Venissa, in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, annuncia in anteprima il lancio della nuova annata del suo vino-simbolo, il Venissa Bianco 2016, per sottolineare l’importanza del tema della biodiversità lagunare all’interno del progetto di recupero agricolo e di ospitalità sostenibile che porta avanti sull’isola di Mazzorbo.
Una biodiversità che parte dal vitigno da cui questo vino è prodotto, la Dorona, e prosegue con la gestione del vigneto e con i valori che alimentano l’intero progetto, incluso il Ristorante Stellato, l’Osteria Contemporanea e il Wine Resort.
Varietà nativa della laguna, data per scomparsa dopo l’acqua alta del 1966 e in seguito riscoperta e reintrodotta in queste “terre d’acqua” per volere di Gianluca Bisol, dal 2007 la Dorona viene coltivata all’interno delle mura della tenuta Venissa, ora guidata dal figlio Matteo. Un vitigno, la Dorona, che in questi anni ha dimostrato non solo una grande resilienza, ma anche una perfetta adattabilità, trovandosi perfettamente a suo agio in un ambiente dove la salinità del suolo, l’umidità e le estati calde ne hanno evidenziato il livello di simbiosi con il suo terroir d’origine, producendo effetti come una maggior concentrazione delle uve, una resistenza intrinseca alla botrite, e una capacità di mantenere un’ottima acidità anche a temperature elevate.
“La Dorona è una pianta speciale per le isole della Venezia Nativa che, ad eccezione di Burano – isola di pescatori – hanno sempre avuto una forte tradizione agricola,” commenta Matteo Bisol, direttore del progetto. “Noi a Venissa abbiamo voluto recuperare questa tradizione partendo dalla viticoltura, molto praticata in laguna, e in particolare dalla Dorona. Un vitigno autoctono e semi-scomparso che nei secoli ha imparato ad adattarsi e a vivere in questo ambiente, sviluppando delle caratteristiche uniche che le hanno permesso di sopravvivere in condizioni davvero particolari. Ora che l’abbiamo reintrodotta nel suo terroir nativo, ne siamo custodi all’interno di questa vigna murata. Non possiamo che seguirla e osservarla nel suo percorso, tutelandone il valore culturale e ambientale.”
La 2016, la settima annata di Venissa Bianco, risalta in modo paritcolare questa perfetta simbiosi e promette di essere la migliore del decennio. Per questo, in occasione del suo lancio, si è voluto riflettere in maniera particolare sul tema quanto mai attuale della biodiversità lagunare, di cui la Dorona è un esempio.
“Il 2016 è l’anno in cui il vigneto di Venissa ha raggiunto la sua piena maturità, potendo così iniziare ad esprimere il suo massimo potenziale” racconta Stefano Zaninotti, agronomo di Venissa, il cui approccio olistico, con un occhio attento alla tutela della flora e della fauna autoctona, è perfettamente in linea con i valori di Venissa. “Si è trattato di un’annata in cui il meteo ci ha aiutato parecchio, molto bilanciata tra pioggia e sole, non troppo calda, per cui la vite ha potuto lavorare dal germogliamento fino alla maturazione nelle migliori condizioni”, aggiunge. “Nel vino questo si traduce in grande freschezza e piacevolezza tanto nei profumi quanto nella sapidità, che ritroverete ora nel bicchiere.”
“Sicuramente la 2016 è stata un’annata perfetta, certamente l’annata del decennio” riflette Matteo Bisol. “Un’annata di grande equilibrio e di grande finezza, a testimonianza della simbiosi che la Dorona ha saputo trovare in questo territorio. Una finezza che non ci si aspetterebbe dai vini di laguna ma che proprio grazie a questo equilibrio ci consente di arrivare a questi livelli di eccellenza.”
La sfida, per Venissa, rimane quella di produrre un vino che sia non solo l’espressione più fedele della Dorona e della sua simbiosi col terroir lagunare, ma di fare di questo vino una perfetta rappresentazione della Venezia Nativa nella sua interezza. E, con la 2016, l’impressione è quella di esserci andati molto vicino.
IL VINO
Di colore dorato, il naso esibisce aromi di frutta gialla, camomilla e cenni di scorza di agrume essiccato. Il palato è ben strutturato, pieno e fresco con una texture vellutata. Note di miele, noce e liquirizia appaiono nel finale secco, sapido e persistente. Venissa è un grande bianco da collezione con un’eccellente longevità. Alla fermentazione in acciaio seguono 48 mesi di affinamento in contenitori inerti di cemento. I numeri: 3880 bottiglie da 0,5l, 80 magnum (1.5l), 40 jeroboam (3l) e 20 imperiale (6l). Una produzione che rimane estremamente limitata e ne sottolinea la rarità.
LA BOTTIGLIA
Nell’ideazione di Giovanni Moretti, l’etichetta cede il posto ad una preziosa foglia d’oro realizzata dall’attuale discendente dell’antica famiglia Berta, gli ultimi battiloro rimasti a Venezia. L’applicazione è stata eseguita a mano da mastri incisori muranesi (ogni annata presenta un motivo diverso ed idenitificativo). La bottiglia viene poi messa a ricottura nei forni delle vetrerie di Murano, diventando essa stessa un simbolo dell’eccellenza artigiana di Venezia.
Venissa è un progetto di recupero agricolo e di ospitalità sostenibile sull’isola di Mazzorbo, nella parte più incontaminata della laguna di Venezia. Al suo interno, una vigna di Dorona dà vita ad un vino unico – un simbolo di viticultura eroica e dell’equilibrio sottile che esiste tra uomo e natura in queste terre d’acqua. La vigna murata fa da sfondo al Ristorante, dove gli ingredienti della Venezia Nativa diventano percorsi di cucina ambientale, tra alta gastronomia e tutela del patrimonio naturale. L’Osteria Contemporanea, sempre all’interno della tenuta, propone una reinterpretazione della cucina territoriale. Infine, le camere di Venissa e di Casa Burano – il progetto di ospitalità diffusa sull’isola omonima – offrono la possibilità di vivere un’esperienza autentica di contatto diretto e personale con le atmosfere e le tradizioni locali.