Visit Cantina”. Si tratta di uno strumento utile, snello, veloce e affidabile per conoscere le strutture e le aziende agricole, potendo optare in tempo reale per quelle disponibili per visite guidate e degustazioni…e non solo del Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG e Cartizze, ma anche del Bianco e Rosso dei Colli di Conegliano DOCG, Torchiato di Fregona DOCG, Refrontolo passito DOCG e Verdiso IGT.

Fonte: Storie Di Eccellenza.

Assenza piogge preoccupa cantine sociali del Nord.
Le mancate precipitazioni degli ultimi mesi rischiano di mettere in forte crisi la produzione vitivinicola per il secondo anno consecutivo. Forti le preoccupazioni espresse da presidenti e direttori del Consorzio Vini Venezia, dell’Associazione Produttori del Nizza, del Consorzio Barbera D’Asti e Vini del Monferrato e dal presidente di Cantina Torrevilla. “La crisi idrica che sta coinvolgendo l’Oltrepò Pavese è – sottolinea Massimo Barbieri, presidente di Cantine Torrevilla nell’Oltrepo’ Pavese, a dir poco drammatica, siamo in febbraio ma è come se fossimo nel pieno del mese di maggio: fossi e canali sono completamente asciutti. E lo scorso anno abbiamo registrato un calo del 30-40% nella produzione. Viti e impianti sono già in sofferenza e siamo in difficoltà anche nell’attività di potatura.

Fonte: ANSA.

Uiv, storico sorpasso export griffe del vino italiano su etichette pop.
Segna il passo il commercio mondiale dei vini fermi, con cali in volume nell’ultimo anno attorno al 5%, ma aumenta la tendenza premium dei consumi, a partire dai rossi italiani. Secondo le analisi dell’Osservatorio Uiv sui trend di mercato negli ultimi 12 anni, il vino made in Italy ha visto quadruplicare le vendite a volume dei vini fermi in fascia super-premium (oltre i 9 euro a bottiglia franco cantina), con una crescita media annua del 13%. Ancora più significativo il quadro se si guarda al valore: da nicchia con un’incidenza del 6% sul totale export del 2010 ad asset sempre più decisivo nel 2022, con una quota di mercato dei vini di eccellenza arrivata a valere il 18%, pari a 863 milioni di euro.

Fonte: ANSA.

Il vino della settimana, Ornellaia: la magia di un gioiello che il mondo ci invidia.
L’etichetta di Bolgheri, orgoglio del made in Italy, rivela i suoi segreti nel calice. La nuova annata 2020, interpretata dall’artista americano Joseph Kosuth, esprime profondità attraverso il concetto di “proporzione”. Un nettare prezioso, frutto di un’accurata selezione di uve Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot, che mostra calore, equilibrio ed eleganza. Darà il meglio di sé a partire da 15 anni.

Fonte: Repubblica TV.

Vino:Corea Sud mercato promettente per Italia,import del 15%.
Vinitaly ha chiuso in Corea del Sud un Roadshow articolato in 13 tappe nell’ambito delle quali è stata presentata anche la 55/a edizione della rassegna in programma a Veronafiere dal 2 al 5 aprile. Una campagna di incoming senza precedenti che ha potuto contare sulla collaborazione di Ice e dei delegati Veronafiere in nove Paesi di tre Continenti (America, Europa, Asia) ma anche sull’adesione delle Ambasciate e del Sistema camerale all’estero. I nove Paesi selezionati da Vinitaly per le missioni promozionali rappresentano i due terzi del valore e del volume di vino tricolore esportato nel 2022.

Fonte: ANSA.

Vino, export: nel 2022 fermi premium superano per la prima volta i popular.
Il commercio mondiale dei vini fermi segna il passo, con cali in volume nell’ultimo anno attorno al 5%, ma aumenta la tendenza premium dei consumi, a partire dai rossi italiani. Negli ultimi 12 anni, il vino italiano ha visto quadruplicare nel periodo le vendite a volume dei vini fermi in fascia super-premium (oltre i 9 euro a bottiglia franco cantina), con una crescita media annua del 13%. Ancora più significativo il quadro se si guarda al valore: da nicchia con un’incidenza del 6% sul totale export del 2010, ad asset sempre più decisivo nel 2022, con una quota di mercato dei vini di eccellenza arrivata a valere il 18%, pari a 863 milioni di euro. A farne le spese, in particolare il segmento entry level, che sul pari periodo segna una contrazione dello share dal 19% al 6%. E’ quanto emerge dalle analisi dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) sui trend di mercato.

Fonte: Askanews.

Export di vino aumentato nonostante la guerra: giù la Toscana, su il Veneto anche in quantità.
Un anno fa i produttori temevano il crollo del business che aveva raggiunto i 375 milioni di dollari. Invece ci sono cantine che hanno consolidato le vendite nonostante sanzioni ed embarghi (per le bottiglie solo se di prezzo sopra i 300 euro). Un anno fa, di questi tempi, l’Unione italiana viticoltori (Uiv), che rappresenta più di 150.000 viticoltori, più del 50% del fatturato italiano e oltre l’85% di ricavi da export del settore, temeva il crollo delle esportazioni di vino in Russia come conseguenza dell’attacco di Putin all’Ucraina, delle conseguenti sanzioni economiche, degli embarghi. “Ci troviamo costretti a dover rinunciare a una piazza strategica per l’Italia.

Fonte: Firenze – la Repubblica.

Acquistare vino online: scelta ecosostenibile.
Negli ultimi anni il numero di italiani che ha fatto acquisti online è aumentato a dismisura. In particolare, sono proprio i negozi online di vini, liquori et simili che hanno riscosso un successo travolgente, soprattutto negli ultimi 2-3 anni, e in questo la pandemia ha di certo spinto non poco la situazione. Ma un e-commerce è più inquinante rispetto a un negozio tradizionale? Cerchiamo di capire le caratteristiche da un punto di vista ambientale dei negozi online. Meglio i vini Franciacorta online che dal produttore? Effettivamente c’è già chi parla del fatto che fare acquisti online sia più ecosostenibile rispetto a recarsi personalmente nei negozi.

Fonte: Econote.

Il vino in Puglia, tra cultura e coltura.
“Terra sitibonda ove il sole si fa vino”, così Dante Alighieri definisce nei suoi versi la Puglia e già il nome: Apulia, sembra andare nella stessa direzione in quanto secondo una diffusa etimologia pare derivi da A-puvlia (terra senza acqua, intesa sia come piogge che come fiumi o laghi). La coltivazione della vite in Puglia parte dai fenici, che si affacciarono sulle rive di questa regione intorno al 2000 a.C. e che introdussero nuovi vitigni e delle efficienti tecniche di coltivazione. Un analogo apporto diedero i coloni greci, importando alcuni dei vitigni che si trovano coltivati ancora oggi.

Fonte: Horecanews.it .

Vino, Mobrici: siccità è fatto concreto, non più evento eccezionale.
“Ormai la siccità non è più un evento eccezionale ma è un fatto concreto, con il quale dobbiamo fare i conti ogni giorno”. Così il presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Filippo Mobrici, ha commentato la difficile situazione idrica che sta colpendo il settore vitivinicolo nell’area del Nord Italia. “Il Consorzio ritiene che per far fronte a questa situazione, le vie percorribili siano due: in prima istanza bisogna muoversi verso la ricerca di soluzioni per l’approvvigionamento idrico creando invasi in grado di raccogliere l’acqua piovana torrenziale e strutture irrigue per la redistribuzione dell’acqua nei vigneti” ha proseguito Mobrici, aggiungendo che “la Regione Piemonte sta dimostrando sensibilità rispetto all’argomento e, negli ultimi anni, qualcosa ha cominciato a muoversi: la speranza è quella che le istituzioni possano fornire sostegni e aiuti concreti per affrontare la crisi idrica che affligge l’intero comparto dell’agricoltura in Piemonte, come nel resto d’Italia”.

Fonte: Askanews.

“Italian lifestyle paradigma per crescita vino italiano in Sud Corea”.
“In questo Paese il vino tricolore sta diventando sinonimo di cultura e di italian lifestyle. Un paradigma di eleganza e bellezza e di forte attrattività che già coinvolge altri settori dal posizionamento più maturo come la moda, il design e l’arredamento. Il vino non è un prodotto di consumo abituale, per questo serve fare leva sul forte richiamo del ‘brand Italia’ e sulla capacità dei nostri vini di adattarsi perfettamente alla dieta locale e non solo in abbinamento ai menù occidentali”. Lo ha detto l’ambasciatore d’Italia in Corea del Sud, Federico Failla, alla tappa conclusiva del Roadshow di Vinitaly a “High Street Italia” a Seoul, lo showroom del made Italy di Ice Agenzia, partner di Veronafiere nella campagna straordinaria di promozione e incoming iniziata il 19 gennaio scorso a Rust in Austria.

Fonte: Askanews.

STAMPA ESTERA

Arrival of South Africa’s Black winemakers.
“I really would love to make my own wine, tell my own story someday.” Owners play vital roles at prestigious estates in a robust community. Under a bright blue sky on a cloudless November day, a tasting room in Stellenbosch features all the charm you’d expect from South Africa’s premier wine region. Housed in a white Cape Dutch building with a thatched roof, it offers panoramic views of green hills, rows of grapes and mountains. Inside, the vast, airy space is decked out with cushy midcentury modern chairs set in cozy nooks, with South African electronic music providing a soothing backdrop. This could be just any other cozy place to sip and relax in this temperate heaven-on-earth about a 45-minute drive east of Cape Town. But there’s something unique and crucial about this tasting room. You have to look closely to see it. The bottles behind the glossy woodpaneled bar carry Zulu names like Thokozani, which means “let’s celebrate”; or Bayede, which means “hail” and is proclaimed in the presence of the Zulu king. And then there’s Ses’fikile, which means “we’ve arrived,” a seemingly spot-on motto for this space. This is the Wine Arc, the only tasting room in South Africa that exclusively features Black-owned wine brands, with 13 labels for visitors to sample and purchase. It is a place to support and celebrate the growing presence — arrival, if you will — of Black owners in an industry built on the enslavement and dehumanization of people of color that remains dominated by the country’s white minority. Black South Africans make up more than 80 percent of the population, yet Black-owned wine brands accounted for less than 1 percent of liters sold domestically and an even smaller share of liters exported in 2020, according to South African Wine Industry Information and Systems. Less than 3 percent of the country’s vineyard acreage is under Black ownership, according to a report by Vinpro, an industry trade group. But despite the massive underrepresentation of Black South Africans in ownership, winemaking and other coveted roles (they are well represented in labor), it is growing increasingly possible to explore the wine lands in a way that focuses on and supports them.

Fonte: New York Times International Edition.

Vignes, pêchers, oliviers… Ces cultures qui migrent du Sud vers le Nord.
Le réchauffement climatique en cours et la sécheresse obligent les agriculteurs à s’adapter. Le phénomène concerne l’ensemble de la France et donne des projections étonnantes d’ici à 2050. dans une France septentrionale deve- juste un désherbage chimique ou méta nue plus sèche. nique: permet de conserver dans la terre 5 % à 10’/ d’eau en plus, ajoute Serge Nouvelles pratiques Zaka. Dans le cas d’une grosse sécheresse cantine celle vécue en 2022, cela La vigne étend sa conquète jusqu’à permet un répit d’une semaine á l’extrême nord du pays. Les Hauts- dix jours et permet au mars de passer le de-France se mettent ainsi à la viti- stade de floraison sans trop d’encombre culture, avec l’implantation de ou au blé de mieux effectuer sa phase de 200 hectares de vignes en cinq ans remplissage de grain. » «L’abandon de dans quatre départements. C’est par la charrue est un progrès. A permet de exemple le cas de h société Ternoveo, stocker plus de carbone et de matières négociante en céréales dont le siège organiques dans les sols. Ces dernières social est dans l’Aisne. En réfléchis jouent le rôle d’éponges en conservant sant aux conséquences du réchauffe- mieux l’humidité dans la terre, complè nient climatique pour les agriculteurs te Djamel Belald, Ingénieur agronome avec lesquels elle travaille, elle a eu franco algérien, qui a eu l’opportunité l’idée de s’adapter à cette nouvelle de travailler des deux côtés de la donne en plantant des vignes. Après Méditerranée. Il faut aussi faire de la avoir récolté ses premiers raisins en sélection varlétale. Les semenciers septembre dernier, ce négociant va français regardent avec intérêt les col commercialiser l’été prochain son vin lectlons de blé semé dans les oasis algéblanc, Les 130. Tiennes. Les éleveurs tricolores sont Cette migration des cultures concerne curieux de savoir comment on peut l’ensemble de la France, avec des pro- conduire un troupeau laitier par 50 ‘C. » jections étonnantes. « D’ici à 2050, le climat de l’Aquitaine devrait arriver en Un usage sobre de l’eau Mayenne et plus largement en Maine et Loire, avec des kiwis, des pruneaux, Habituée à une abondance de précipi des pêches nectarines, qui remplace- tations, l’agriculture française doit ront les pommes et les poires. On pour désormais tabler sur la sobriété dans ra ? oir aussi l’installation de vignobles. l’usage de l’eau, essentielle au dévelopSur cette période, le clitylat méditerra- pement des plantes. «Il faut arriver à néen arrivera à Lyon et à Bordeaux semer plus tôt des cultures à l’automne avec des plantations d’oliviers ou comme les mélanges fourragers à base d’abricots. C’est une évolution très de légumineuses et de graminées pour progressive, d’annee en année, qu’il optimiser la pluviométrie hivernale, faut anticiper, constate Serge 7.aka, commente Joël Limouzin, vice-présidocteur en agroclimatologle, consul- dent de la FNSEA en charge de la gestant indépendant.

Fonte: Figaro.

Sangue d’Oro, le projet d’une vie.
Qn’est-ce qui peut bien attire sur une ile perdue de la Me diterranée une comédienne dont la carrière se joue , entre les théâtres de la capitale et les plateaux de cinéma ? Pourquoi ce goût du Sud chez celle qui vient d’interpréter pendant plusieurs mois Bérénice à la Scala ? « Mes parents ont divorcé quand j’étais enfant et ma mère est partie vivre dans le Midi. À Paris, je m’ennuyais, je manquais de lumière. Mon père nouxspréparait, à nia soeur et moi, des plats de cantine, des légumes bouillis immangeables. Dès lors, pour mai, l’odeur du Sud, celle des herbes, des fleurs et des essences méridionales, devient une Fromesse de bonheur. A 20 ans, je commence à faire des films. A Rame, à l’occasion d’un tournage, je lause pendant quelques mais une maison oh je plante des centaines de rosiers à rose jaune plate. Toutefois, pendant des années, je ne me sens pas légitime pour posséder de lu terre et une maison. Pris je rencontre cet architecte italien qui m’explique que l’aie de Pantelleria, =rocher volcanique perdu entre la Sicile et la Tunisie regorge de trésors. J’y suis allée.» De Pantelleria, elle aime tout de suite Li beauté brute : «Les villages n’ont pas évolué depuis des dizaines d’années la nuit, fi n’y a aucune pollution lumineuse. le vis à Scowi. Il y a peu de choses : un port, une pharmacie, une église, un cercle de dist.’ussion avec un côté réservé aux hommes et un autre pour les femmes, =cinéma et urne salle de billard réservée aux membres. » File s’offre ce « lopin de terre. En fait sans vraiment le savoir ni le vouloir, j’c acheté des vignes. Au début j’ai vendu I raiºin à des producteurs de vin. Très vit j’ai décidé de faire mol-mène man passt to.» Il est ici question du jus ancestral d. File, d’une méthode de production pres. que aussi vieille que la civilisation. le grappes de muscat d’Alexandrie, issue de pieds cultivés entre des murets, son récoltées bien mitres et en partie semi séchées au soleil sur des murs de piern noire. Cette déshydratation favorise l’expression sucrée d’arômes d’orange et d figue de barbarie. Puis le jus est mis ei fermentation dans des cuves. On n s’improvise pas vigneronne du jour ai lendemain. La première cuvée de Carol Muguet n’est pas une réussite. «l’ai fai venir l’oenologue Donato Innati qui aidée.

Fonte: Figaro.

Chaque vigne cherche sa voix.
L’urgence climatique est telle, on le constate encore avec la sécheresse hivernale, que les vignerons sont sommés d’égrener leurs actions pour cultiver des vignes plus propres. Ils ne sont pas stupides. La terre est leur outil de travail, aucun n’a intérêt à la saccager, aucun ne pollue par plaisir. Du reste, ils sont d’accord pour réduire les produits toxiques. Et il y a consensus pour dire que la terre viticole française est bien plus propre qu’il y a soixante, trente ou dix ans. Mais dès qu’il s’agit de désigner, aujourd’hui, la conduite la plus écologique dans la vigne comme au chai, plus personne ne s’entend, chacun détient sa vérité. Tout le monde a raison, tout le monde a tort. Un pro-bio (label AB) explique que l’arrêt des produits de synthèse et des pesticides protège les micro-organismes du sol, les travailleurs de la vigne et les riverains. Il a raison. Un Champenois justifie son refus du bio par un climat humide et le fait qu’il devrait faire passer un tracteur toutes les semaines dans les vignes, soit un bilan carbone désastreux, et épandre une forte quantité de cuivre, qui nuirait à la qualité des sols. On peut l’entendre. Une vigneronne nous explique que la biodiversité qu’elle met en place avec les bois et les haies entourant ses vignes ou le recyclage de l’eau font plus de bien à l’environnement qu’une transition à marche forcée vers le bio. Difficile de la contredire. La marque de champagne Piper-Heidsieck estime que la certification qu’elle a obtenue (B Corn) est une bonne voie, car elle prend en compte une éthique environnementale et sociale globale, y compris pour les partenaires de l’entreprise. Débat intéressant.

Fonte: Monde.

Trouver les mots verts.
Communiquer sur ses pratiques écologiques devient incontournable pour les vignerons. Mais le sujet est plein de pièges… n slip enterré dans les vignes et c’est le buzz garanti! Plusieurs vignerons, de la Dordogne à l’Alsace, ont tenté l’expérience avec bonheur. Enfouir dans le sol une culotte en coton, la déterrer au bout de quelques mois, constater sa dégradation et envoyer la photo du sous-vêtement grignoté à ses clients ou sur les réseaux sociaux. Cette biodégradation est le signe d’un sol riche en micro-organismes et en vie bactérienne, en somme la preuve d’une terre écologiquement saine. Qu’on le sache ! Leonardo DiCaprio, lui, est entré récemment au capital de Champagne Telmont. Ce qui l’a séduit? «Le cap vers le Zoo % biologique et le Zoo % en électricité renouvelable» de la maison. Son président, Ludovic du Plessis, répète qu’il partage avec l’acteur son engagement pour la protection de la planète et rappelle le slogan de sa marque: «Au nom de la terre ». La maison de champagne dit vouloir être 100 % bio d’ici à 2025 pour ses propres vignes et d’ici à 2031 pour celles de ses vignerons partenaires. Qu’on se le dise! L’histoire du slip et l’engagement de DiCaprio sont deux exemples parmi tant d’autres d’un phénomène qui s’amplifie depuis dix ans : il est devenu difficile pour une exploitation viticole de faire l’impasse sur l’environnement. De ne pas en parler. Il faut, avec de bons arguments ou des mauvais, prouver que sa terre est plus propre, son vin plus sain. Greenwashing La tâche est délicate, car la viticulture est toujours perçue comme une activité polluante. «Si elle n’occupe que 4 % de la surface agricole franvaise, elle utilise 20 % des produits phytosanitaires, constate Nadine Lauverjat, déléguée générale de l’association Générations futures. La forte imbrication entre la vigne et les habitations fait que des populations sont encore très exposées aux traitements. » Aussi la «communication verte» des domaines donne le tournis, entre transition réelle et greenwashing.

Fonte: Monde.

Les paradoxes de la viticulture bio.
Contraignant, le label AB stagne face à des enjeux écologiques toujours plus forts C , est un paradoxe qui interpelle. D’un côté, l’urgence écologique est partout brandie dans l’espoir de sauver la planète. De l’autre, le bio stagne, tant sur l’offre que sur la demande, après des années de belle hausse. Pour les vignerons, travailler en «AB» est en effet contraignant : ne pas utiliser de pesticides trois années de rang afin d’obtenir le label ; ne jamais déroger, même une fois, au lourd cahier des charges pour le conserver. Quitte à perdre beaucoup de récoltes. En 2012, quelque 40000 hectares de vignes françaises étaient certifiés bio, soit 39,7% de plus que l’année précédente. Nous sommes désormais à 90000 hectares, soit plus du double, ce qui représente presque 20% du vignoble français. C’est moins bien que les deux pays-phares — 26% pour l’Espagne et 25% pour l’Italie —, mais bien mieux que dans l’agriculture en général en France, où l’on ne recense que 10,3% des terres exploitées en bio, selon l’Agence Bio. Néanmoins, si l’on prend en compte, en plus des vignes labellisées, celles qui sont en cours de conversion, soit 70000 hectares, on aboutit à un total, bien supérieur, de 160000 hectares conduits en bio en 2021, en France. Les trois prochaines années seront donc décisives pour évaluer si les vignerons iront jusqu’à la certification ou s’ils abandonneront en cours de route. Un certain découragement En effet, depuis deux ans, de moins en moins de domaines se lancent dans la course au label AB. En 2021, 1510 vignerons ont débuté une conversion. Us étaient 222 de plus l’année précédente. Plus inquiétant encore, l’an dernier, 448 viticulteurs ont arrêté le bio. Ils étaient 315 en 2021 et 188 en zozo. Un certain découragement flotte dans le milieu. Cependant, les résultats sont disparates. Dans le Rhône sud, en Provence ou en Corse, le bio est très présent, favorisé par un climat sec et ensoleillé, rempart contre les parasites et les maladies. C’est ainsi que deux appellations méditerranéennes, calvi (Haute-Corse) et baux-de-provence (Bouches-du-Rhône), peuvent s’enorgueillir, en 2023, d’avoir l’intégralité de leurs vignerons en bio. Ailleurs, surtout en climat tempéré, c’est une autre histoire. Le bio occupe zo % des vignes de Bourgogne-Franche-Comté, ce qui est dans la moyenne nationale. Pourtant, en Côte-d’Or, le nombre de certifications obtenues en 2022 a chuté de moitié par rapport à 2021.

Fonte: Monde.

Viticulture : Feu vert ministériel pour une distillation de crise.
L’annonce le 6 février dernier par Marc Fesneau, ministre de l’Agriculture, d’une prochaine campagne de distillation soulage les acteurs de la filière sans pour autant les contenter. Les responsables professionnels de la filière viticole régionale sont rassurés par les premières annonces ministérielles concernant les mesures de gestion de crise. Ils attendent néanmoins la confirmation du montant des aides accordées et du prix proposé pour la distillation_ Desprécisions qui devraient être apportées lors du Salon de l’agriculture qui débute ce samedi 25 février. Les pouvoirs publics ne sont pas restés sourds aux demandes de la filière viticole. Depuis plusieurs mois, les responsables professionnels réclamaient des aides pour les exploitants confrontés à des difficultés de trésorerie du fait d’une hausse sans précédent de leurs coûts de production, conjuguée à une baisse des ventes de vin, notamment sur le marché domestique. Lors d’une rencontre le 6 février dernier avec Marc Fesneau, ministre de l’Agriculture, ils ont obtenu l’assurance dure prochaine campagne de distillation, destinée à éliminer les excédents de production, qui pèsent sur le marché et tirent les cours vers le bas. 160 millions d’euros pour une distillation de crise Le ministre a annoncé une enveloppe de « 40 millions d’euros de crédits nationaux complétés de 40 millions d’euros de financements européens (FEAGA) ». « Une seconde campagne de distillation pourra être organisée à partir d’octobre selon la même répartition entre crédits nationaux et européens pour atteindre un maximum de 160 millions d’euros en 2023. Les demandes seront portées en ce sens auprès de la Commission européenne sans délai », précise un communiqué du ministère de l’Agricu’ture. Si l’annonce de cette distillation a été un soulagement pour les acteurs de la filière, les montants promis ont d’ores et déjà été jugés insuffisants. • Si on veut que cette mesure ait un Impact, Il faut rajouter40 millions d’euros et consacrer 200 millions d’euros à cette distillation », soutient Alexandre They, co-président de la Fédéral on régionale des Vignerons Indépendants. C’est également l’avis de Ludovic Roux, président des Vignerons coopérateurs : *** « Cette mesure est ouverte à tous les producteurs en France. Les estimations s’élèvent à 3 millions d’hectolitres qu’il faudrait éliminer pour assainir le marché. En Languedoc-Roussillon, cela pourrait représenter 1,5 millions d’hectolitres. Il est primordial que cette enveloppe atteigne les 200 millions d’euros si nous voulons que ces volumes soient efficacement retirés du marché. Il faut également que le ministre annonce très rapidement les prix proposés pour cette distillation afin de remettre le marché sur les rails. Certains opérateurs profitent de cette crise pour proposer des prix indécents. Il faut arrêter ça. D’après les premiers échanges que nous avons eu avec le Ministère, on s’orienterait vers un tarif de 55 à 60 € par hectolitre pour les vins sans indication géographique et 70 à 80 € par hectolitre pour les !GP et AOP, avec, peut-être, des prix distincts pour ces deux catégories. Le ministre s’est engagé à nous donner tous les détails sur cette distillation lors du salon de l’Agriculture >.

Fonte: Tribune.

Where Did All The Merlot Go?
Misunderstood, maligned, lately a unicorn on wine store shelves, the great Bordeaux grape is ripe for rediscovery. Lettie Teague tracks it down. The Signs were subtle but unmistakable. An online search on a retail wine site turned up nothing. In one wine store, the few bottles I found were shelved near the floor. In another, the wines were stacked under a sign that read “Cabernet.” Where did all the Merlot go? Some drinkers date the fall of Merlot to the 2004 movie “Sideways,” whose main character cursed it (and praised Pinot Noir). Others—more plausibly—blame its demise on poor winemaking or viticultural decisions by producers several decades ago. Planted in the wrong place and/or cheaply made, the oceans of Merlot that resulted failed to thrill. But Merlot never fully disappeared. And thanks to both longtime supporters and new natural-wine fans, it may even be poised for a comeback. One of the great ironies of all the oenological ire Merlot inspired: Some of the greatest, most sought-after wines in the world are made from this grape, legendary wines that collectors covet and ` “Sideways” was the best thing that happened to Merlot. We took it as a shot across the bow and stepped up our efforts: few can afford. I’m talking about Château Petrus, the great and pricey Pomerol—a bottle of which from the 2018 vintage can cost $18,000—and Masseto, the allMerlot Super-Tuscan whose 2018 iteration sells for around $900 if you can find it. They’re the rich, supple, lush, captivating Merlots most Merlot haters have likely never tasted. But this grape’s greatness isn’t just as a solo act: Merlot shines as a member of the chorus as well. Great wines are made by blending Merlot with other grapes. Merlot fills in the “midpalate” of Cabernet, winemakers have told me, providing the lushness and softer tannins Cabernet lacks. Merlot’s most common blending counterparts are Cabernet Sauvignon and Cabernet Franc; others include Sangiovese, Malbec and Petit Verdot. Although single-varietal wines and blends are made with Merlot all over the world, this grape shines particularly bright in the California regions Napa and Sonoma, Washington state, Long Island, various parts of Italy (particularly Tuscany) and, famously, the Right Bank of Bordeaux, France, in Saint-Émilion and Pomerol. The wines that made drinkers stop drinking Merlot weren’t often produced in these places. It’s important to note that those drinkers never stopped at all when it came to Bordeaux, perhaps because they didn’t even know the wines were made of Merlot. As Sarah Wright, sales assistant at the Saint-Émilionbased Château Milon opined, “The Anything-But-Merlot phenomenon was/is very much an Anglo-Saxon thing.” The winery produces a delightful Merlot under the Château Milon Caprice label that its importer calls “Merlojolais” for its juicy, friendly nature. At $20 a bottle for the 2019 vintage, this wine is also very accessibly priced.

Fonte: Wall Street Journal Usa Off Duty.

Ribera del Duero comes of age in dramatic fashion.
A confession: for many years, I tended to steer clear of wines from Ribera del Duero, apart from those from the most venerable producer, Vega Sicilia. Towards the end of the last century there was massive, some would say opportunistic, investment in this high-altitude region, situated on the banks of the river in north-west Spain that becomes the Douro when it flows over the Portuguese border. Forty years ago it was home to seven wine producers. Today there are 307. The investment, Napa Valleystyle, tended to go into bricks and mortar rather than vines. The region became dotted with winery palaces run by managers desperate to get their hands on grapes from local growers and fighting for them to such an extent that the raw material they used was not always of the finest quality. Some newcomers planted vines to fill the supply gap, resulting in a high proportion of young vines, sometimes overproductive clones, many of them planted in less propitious sites. The prevailing fashion then was for high-alcohol, chewy, oaky wines and this — plus producers’ desire to disguise less-than-wonderful fruit — resulted in far too many Ribera del Duero wines being aged in new, heavily toasted, often poorly seasoned oak. This is not my favourite style at all, but many Spanish consumers loved these concentrated, flamboyant, tannic wines. Ribera carne to challenge Rioja as Spain’s pre-eminent red wine region, not least because Pingus, the cult wine made by talented Dane Peter Sisseck, became Spain’s most expensive Ribera del Duero comes of age in dramatic fashion Jancis Robinson yse het wine. But now I must add Ribera del Duero to my long and growing list of wine regions that have undergone a dramatic transformation, with much better winemaking overall as well as some interesting new, fresher styles. Vega Sicilia’s perceptive technical director Gonzalo Iturriaga de Juan, who makes wine in both Ribera del Duero and Rioja, was enthusiastic about the current situation when presenting wines from both regions in London recently. “In Ribera there is more freedom than in Rioja,” said Gonzalo. “Young producers there are doing really interesting things. This is a beautiful moment for Ribera.” There is every reason why Ribera del Duero could and should produce delicious wines. Like many other Spanish wine regions, Ribera has very hot summers (in 2022 the mercury there reached 46.8C) but because it’s so high, nights are cool. Vineyards here are at between 720m and 1,100m (Bordeaux’s vineyards, by comparison, are not much above sea level) and the harvest is one of the latest in Europe, sometimes stretching into November. Summers can be short as well as scorching. Frost has been known as late as June 6 and as early as September. The result is that sugar levels can easily rise much faster than tannins ripen — and nowadays winemakers are looking for less aggressive tannins — so that before everything is ripe enough, acid levels may well have fallen too low for the resultant wine to be refreshing. By far the dominant grape variety is Tempranillo, usually called Tinto Fino or Tinta del Pais. Its wines, if well made, can last for decades and have an affinity with top quality oak, both American and French.

Fonte: Financial Times Life&Arts.

Grazie per l’ascolto, vi ricordiamo che le news di oggi, sono state offerte da Blinkup

A risentirci a domani.

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