Andamento della vendemmia 2023 in Italia

Nel 2023, la vendemmia in Italia ha registrato una produzione di circa 44 milioni di ettolitri, il che rappresenta un calo del 12% rispetto all’anno precedente. Questo declino è principalmente attribuibile agli effetti dei mutamenti climatici, con condizioni meteorologiche incerte e spesso estreme, inclusi un aumento significativo delle giornate di pioggia durante i primi otto mesi dell’anno scorso.

Andamento della vendemmia 2023 in Italia

Le regioni settentrionali dell’Italia hanno mantenuto i livelli di produzione dell’anno precedente, mentre al Centro, al Sud e nelle Isole si sono verificate flessioni di circa il 20% al 30%. La diffusa malattia fungina della Peronospora, causata dalle frequenti piogge, ha colpito in particolare le regioni del Centro-Sud.
Nonostante le sfide, i primi grappoli raccolti per la produzione di spumante hanno mostrato buoni livelli di acidità e caratteristiche aromatiche promettenti, indicando potenzialmente una buona qualità per questa categoria di vini. Tuttavia, le condizioni meteorologiche durante la raccolta delle altre varietà saranno determinanti per la qualità complessiva.
La diminuzione della produzione complessiva potrebbe portare la Francia a superare l’Italia come il principale produttore mondiale di vino, anche se questo dipenderà dalle condizioni climatiche nelle settimane a venire.
Il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, ha sottolineato le sfide della vendemmia 2023, attribuendole in gran parte ai cambiamenti climatici. Ha anche sottolineato l’importanza del lavoro degli enologi nel mitigare gli effetti negativi del clima instabile.
Il Commissario straordinario di Ismea, Livio Proietti, ha notato che la contrazione nella produzione non dovrebbe essere motivo di preoccupazione a causa delle elevate giacenze di vino accumulate negli anni precedenti. Tuttavia, ha evidenziato il bisogno di concentrarsi sulla qualità e sulla competitività del settore.
L’approccio del presidente dell’Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, è orientato verso una riforma strutturale del settore vitivinicolo italiano, con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’immagine dei vini italiani sui mercati internazionali.
Nel complesso, la vendemmia 2023 in Italia è stata influenzata da sfide climatiche e fitosanitarie, ma offre ancora buone prospettive in termini di qualità del vino, sebbene la quantità sia diminuita rispetto all’anno precedente. L’industria del vino sta cercando soluzioni innovative per affrontare i cambiamenti climatici e migliorare la gestione delle coltivazioni e delle produzioni.

Il potenziale qualitativo, analizzato attraverso l’Indice creato dall’agronomo friulano, si prospetta pari a 76/100. Particolarmente favoriti i vitigni a bacca bianca e i cru a bacca nera, oltre che le basi spumante.

Vendemmia 2023: le previsioni e l’analisi dell’annata secondo l’Indice Bigot

Una vendemmia dal potenziale qualitativo medio-alto, sinora pari a 76/100, nonostante la difficile situazione sanitaria delle uve: Giovanni Bigot, agronomo fondatore della società Perleuve, ha analizzato l’annata 2023 attraverso l’Indice Bigot, metodo di valutazione oggettivo del potenziale qualitativo del vigneto che prende in considerazione i nove parametri agronomici più importanti, incrociando i dati rilevati durante la stagione. Il potenziale, ancora parziale, è elevato in particolare per i vitigni a bacca bianca e per i cru di quelli a bacca nera. Si prospetta inoltre, nella maggior parte dei casi, un’ottima annata per le basi spumante.
Relativamente al meteo, il periodo compreso tra il 28 luglio e il 28 agosto in Italia è stato più piovoso della media dal 50 al 100%, comportando un aumento del peso medio degli acini e una riduzione degli zuccheri. In merito alle temperature, sono state rilevate minime inferiori rispetto alla media storica (19,2 °C) in tutte le aree viticole monitorate: si tratta di un ottimo indicatore della qualità della vendemmia. Le massime, invece, sono risultate leggermente superiori, ma sono raddoppiati i giorni in cui si sono superati i 35 °C rispetto alla media degli ultimi dieci anni (+122%). L’escursione termica è stata tra le maggiori registrate negli ultimi trentanove anni, con temperature medie non troppo alte a garanzia di uve con un grande potenziale viticolo per quel che riguarda l’aromaticità e la longevità dei vini.
I dati esaminati durante la stagione 2023 attraverso l’Indice Bigot descrivono chiaramente la situazione, nonostante la varietà delle zone viticole considerate. In particolare, il deficit idrico nell’annata 2023 è stato di media intensità e ha favorito lo sviluppo di una maggior superficie fogliare, oltre che un’importante vigoria delle viti. Queste condizioni hanno quindi aumentato in particolar modo la produzione per ceppo. La biodiversità, in netto aumento, ha dato il suo contributo a mantenere i vigneti in equilibrio e a prolungarne la vita.
“La qualità delle uve – spiega Giovanni Bigot – è fortemente influenzata dai suoli, dall’andamento meteorologico e, soprattutto, dalle pratiche agronomiche. I suoli però non mutano nel tempo, mentre il meteo, al contrario, cambia molto. L’uomo fa il resto: modifica, adatta e cerca di plasmare la vite alle sue idee, alle sue esigenze e alle tecniche a disposizione. Per questo è centrale il lavoro umano: adottando un rigoroso metodo olistico si può fare molto per migliorare la gestione del vigneto. Investire nella sua applicazione è fondamentale per garantire una produzione vitivinicola sostenibile e di alta qualità in qualunque situazione”.
Delicata invece la sanità delle uve: “Nella mia esperienza – continua Bigot – l’annata 2023 è stata una delle più difficili, vista la variabilità di casi e le problematicità oggettive da affrontare. La pressione fitosanitaria è stata indubbiamente importante, ma chi ha adottato un approccio attento e preciso nella conduzione del vigneto ha avuto un danno trascurabile”.
Un’altra interessante ricerca di Bigot riguarda la comparazione dell’annata in corso con le precedenti stagioni relative alla stessa zona. L’agronomo ha utilizzato un approccio statistico di clustering per associare e confrontare i dati meteo e le medie storiche degli ultimi trentanove anni in Italia, nel periodo compreso tra il 28 luglio e il 28 agosto. In particolare, è stato rilevato che il meteo di quest’anno, dall’invaiatura all’inizio della vendemmia, è stato simile a quello del 1985 per quel che riguarda il Nord Est, al 2021 e al 2003 per il Centro, al 2000 per il Nord Ovest. In tutti i casi si tratta di annate caratterizzate da buona piovosità, da escursioni termiche elevate e temperature minime inferiori alla media.

Si è svolto questa mattina on-line lo “storico” (49^ edizione) focus di Regione del Veneto e Veneto Agricoltura sulle previsioni vendemmiali in Veneto, nel Nord Est, nelle principali regioni vitivinicole italiane, in Francia e Spagna. Annata caratterizzata da frequenti precipitazioni e da difficoltà legate allo sviluppo di malattie fungine. Qualità delle uve buona, ma non eccezionale, rese produttive in aumento di qualche punto percentuale per quasi tutte le cultivar. Quantità complessive in leggero aumento rispetto al 2022 per i principali vitigni e areali produttivi, visto anche l’entrata in produzione di nuove superfici vitate. Tuttavia, in alcune zone ci sono state perdite di prodotto a causa di eventi grandigeni particolarmente violenti. Per l’avvio della vendemmia, c’è un generale ritardo di circa 7-10 giorni sulle consuete date di raccolta: si parte ufficialmente l’ultima settimana di agosto, con la raccolta delle uve Pinot e Chardonnay per base spumante; Glera (Prosecco) il 15 settembre, Merlot il 17, Corvina il 20, Garganega il 25, solo per citare alcuni dei vitigni veneti. Disponibili on-line il Report analitico triveneto, le slide su meteo e fasi di maturazione delle uve nonché i video sulle previsioni di raccolta nelle altre regioni italiane, Francia e Spagna.

 

“Questo Trittico sempre di più sta diventando un evento meno regionale e più nazionale, con la partecipazione delle regioni maggiormente coinvolte nella produzione viticola in Italia (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia), con un focus sui principali competitors esteri (Francia e Spagna). Questo grazie al supporto e alla collaborazione con il Crea Viticoltura ed Enologia, gli enti regionali Avepa e Arpav e le altre regioni del Nord Est, la Regione Friuli-Venezia Giulia e le provincie autonome di Trento e Bolzano”.

Così il direttore di Veneto Agricoltura Nicola Dell’Acqua ha introdotto questa mattina il secondo focus del Trittico Vitivinicolo Veneto, “storico” evento (49^ edizione) organizzato da Regione del Veneto e Veneto Agricoltura con AVEPA, ARPAV, CREA-VE e UVIVE, dedicato alle previsioni della vendemmia in Veneto, nel restante Nord Est, nelle principali regioni vitivinicole italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia), nonché in Francia e Spagna.

“Sempre di più – ha proseguito Dell’Acqua – dovremmo affrontare tematiche relative ad eventi meteorologici estremi: si ripresenteranno annate siccitose come il 2022, o annate particolarmente piovose come quest’anno. La viticoltura regionale e italiana sta dimostrando di essere in grado di affrontare queste situazioni climatiche che non sono neanche più dei cambiamenti, ma la realtà attuale. Problema principale di questa annata sono state le malattie fungine, a cui i viticoltori hanno saputo rispondere bene, con ottimi risultati, grazie a trattamenti sempre più mirati e precisi. Per questo in Veneto ci si attende rese produttive in leggero aumento, così come la produzione complessiva, anche per l’incremento delle superfici vitate.”

I dati previsionali quanti-qualitativi della vendemmia 2023 sono stati presentati questa mattina on-line agli operatori vitivinicoli che come ogni anno attendono questo momento per inquadrare l’imminente vendemmia nei tre Paesi cardine della viticoltura europea e mondiale: Italia, Francia e Spagna, con focus particolare sul Veneto e un approfondimento sulle altre principali regioni italiane.

I fattori comuni che hanno caratterizzato, praticamente ovunque, l’annata vitivinicola in corso sono stati le frequenti precipitazioni e una maggior presenza di malattie fungine, che hanno inciso certamente sulla produzione vendemmiale nel Veneto, ma anche nelle altre aree vitivinicole, per un’annata che viene definita da più voci come “difficile”.

Tuttavia, laddove queste problematiche sono state affrontate con professionalità ed efficacia, le rese produttive non dovrebbero subire particolari variazioni e, anzi, aumentare leggermente, così come la qualità delle uve dovrebbe mantenersi su livelli buoni-ottimi.

“Gli elementi che hanno caratterizzato l’annata finora sono stati l’instabilità climatica e le frequenti precipitazioni, anche a carattere grandigeno, e l’alta pressione delle malattie fungine, peronospora su tutti e in particolare nei vigneti a conduzione biologica” – ha sottolineato Patrick Marcuzzo del Crea VE di Conegliano nel suo intervento, per poi entrare nel dettaglio dei dati raccolti da un panel di tecnici e agronomi delle più importanti cantine e produttori del Veneto.

“Nelle aziende che applicano la difesa integrata, i danni causati dalla peronospora sono stati nell’ordine del -5/10% di perdita quantitativa, mentre nelle aziende che applicano il metodo di coltivazione biologica tali perdite sono state superiori, per lo più comprese tra il -10/20%. Superiore al 2022 anche l’incidenza di altre fitopatie come il Mal dell’esca e la Botrite, mentre la Flavescenza ha avuto un incremento meno significativo. La grandine ha colpito duramente diversi areali produttivi, con perdite della produzione che hanno raggiunto anche il -20%”.

Nel complesso, in virtù di una maggiore fertilità delle gemme e un maggiore ingrossamento degli acini per le buone disponibilità idriche, ci si attende un aumento delle rese produttive per la maggior parte delle varietà in tutte le province.

E di conseguenza, considerando anche l’entrata in produzione di nuove superfici vitate, la produzione complessiva di uva raccolta in Veneto dovrebbe salire a circa 15,9 milioni di quintali, in crescita del +5/6%.

Il semaforo verde per la vendemmia dovrebbe avvenire con 5-10 giorni di ritardo rispetto alle consuete date, a seconda delle cultivar più precoci o tardive. I primi grappoli a cadere nei cesti sono quelli delle varietà precoci (Pinot e Chardonnay per basi spumante) il cui inizio ufficiale è in programma tra il 28 agosto e i primi giorni di settembre, ma va detto che in alcune aree del vicentino e del padovano la raccolta potrebbe iniziare già dalla prossima settimana. Seguirà la vendemmia di tutte le altre varietà: la Glera (Prosecco) dovrebbe partire dal 15 settembre, Merlot dal 18, Corvina dal 20, Garganega dal 25, solo per citare alcuni tra i principali vitigni veneti.

Vediamo, in estrema sintesi, quali sono le previsioni vendemmiali nel Triveneto, ricordando le slide presentate nel corso dell’incontro, i video riguardanti la situazione pre-vendemmiale nelle principali regioni vitivinicole italiane, in Francia e Spagna e il video dell’incontro sono disponibili nel sito internet di Veneto Agricoltura al seguente link: https://bit.ly/3YDfPQc

Nella provincia di Belluno la produzione viene prevista sostanzialmente in linea con quella dello scorso anno (+2/3%), salvo nelle zone colpite da grandinate. A Padova e Rovigo invece le previsioni sono più ottimistiche e ci si attende una produzione superiore del +10% rispetto al 2022 per le principali varietà. Fanno eccezione, nella provincia di Rovigo, il Merlot, la cui resa dovrebbe essere invariata, e il Pinot grigio, per cui si prevede una minor produzione (-10%) a causa degli estirpi dovuti agli attacchi di Flavescenza dorata. Nella provincia di Treviso ci si attende un incremento della produzione di Glera (+10%) e invece una riduzione dei quantitativi dei vitigni a bacca rossa (-3/5%), più elevati per le varietà non Doc/Docg, non tanto per questioni fenologiche e climatiche (fatte salve le zone colpite da eventi grandigeni) ma per scelte imprenditoriali di prediligere l’impianto di vitigni a bacca bianca.

A Venezia, ottima fertilità, numero di grappoli e ingrossamento degli acini fanno prevedere un aumento produttivo soprattutto per Glera e Chardonnay, mentre più stabile dovrebbe essere la produzione delle varietà a bacca nera, sempre fatto salvo gli areali danneggiati dalla grandine.

Gli stessi effetti positivi, a cui si aggiunge l’entrata in produzione di nuove superfici vitate, si prevede sosterranno la produzione in maniera più significativa anche nelle province di Vicenza e Verona. A Vicenza è atteso un aumento dei quantitativi raccolti di circa il +15% per tutte le varietà, mentre a Verona l’incremento di produzione dovrebbe attestarsi a circa il +10% per i principali vitigni coltivati e al +5/7% per le varietà minori, sia bianche che nere.

Nel Nord Est, nelle due provincie autonome di Trento e Bolzano, ci si attende una maggior produzione di circa il +10/15%, da un lato per le condizioni meteorologiche più favorevoli rispetto al 2022 e dall’altro per l’entrata in produzione di nuovi vigneti. Quest’ultimo aspetto ha invece inciso poco o per nulla sui risultati previsti nella regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, dove la produzione è attesa in crescita del +5/10%, esclusivamente per l’andamento climatico, laddove non si sono avuti fenomeni grandigeni o problematiche fitosanitarie (peronospora).

VENDEMMIA 2023: PRESENTATI I DATI PREVISIONALI QUANTI-QUALITATIVI PER L’ITALIA, LA FRANCIA E LA SPAGNA. FOCUS SU VENETO E NORD EST

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