Il cuore pulsante dell’agroalimentare italiano rischia di battere sempre più piano oltre i confini nazionali. Il settore vitivinicolo, uno dei simboli più potenti del Made in Italy nel mondo, lancia un grido d’allarme: dazi, stigmatizzazione e concorrenza sleale minacciano non solo l’export, ma l’intero sistema di valori che ruota attorno alla nostra produzione d’eccellenza.

A rischio il Made in Italy: solo una filiera certificata 100% può salvare l’eccellenza agroalimentare ed enologica italiana
In una nota congiunta, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini hanno espresso una preoccupazione unanime: “Serve un’azione diplomatica forte per sospendere i dazi. L’export verso gli Stati Uniti vale 2 miliardi di euro. Il rischio è perdere quote di mercato e vedere sparire molti dei nostri vini di eccellenza dalle tavole americane”.
Il paradosso di un’eccellenza sotto attacco
L’Italia è riconosciuta a livello globale per la qualità dei suoi prodotti agroalimentari e vitivinicoli. Il vino, in particolare, è frutto di una tradizione millenaria che unisce territorio, cultura e sapere artigianale. Eppure, proprio questa eccellenza è anche la più contraffatta e imitata. Il “fake Made in Italy” circola liberamente in molti mercati esteri, sfruttando il prestigio del marchio italiano senza restituire nulla alla nostra economia.
E allora la domanda è: come possiamo difendere ciò che ci rende unici?
La risposta: filiera certificata 100% Made in Italy
La vera chiave di volta è costruire una filiera agroalimentare ed enologica certificata 100% Made in Italy, dalla vigna alla bottiglia, dal campo alla tavola. Solo così possiamo rivalutare economicamente i nostri prodotti, dimostrare la loro autenticità e pretendere un prezzo più giusto nei mercati esteri, anche in presenza di barriere come i dazi.
Una filiera certificata consente:
- Trasparenza: il consumatore sa esattamente da dove viene ciò che consuma.
- Tutela legale: contrasto più efficace alla contraffazione.
- Valore aggiunto: maggiore disponibilità a pagare per un prodotto garantito, autentico e tracciabile.
- Forza diplomatica: più argomenti per difendere l’export e negoziare condizioni commerciali più favorevoli.
Un patrimonio culturale da salvare
Non si tratta solo di economia. Come ha sottolineato Josè Rallo (Donnafugata), “C’è il pericolo che il vino non venga più visto come parte di una tradizione millenaria fatta di equilibrio e cultura, ma come un vizio da censurare”. Le etichette allarmistiche e la crescente stigmatizzazione del vino rischiano di minare le basi culturali di un prodotto che ha sempre rappresentato convivialità, misura, identità.
Conclusione: la sfida è ora
Il Made in Italy non può permettersi di perdere terreno. Ogni giorno senza un intervento deciso è un giorno in cui perdiamo quote di mercato, reputazione e futuro. Ma la soluzione è nelle nostre mani: costruire, certificare e promuovere una filiera 100% italiana, vera, riconoscibile e difendibile.
Solo così potremo trasformare la crisi in opportunità e tornare a far brillare l’agroalimentare italiano nel mondo, con la forza e l’orgoglio che merita.