Export italiano in crescita: sprint iniziale nel 2025
Il vino italiano apre il 2025 con una performance positiva sui mercati internazionali. A gennaio, l’export è cresciuto del +7,5% in valore (578,6 milioni di euro) e del +1,9% in volume (153,5 milioni di litri), con gli Stati Uniti in testa (+19,3%) grazie alla corsa ad anticipare i nuovi dazi imposti da Trump (poi parzialmente congelati). Gli spumanti trainano il comparto con 150,4 milioni di euro (+5,7%).
I principali mercati in crescita:
- Stati Uniti: +19,3% (162,5 mln €)
- Canada: +23% (34 mln €)
- Germania: +5,3% (89,1 mln €)
- Regno Unito: +3,7% (50,8 mln €)
- Belgio: +13,1% (18 mln €)
- Giappone: +11,3% (11,7 mln €)
- Francia: +6,1% (19,3 mln €)
In calo Cina (-16,8%) e Russia (-53,5%) dopo un 2024 da record.
Consumo e produzione mondiale ai minimi storici
Il 2024 segna un punto critico per il vino nel mondo:
- Consumo globale: 214,2 milioni di ettolitri, il dato più basso dal 1961 (-3,3% vs 2023)
- Produzione mondiale: 225,8 milioni di ettolitri (-4,8%) I motivi? Inflazione, costi di produzione alti, e un cambiamento strutturale nei gusti dei consumatori. In media, una bottiglia costa oggi il 30% in più rispetto al biennio 2019-2020.
Italia leader nell’export: +60% in 10 anni
L’Italia supera la Francia nella crescita dell’export (+60% vs +51%). Tuttavia, resta altamente dipendente da pochi mercati: il 60% dell’export è concentrato in soli 5 Paesi, con gli USA al primo posto (24%). Il Veneto da solo vale il 37% dell’export nazionale.
Sfide future:
- Diversificazione dei mercati
- Maggiore presenza nel segmento luxury
- Espansione nei mercati emergenti (Asia, Est Europa, America Latina)
Dazi e geopolitica: il vino italiano sotto pressione
La “guerra dei dazi” tra USA e UE porta all’introduzione di un +10% sulle importazioni di vino italiano negli USA. La sospensione del dazio ulteriore (altri +10%) per 90 giorni apre a possibili scenari di dialogo. Ma l’esposizione italiana resta alta: il 24% dell’export va negli USA (vs 20% della Francia e 10% del Cile).
Dealcolizzati: boom previsto nel 2025
Grazie a un nuovo decreto ministeriale, la produzione di vino dealcolizzato crescerà del 60% nel 2025, con lo spumante a zero alcol (83%) in testa. Questo segmento risponde alla crescente domanda di bevande salutari, soprattutto tra i giovani e nei mercati esteri (USA, Germania, Paesi nordici). Il mercato USA dei no-alcohol wine vale già 322 milioni di euro, e cresce a doppia cifra.
Giovani e nuovi consumi: preferenze che cambiano
Una ricerca di Nomisma e Federvini mostra che i giovani tra 23 e 35 anni:
- Preferiscono cocktail e spirits (24%) al vino fermo (13%)
- Apprezzano vini a basso o nullo tenore alcolico
- Scelgono il vino in base a prezzo e sostenibilità ambientale
- Sono sempre più influenzati dal brand e dall’impatto “green”
Sfide e opportunità per il settore vinicolo italiano
- Il vino “tradizionale” perde terreno tra i giovani, ma le bollicine e i vini no-low alcol offrono margini di crescita.
- La filiera deve innovare comunicazione e linguaggio per coinvolgere le nuove generazioni.
- È il momento di investire in promozione e diversificazione, puntando su mercati emergenti e nuovi trend di consumo.