VENETO, VENDEMMIA POSTICIPATA E DI ALTA QUALITÀ

In attesa dell’attesissimo focus sulle previsioni vendemmiali promosso da Veneto Agricoltura il prossimo 31 agosto, il team dei tecnici regionali ha fotografato la situazione. Dalle diverse aree vitivinicole del Veneto giungono informazioni che fanno ben sperare. Produzione in leggero calo.

VENETO, VENDEMMIA POSTICIPATA E DI ALTA QUALITÀ

L’atteso focus sulle previsioni della vendemmia 2021 promosso come ogni anno (47^ edizione) da Veneto Agricoltura con Regione, Avepa e Arpav si terrà il prossimo 31 agosto (ore 9:30 su Zoom e Facebook, iscrizione su: https://previsioni2021.eventbrite.it), vale a dire quasi un mese dopo rispetto all’edizione 2020 che si era svolta il 6 agosto. La spiegazione di tale posticipo è molto semplice: le basse temperature della scorsa primavera hanno ritardato le diverse fasi vegetazionali della vite e questo, a cascata, si ripercuoterà anche sull’avvio della vendemmia, che per le varietà precoci inizierà tra la fine di agosto e l’inizio di settembre.

Nel frattempo, il team regionale del Trittico Vitivinicolo, guidato da Veneto Agricoltura promotore dello “storico” evento, unico nel suo genere in Italia, ha acceso i motori e avviato il conto alla rovescia per quella che si annuncia come un’annata molto interessante. Martedì 31 agosto, dunque, la vendemmia 2021 sarà posta sotto la lente di ingrandimento degli esperti regionali, nazionali e internazionali coinvolti nell’evento. Nell’occasione saranno infatti fornite le prime indicazioni di produzione quali-quantitativa dell’imminente vendemmia nel Veneto, nel restante nord-est, nelle principali regioni vitivinicole italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia), nonché in Francia e Spagna. Vediamo intanto come stanno andando le cose nella nostra regione.

Bardolino-Custoza

Nell’entroterra gardesano, terra di numerose Denominazioni note in tutto il mondo, tra cui Bardolino e Custoza, l’andamento meteo 2021 ha registrato temperature al di sotto della media stagionale. Ciò ha comportato un generale ritardo dell’avvio della fase vegetativa della vite di 4-6 giorni rispetto al 2020, che oggi ha raggiunto i 12-15 giorni. Allo stato attuale la fase di invaiatura (la presa di colore dell’uva) sta interessando ormai tutte le varietà. La prima parte dell’estate è stata caratterizzata anche da numerosi eventi temporaleschi, accompagnati da alcune grandinate che comunque hanno colpito pesantemente solo alcune zone a macchia di leopardo. “Peronospora e oidio non hanno creato quest’anno grossi problemi – ricorda Alessio Giacopini, tecnico del Consorzio di Tutela – ma altrettanto non si può dire per la tignoletta (lepidottero che si nutre degli acini di uva) di prima e seconda generazione su varietà a grappolo compatto quale per esempio lo Chardonnay. Questo ha causato successivamente qualche problema di botrite (muffa grigia) accentuata dalle continue precipitazioni. Ad oggi non si riscontrano grosse problematiche di giallumi della vite, in particolare flavescenza dorata e legno nero (funghi della vite), che però si sono presentati in maniera importante sulle varietà sensibili. Una grossa problematica che sta preoccupando in questo momento i viticoltori è invece quella del mal dell’esca (altra tipologia di fungo) che sta colpendo in maniera pesante la varietà Corvina”.

Valpolicella-Negrar

Nel comprensorio dell’Amarone e del Ripasso, grandi vini della Valpolicella, la stagione vegetativa è iniziata con un ritardo di 7-10 giorni rispetto agli ultimi anni a causa, come accennato, delle basse temperature di inizio stagione. Un ritardo che si è mantenuto anche in seguito dovuto ad un mese di maggio particolarmente fresco e piovoso. Di conseguenza, la fioritura della vite è risultata posticipata di 10 giorni (in pratica, dall’ultima decade di maggio si è passati alla prima di giugno) proprio per il ritardo dello sviluppo vegetativo. “Le viti – sottolinea Claudio Oliboni, tecnico della Cantina Valpolicella-Negrar – non hanno subito quest’anno particolari stress idrici e neppure attacchi fitosanitari di particolare importanza. Le viti si presentano dunque nel complesso sane e in buono equilibrio vegeto-produttivo. Rispetto alla scorsa annata i vigneti presentano un carico di uva inferiore del 10-15% e al momento ci sono tutte le condizioni per un ottima vendemmia”.

Basso vicentino e area berica

Ad oggi la situazione dei vigneti nel vicentino si presenta più che soddisfacente. Il comprensorio fortunatamente non è stato fin qui interessato da particolari fenomeni grandinigeni e le precipitazioni delle scorse settimane hanno favorito una buona attività vegetativa; di conseguenza le viti si trovano in uno stato produttivo ottimale. “Anche la sanità delle uve è ottimale – evidenzia Mirko Trevisi del Gruppo Collis –  dato che non si registrano attacchi botritici, mentre le infezioni, anche virulente, di peronospora avvenute a inizio giugno sono state efficacemente combattute dai viticoltori con la normale difesa. Per le uve precoci, in questo momento in piena invaiatura, si prevede l’avvio della vendemmia nell’ultima settimana di agosto; per la varietà Glera a metà settembre; mentre per il Merlot, che in questo momento ha raggiunto il 50% dell’invaiatura, attorno al 20 settembre.”

Colli Euganei

Al momento la situazione nei vigneti dei Colli padovani è buona e non desta particolari preoccupazioni. La produzione è equilibrata e non eccessiva. “Per quanto riguarda le malattie fungine – sottolinea Andrea Gianesini del Consorzio di Tutela – si rileva la presenza di peronospora a mosaico sulle femminelle e qualche caso di larvata sui grappoli; l’oidio è per ora sotto controllo come pure la botrite. E’ stato rilevato qualche caso di black rot (marciume nero degli acini). Per quanto riguarda gli insetti della vite, la situazione appare al momento nella norma; sono infatti iniziati i voli della terza generazione della tignoletta. Le varietà precoci, come i Pinot, Chardonnay, Moscato Bianco e alcuni Merlot sono nello stadio fenologico dell’invaiatura. Nel complesso si stima un ritardo di 5-6 giorni rispetto allo scorso anno.

Conegliano-Valdobbiadene DOCG

Nel corso del 2021, il ritardo vegetazionale è stato valutato in 10-12 giorni rispetto alle cinque annate precedenti, ritardo che si sta mantenendo anche nell’attuale fase fenologica. “L’avvio dell’invaiatura – ricorda Roberto Merlo, tecnico del Consorzio Conegliano-Valdobbiadene DOCG – ha interessato come di consueto maggiormente il territorio del coneglianese rispetto all’area di Valdobbiadene. Serviranno gli esiti dei primi campionamenti, eseguiti proprio in queste ore, per sancire il ritardo di inizio vendemmia che nell’area di Conegliano dovrebbe essere a metà settembre mentre in quella di Valdobbiadene a fine settembre inizio ottobre”.

Veneto Orientale

Infine, per quanto riguarda l’area del Veneto Orientale, che interessa le Denominazioni tutelate dal Consorzio Vini Venezia (Venezia Doc, Piave Doc, Lison-Pramaggiore Doc, Malanotte Docg e Lison Docg) si annuncia un’annata di elevata qualità, anche se più scarsa sotto il profilo quantitativo rispetto agli anni scorsi. “L’andamento fitosanitario e un clima fin qui favorevole – spiega Stefano Quaggio, direttore del Consorzio – fanno ben sperare. E’ importante ricordare che gli interventi fitosanitari sono stati limitati proprio grazie all’andamento climatico regolare degli ultimi mesi”. In calo le stime di resa delle varietà precoci, che rappresentano le tipologie maggiormente presenti all’interno del territorio tutelato dal Consorzio, tra tutte la varietà Pinot Grigio.

 

Veneto Agricoltura ha presentato questa mattina le prime valutazioni dell’andamento del comparto agroalimentare regionale nel 2020. Nonostante la crisi per Covid, alcuni settori hanno saputo reagire. Tutti i dati settore per settore, compreso l’export. Interventi di Caner, Ciambetti e Dell’Acqua.

CRISI PANDEMIACA, SPIRAGLI PER L’AGROALIMENTARE VENETO

Conferenza stampa online di Veneto Agricoltura partecipatissima questa mattina: sotto i riflettori l’andamento del comparto agroalimentare veneto nel 2020, un anno caratterizzato da lockdown e restrizioni dovute al Covid che hanno penalizzato fortemente l’intera economia ma un po’ meno l’agricoltura. Comunque il comparto agroalimentare veneto non è sfuggito alla potente morsa della crisi ma in misura minore rispetto ad altri settori economici, si pensi per esempio all’industria, al turismo e alla ristorazione. In altre parole, i diversi comparti del primario hanno raggiunto nell’anno appena concluso performance in chiaroscuro che Veneto Agricoltura, com’è consuetudine ad inizio di ogni anno, ha analizzato nei dettagli.

“Quelli presentati dalla nostra Agenzia regionale sono dati di grande utilità – ha ricordato l’Assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, intervenuto all’incontro – necessari sia agli imprenditori agricoli che ai decisori politici per poter programmare la propria attività, più che mai oggi di fronte alle difficoltà del momento. L’agricoltura veneta, che nel nel 2020 ha usufruito di 148 mln/euro di contributi (sono state oltre mille le domande di aiuto pervenute da giovani imprenditori), si sta muovendo affinché vengano modificati i criteri per l’assegnazione dei finanziamenti alle Regioni più virtuose. Caner ha anche sottolineato la forte necessità e volontà di mettere in sinergia il nostro prodotto agricolo di qualità con l’offerta turistica regionale”.

Da parte sua, il Presidente del Consiglio Regionale, Roberto Ciambetti, ha ribadito che l’agricoltura veneta nel 2020, nonostante la crisi, ha sostanzialmente tenuto, anche se le buone quantità di prodotto ottenuto (si pensi al vino) non devono essere fuorvianti poiché l’altra faccia della medaglia parla di prezzi che purtroppo, in particolare all’estero ma anche nella catena di distribuzione, sono troppo bassi e penalizzanti per i nostri produttori.

Anche il Direttore di Veneto Agricoltura, Nicola Dell’Acqua, ha rimarcato l’importanza dei dati presentati questa mattina, aggiungendo che sarà necessario saperli leggere ed interpretare attentamente considerata la crisi che ci sta attanagliando, con il settore turistico fermo e l’export che ovviamente non va a gonfie vele.

Ma veniamo ai dati presentati da Alessandra Liviero di Veneto Agricoltura, partendo da una breve analisi di sintesi e ricordando che il pre-report (quello conclusivo sarà pronto a fine gennaio) è disponibile al seguente indirizzo: https://bit.ly/2Kiej4j.

I tecnici di Veneto Agricoltura segnalano, nel 2020, maggiori produzioni per le coltivazioni legnose e per numerose colture erbacee, questo grazie ad un andamento climatico che ha favorito lo sviluppo vegetativo e ridotto le problematiche fitosanitarie. L’andamento dei prezzi di mercato è risultato invece diversificato: la chiusura di molte attività dovuta al lockdown ha generato una riduzione della domanda, a fronte di un’offerta rigida, che ha inciso negativamente sui listini dei prodotti. Tuttavia, le difficoltà di commercializzazione a livello internazionale hanno ridotto la pressione concorrenziale sui prodotti competitors (in particolare i cereali), stimolando una tendenza al rialzo dei listini nella seconda parte dell’anno.

Entrando più nei dettagli dei diversi settori, risulta che alla fine del terzo trimestre 2020 (ultimi dati disponibili) le imprese venete attive erano 61.695 unità (-1,4%), un dato in linea con l’andamento del settore nazionale che ha registrato anch’esso una diminuzione simile (-1%). Di contro, sempre nei primi nove mesi dello scorso anno, nel Veneto è stata registrata una crescita degli occupati agricoli del +10%, un andamento ben superiore rispetto a quello nazionale (+1,5%), ma in linea con quello dell’intero Nord-Est (+7%). In aumento gli occupati dipendenti (+42,4%), mentre diminuiscono gli indipendenti (-1,9%).

Note positive arrivano anche dalla bilancia commerciale veneta che per la prima volta risulta in avanzo: il saldo positivo si è attestato infatti a circa +204 milioni di euro, in crescita del 96% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In pratica, le importazioni sono calate (4,9 miliardi di euro; -3,7%) più delle esportazioni (5,1 miliardi di euro per un -1,7%).

Come accennato, una prima valutazione dell’andamento dell’annata agricola 2020 non può non tener conto degli effetti dell’emergenza sanitaria legata al Covid. Il settore agricolo ha subito ingenti danni, ma meno di altri. Tanto nella prima quanto nella seconda ondata della pandemia il blocco imposto a bar, ristoranti, agriturismi e agli spostamenti si è fatto e si sta facendo sentire sulla filiera degli allevamenti e sulle altre aziende che li riforniscono. Particolarmente colpiti gli agriturismi e le attività dei servizi offerti dalle aziende agricole (fattorie didattiche, centri estivi in fattoria), che registrano perdite di fatturato nell’ordine del -50% rispetto al 2019.

Passando alle singole produzioni, per quanto riguarda i cereali e le colture industriali l’annata agraria 2020 ha registrato incrementi generalizzati a due cifre, recuperando le flessioni registrate nel 2019. Rese record hanno interessato il mais (+30,7%), la colza (+33,7%), il grano duro (+27,3%), il grano tenero (+16,7%), le barbabietole (+14%), il tabacco (+23%) e la soia (+9%).

Andamento altalenante per le colture orticole con performance positive per pomodoro (+6%), asparago (+11,6%), patate (+23,5%) e negative per radicchio (-12,6%), lattuga (-5%), fragole (-3%), ecc. Calano le superfici produttive: Veneto Agricoltura stima che le orticole in piena aria, che rappresentano oltre il 70% degli ortaggi coltivati in Veneto, si attestino a circa 19.100 ettari (-5,3%), mentre le orticole in serra vengono stimate a circa 4.100 ettari (-4,7%).

Andamento climatico favorevole e problematiche di cimice asiatica più contenute rispetto allo scorso anno hanno riguardato le frutticole. Buoni aumenti delle rese in particolare per melo (+29,9%), pero (+195%), ciliegio (+69,4%). In calo, invece, le rese per pesche nettarine (-41,6%) e kiwi (-24%). Annata eccellente per l’olivo, dopo l’infausto 2019, con forti rialzi delle rese unitarie (+756%) e della produzione di olive (+762%).

Buone notizie arrivano anche dal vigneto veneto che nel 2020 ha ottenuto una produzione di uva di circa 14,1 milioni di quintali (+6,9% rispetto al 2019) e 11,7 milioni di ettolitri di vino (+7%). La superficie vitata è salita a 92.804 ettari, con un rialzo annuo del +3,9%. Il 77,1% circa della superficie riguarda aree DOC/DOCG, il 18,4% aree IGT e il restante 4,5% vitigni da tavola e varietali, a conferma dell’altissima qualità raggiunta dal comparto vitivinicolo veneto. Stabili i prezzi, mentre le conseguenze della pandemia interessano prevalentemente le chiusure delle frontiere e del canale Horeca. Dopo diversi anni, si registra il primo segno meno nel commercio estero di vino veneto nei primi tre trimestri del 2020, visto che la nostra regione ha esportato per circa 1,57 miliardi di euro (-3,6%).

In difficoltà il comparto lattiero-caseario, con pesanti ricadute sugli allevamenti che forniscono la materia prima. La chiusura, o parziale chiusura, del canale Horeca e l’azzeramento dei flussi turistici hanno causato situazioni di eccedenza di latte (primavera) con crollo dei prezzi. Il prezzo del latte alla stalla diminuisce del -6% fermandosi ad una media annua pari a circa 36,5 euro/100 lt. In aumento le produzioni dei principali formaggi, soprattutto gli stagionati, come l’Asiago d’allevo (+40%), il Piave (+23%) e il Montasio (+8%), ma non del Grana Padano (-1,5%), condizionato negativamente dalle difficoltà di esportazione.

Anche il comparto zootecnico da carne veneto ha subito gli effetti del lockdown, seppure in maniera diversa a seconda della filiera produttiva. In forte diminuzione le macellazioni di bovini del -10%, soprattutto dei vitelli a carne bianca che hanno un importante sbocco nel canale Horeca, nonostante il sostegno della domanda domestica (+4,5% in volume).

Per quanto riguarda la pesca marittima, nel 2020 si sono registrate diminuzioni generalizzate della produzione locale e dei transiti di prodotti ittici nei mercati veneti a causa del protrarsi della chiusura delle attività commerciali abituali sbocchi di vendita del pesce, in primis ristorazione e turismo, oltre alle problematiche dovute al minor numero di giornate utili di pesca in mare.

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